
L’autore del celebre suono di avvio di Windows 95 prende posizione sul conflitto a Gaza e dona il suo compenso per sostenere le vittime.
Brian Eno, musicista e artista britannico di fama mondiale, rompe il silenzio e punta il dito contro Microsoft. L’autore del celebre suono di avvio di Windows 95, un’icona dell’era informatica, accusa il colosso tecnologico di collaborare con l’esercito israeliano e annuncia che donerà il suo compenso per aiutare la popolazione di Gaza.
In una lettera aperta intitolata “Not in My Name”, pubblicata su Instagram, Eno – noto anche per aver collaborato con artisti come David Bowie, U2 e Talking Heads – definisce inquietante il coinvolgimento di Microsoft nel conflitto. “Quel suono rappresentava una promessa di futuro”, scrive, “mai avrei pensato che, anni dopo, la stessa azienda sarebbe diventata parte di un sistema di oppressione e guerra”.
L’artista si riferisce alla recente ammissione dell’azienda: in un post del 15 maggio, Microsoft ha riconosciuto di fornire al Ministero della Difesa israeliano software, servizi cloud e intelligenza artificiale, pur negando che i suoi strumenti siano stati utilizzati per danneggiare civili. Tuttavia, Eno rigetta le rassicurazioni come “difese tecniche vuote”.
Con parole dure, accusa Microsoft di sostenere un regime coinvolto in atti che “molti esperti internazionali, giuristi e governi definiscono genocidari”. Cita anche l’uso di tecnologie belliche dal nome sinistro – come Where’s Daddy?, sistema che aiuterebbe a localizzare e colpire palestinesi nelle loro abitazioni.
“La collaborazione tra Microsoft e l’esercito israeliano è nota” denuncia Eno, “e quando costruisci consapevolmente strumenti che possono essere usati per commettere crimini di guerra, ne diventi complice”.
Nel suo appello, Eno sottolinea come oggi le big tech abbiano un’influenza globale maggiore di molti governi, e per questo abbiano il dovere morale di agire con responsabilità. Chiede quindi che Microsoft sospenda immediatamente ogni servizio legato a operazioni che violano il diritto internazionale.
Infine, l’artista annuncia un gesto concreto: donerà il compenso ricevuto da Microsoft per la composizione del suono di Windows 95 a favore delle vittime del conflitto a Gaza. “Se un suono può davvero segnare un cambiamento” conclude, “che sia questo il momento.”

Nel 2025 Eno ha pubblicato What Art Does, un libro nato dalla collaborazione con l’artista olandese Bette Adriaanse, conosciuta attraverso TRQSE, una rete di artisti e scienziati impegnati socialmente. Tutti i proventi del volume saranno destinati a Earth Percent, l’organizzazione fondata dallo stesso Eno per canalizzare fondi dal mondo della musica verso la lotta alla crisi climatica, e a The Heroines!, una ONG dedicata all’empowerment femminile.
Ma l’impegno dell’artista non si ferma qui: è anche co-fondatore di Hard Art, un collettivo che riunisce artisti, scienziati, designer e attivisti per affrontare insieme le emergenze ambientali e democratiche del nostro tempo. Oggi, in modo simbolico e provocatorio, accredita la Terra stessa come coautrice delle sue opere, destinando i relativi guadagni a Earth Percent.
La sua visione, radicale ma profondamente umana, è al centro del documentario Eno, diretto da Gary Hustwit e definito dal critico Ben Davis di Artnet News come “un film filosofico, pieno di forza e generosità di idee”.
In un’epoca in cui arte, tecnologia e responsabilità etica si intrecciano in modo sempre più inestricabile, Brian Eno si conferma non solo come innovatore musicale, ma come coscienza critica del nostro tempo. La sua voce, come il celebre suono che lo ha reso parte della storia digitale, risuona oggi con una nuova intenzione: non solo per aprire una finestra sul futuro, ma per chiedere giustizia, consapevolezza e coraggio nel presente.













