
Un viaggio nell’ombra della memoria, tra rovine, silenzi e parole che affiorano dal vuoto. È questo “Spirito Sangue”, la mostra personale di Lorenzo Montinaro, curata da Maria Abramenko, che ha inaugurato nella Cattedrale di San Cataldo a Taranto.
Con il patrocinio della Regione Puglia e del Comune di Taranto, la mostra unisce arte contemporanea e riflessione spirituale. Nata nel contesto del giubileo – tempo di espiazione, bilancio e rinascita – l’esposizione di Montinaro compie un’indagine radicale sull’essere umano. Non un ritratto idealizzato, ma una discesa vertiginosa nella fragilità della carne, nel sangue, nella polvere della memoria. “Spirito Sangue” non racconta, incide. Non celebra, ma interroga. E lo fa con un linguaggio visivo che si fa ferita, reliquia, rovina.
Alcuni lavori della mostra sono site-specific, pensati e realizzati in dialogo diretto con la Cattedrale di San Cataldo. Una chiesa che, come l’arte di Montinaro, abita la soglia sottile tra permanenza e sparizione. I suoi muri raccontano secoli di fede e abbandono, di gloria e cedimento. In quelle pietre, ogni segno è un gesto estremo di resistenza.
Ad echeggiare in “Spirito Sangue” ci sono le voci di chi ha saputo sfidare la morte con la parola e il rito: la poesia viscerale di Salvatore Toma, gli studi antropologici di Ernesto De Martino. Non citazioni, ma presenze e ossessioni condivise.
“Spirito Sangue” non è un monumento. È una cicatrice. Un monito che tutto può svanire. E forse proprio per questo, vale la pena ascoltare quel che resta.













