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Rebecca Horn: poesia meccanicamente umana

Rebecca Horn, Cutting Through the Past (Tagliando attraverso il passato), 1992-93, 5 porte, asta in metallo, motore, 220 x 307 x 306 cm. Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino, Donazione Fondazione Marco Rivetti, foto Renato Ghiazza, © REBECCA HORN, by SIAE 2025.
Rebecca Horn, Der Eintänzer (Lo gigolò – The Gigolo), 1978, riversato da film 16 mm, colore, sonoro, 47 min. Courtesy Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino, acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo, © REBECCA HORN, by SIAE 2025.
Fino al prossimo 21 settembre il Castello di Rivoli Museo per l’Arte Contemporanea propone Rebecca Horn – Cutting through the past, una retrospettiva dedicata all’opera della grande artista tedesca scomparsa lo scorso anno.

Negli anni Rebecca Horn ha avuto con il Castello di Rivoli e la città di Torino un rapporto particolare. La sua opera Piccoli Spiriti Blu, per Luci d’artista, situata sul Monte dei Cappuccini, è tra quelle più amate dai torinesi, e l’artista fu anche presente alla storica mostra Ouverture, per la curatela di Rudi Fuchs, con cui s’inaugurò il Castello di Rivoli nel 1984.
Quella nella Manica Lunga del Castello di Rivoli, è la prima retrospettiva dedicata in Italia a Rebecca Horn in uno spazio istituzionale dopo la sua scomparsa. Non è una mostra molto ampia, ma le circa trentacinque opere presenti, tra disegni, video, sculture e installazioni, sono state selezionate con cura e allestite in modo eccellente. La mostra è realizzata in collaborazione con la Haus der Kunst di Monaco di Baviera ed è curata da Marcella Beccaria.

Rebecca Horn, Cutting Through the Past (Tagliando attraverso il passato), 1992-93, 5 porte, asta in metallo, motore, 220 x 307 x 306 cm. Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino, Donazione Fondazione Marco Rivetti, foto Renato Ghiazza, © REBECCA HORN, by SIAE 2025.

Il percorso espositivo prende le mosse dall’opera Pfauenmaschine (Macchina pavone), con cui Rebecca Horn partecipò a documenta, Kassel, nel 1982. Si tratta di una struttura meccanica che evoca la forma e il movimento della coda di un pavone. Si pone così già dal principio un tema fondamentale: quello del rapporto tra mondo meccanico e mondo corporeo, animale e vivo, con tutte le tensioni e inquietudini che scaturiscono dalla loro comparazione dialettica.
La mostra prosegue, poi, con una serie di disegni. L’attenzione al disegno costituisce forse uno dei punti più interessanti dell’esposizione, trattandosi di opere forse meno iconiche dell’artista, anche se non meno note e amate.
Ai disegni si alternano poi le opere video, quasi tutte realizzate tra il 1970 e il 1975, e diverse installazioni cinetiche di grandi dimensioni, tra cui quella che dà il titolo alla mostra, del 1992-93. Qui cinque porte di legno sono poste in cerchio, mentre un’asta metallica ruota al centro, ad intervalli di tempo ritmati.

Rebecca Horn, Miroir du Lac (Specchio del lago – Mirror of the Lake), 2004, ferro, specchi, lampada, proiettore, diapositiva, motore, specchi Ø 184, Ø 125 cm. Courtesy Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino, foto Paolo Pellion di Persano, © REBECCA HORN, by SIAE 2025.

Tra le installazioni cinetiche di grandi dimensioni sono presenti le opere: Turm der Namenlose (Torre dei senza nome) del 1994, Hauchkörper (Corpo che respira), 2017, Inferno, 1993-2024 e Concert for Anarchy (Concerto per l’anarchia), 2006. Di particolare intensità è poi l’installazione monumentale Das Rad der Zeit (La ruota del tempo), del 2016, esposta qui per la prima volta in una sede istituzionale.
A completare il tutto, in occasione della mostra, il Castello di Rivoli ha inoltre deciso di rendere nuovamente fruibile al pubblico un disegno realizzato dalla Horn sulla parete di una sala al primo piano.
Tra violini capaci di suonare da soli e un pianoforte sventrato e capovolto che evoca un famoso film di Buster Keaton, i temi della musica, della guerra, del tempo, la tensione verso una ricercata e sperata nuova armonia personale e sociale, nonché – importantissimo – della spiritualità, sono presenti in questi lavori, che catturano l’attenzione di visitatrici e visitatori in un crescendo emotivo e cinestetico di partecipazione. Ma è soprattutto il rapporto tra il corpo umano e le macchine create dall’artista che dà il tono a tutta la sua ricerca e poetica, e insieme rende di particolare attualità, se non urgenza particolarmente a noi oggi, in tempi di intelligenza artificiale, l’opera di Rebecca Horn.

Rebecca Horn, Piccoli spiriti blu (Little Blue Spirits), 1999, Torino, chiesa di Santa Maria del Monte, Monte dei Cappuccini. Courtesy Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, CRRI – Centro di Ricerca del Castello di Rivoli, Archivio, foto Paolo Pellion di Persano, Donazione Eredi, © REBECCA HORN, by SIAE 2025.

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