Lʼarte e lʼarchitettura del subcontinente indiano da sole potrebbero bastare per costituire un capitolo vastissimo e tra i più affascinanti della storia dellʼUmanità. Il dato forse più significativo è che fin da quando i musulmani comparvero stabilmente in India, nel XII secolo, passando per lʼAsia centrale, si trovarono a confrontarsi con la cultura artistica hindu, ma anche jainista e buddista, completamente diversa, sia nellʼimpiego di materiali che nelle strutture architettoniche.
Dalla fusione di tradizioni diverse, ma non incompatibili, ebbe dunque la sua origine e originalità lʼarte e lʼarchitettura indoislamica, il cui periodo dʼoro coincise con quello della dinastia Moghul, una stirpe di conquistatori (1526-1858, anche se lo stato unitario si esaurisce nel 1707), che diede vita a un impero più grande dellʼattuale India, spostandosi verso la Persia, dapprima a Kabul e poi a Delhi e successivamente ad Agra.
Akbar (1542-1605), “Il più grande”, fu uno dei più potenti sovrani dellʼIndia e del mondo, appartenente alla dinastia Moghul, figlio di Humayun e nipote di Babur, che si diceva discendente di Chingis Khan e di Tamerlano. Non vʼè dubbio che Akbar diede al suo regno (1556-1605) prima di tutto lʼunità territoriale, supportata da un potere statuale centralizzato e da unʼamministrazione riformata in grado di dar vita a una fase di prosperità economica, una stabilità politico-militare, accompagnata da quella sociale e da un forte rinnovamento culturale e spirituale.
Diventato imperatore a soli tredici anni, non gli si poté insegnare a leggere e scrivere; Akbar rimase così analfabeta, ma ciò non gli impedì di sviluppare un gusto e una passione per le arti: pittura, musica, letteratura e architettura venivano coltivate a corte con grande entusiasmo ed eclettismo.
Akbar avviò una politica di grande apertura culturale, filosofica e religiosa, che valse al sovrano la possibilità di conoscere in modo approfondito la tradizione hindu, di valorizzarla e di farne, insieme al rispetto delle varie religioni autoctone ed etnie, fattori fondamentali del proprio successo politico e di consolidamento del proprio potere. Spinto dalla sua tolleranza religiosa puntò alla creazione di una fede sincretista, che fondesse lʼislam e lʼinduismo. Per raggiungere tale obiettivo chiamò vari esponenti di ogni origine e credo presso la sua corte nominandoli ministri, eliminò la tassa imposta ai non musulmani (jizya) e volle allearsi con lʼantica stirpe di guerrieri hindu (rajput), sposando, in prime nozze, Hira Kunwari, nota anche col nome semi mitico di Jodha, figlia del Raja Bharmal di Amber, che poté continuare a praticare lʼinduismo anche nella corte islamica dei Moghul.
La tolleranza e il rispetto per le differenti religioni autoctone e per le etnie si rispecchiavano, oltre che nella vita privata e pubblica di Akbar, anche nelle costruzioni architettoniche del suo regno, in particolar modo nella capitale dellʼimpero, la Città della Vittoria (Fathpur Sikri), dove, dopo la nascita del primogenito (1569), si trasferì con tutta la sua corte. Akbar riprese inoltre le arti importate dal padre Humayun, grazie agli artisti persiani, e con alcuni pittori diede vita a un vero e proprio centro di arti pittoriche frequentato da più di cento aiutanti per la realizzazione di opere di incomparabile bellezza, il cui particolare stile si diffuse in tutte le province del regno.
Lʼenorme impulso che diede Akbar alla cultura del suo regno pare associarlo ad altre rare figure della storia dellʼUmanità, come lʼimperatore Qianlong, il quale riuscì in un tempo e in un contesto totalmente differente (Cina, 1711-1799) a incarnare un modello di tolleranza religiosa e di vigore artistico, e al quale la Fondazione Roma Museo ha dedicato nel 2007-2008 una mostra grandiosa, dal titolo “Capolavori dalla città proibita. Qianlong e la sua corte”. Pur con le dovute diversità, entrambi furono grandi interpreti delle loro epoche e moderni anticipatori dellʼidea di unʼunità sia territoriale che politica e culturale, come garanzia per un potere forte basato sulla tolleranza e sul concetto di pietas e non sullʼoppressione. Perseguendo una strada non convenzionale per lʼepoca, con grande fermezza e dignità, Akbar si fece portatore della politica della tolleranza; come sosteneva il politico e filosofo, nonché guida dellʼIndia, Mohandas Karamchand Gandhi, detto il Mahatma, e che sembra, a distanza di tre secoli, riassumere la straordinaria personalità di Akbar: “Non è la letteratura né il vasto sapere che fa lʼuomo, ma la sua educazione alla vita reale. Che importanza avrebbe che noi fossimo arche di scienza, se poi non sapessimo vivere in fraternità con il nostro prossimo?”.
Dopo quella organizzata dalla Asia Society a New York, nel 1985-1986, concentrata solo su una parte del regno di Akbar, la Fondazione Roma promuove la prima mostra, in un contesto nazionale e internazionale, a essere presentata al pubblico per la completezza di analisi della figura del Grande Akbar e delle arti, rappresentative sia della sua vita privata che politica, sviluppatesi durante tutto il suo governo.Un grande successo di pubblico continua a caratterizzare la mostra che BLU | Palazzo d’arte e cultura di Pisa dedica all’arte di WASSILY KANDINSKY.
L’esposizione, infatti, si appresta a tagliare il traguardo dei 70.000 visitatori.
A tal proposito, per rispondere alle crescenti richieste di gruppi e singoli, gli organizzatori hanno deciso di prorogare la chiusura a domenica 17 febbraio 2013.
Si conferma, quindi, anche per questo nuovo appuntamento espositivo, l’affermazione della qualità scientifica dei progetti di Palazzo Blu avviati nel 2009 dalla Fondazione Palazzo BLU di Pisa in collaborazione con Giunti Arte mostre e musei, dedicate a maestri del Novecento come Chagall, Miró e Picasso, che hanno portato nelle sale del palazzo sul Lungarno pisano oltre 320.000 persone.
Dalla Russia all’Europa, che presenta un Kandinsky inedito per l’Italia, attraverso cinquanta opere, appartenenti al periodo russo del padre dell’astrattismo, è ideata e curata da Eugenia Petrova, direttrice aggiunta del Museo di Stato Russo di San Pietroburgo in collaborazione con Claudia Beltramo Ceppi, promossa dalla Fondazione Palazzo Blu, col patrocinio del Comune di Pisa e dell’Ambasciata della Federazione Russa nella Repubblica Italiana, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa, organizzata da Giunti Arte mostre e musei, con il coordinamento artistico e segreteria scientifica di Claudia Zevi & Partners.
Catalogo GAmm Giunti.
Pisa, gennaio 2013
WASSILY KANDINSKY. Dalla Russia all’Europa
Pisa, Palazzo Blu (Lungarno Gambacorti 9)
Prorogata fino al 17 febbraio 2013
Orari: lunedì – venerdì, 10-19; sabato e domenica, 10-20. La biglietteria chiude un’ora prima
Sito internet: www.mostrakandinsky.it
Biglietti individuali:
Biglietto intero comprensivo di audioguida € 10,00
Biglietto ridotto comprensivo di audioguida € 8,50
(visitatori oltre 65 anni e studenti universitari fino a 25 anni)
Biglietto convenzionato comprensivo di audioguida € 8,00
(tessera Blu Card e convenzioni)
Ingresso gratuito
Giovani fino a 12 anni accompagnati da familiari,
un accompagnatore per ogni gruppo e due per ogni scolaresca, portatori di handicap e accompagnatori, giornalisti iscritti all’albo, tesserati ICOM
Diritto di prevendita € 1,50
Per informazioni e prevendite: www.vivaticket.it
Tel. 199 199 100 (servizio a pagamento)