
Sono dodici gli artisti che animano la collettiva Architetture Trasparenti, negli spazi monumentali di Villa Manin di Codroipo
Un’idea interpretata non solo come limite geografico, come barriera. Ma come uno sbarramento superabile. Un qualcosa di mentale e percettivo, attraversabile con lo sguardo o con il corpo. Sono dodici gli artisti che animano la collettiva Architetture Trasparenti, negli spazi monumentali di Villa Manin di Codroipo. Gabriel Dawe, Dan Graham, Janusz Grünspek, Jeppe Hein, Inside Outside, Robert Irwin, Christina Kubisch, Matteo Negri, Giulio Paolini, Anna Pontel, Jesús-Rafael Soto, Pae White. Con i curatori Guido Comis, Linda Carello e Daniele Capra che hanno voluto selezionare creazioni in grado di rivisitare il concetto di confine.
L’inserimento di alcuni dei lavori modifica la recezione delle aree non più inquadrabili in una visione unica, generando volumi percorribili. Altre opere ancora, sistemate fuori, contestano la distinzione fra spazio interno ed esterno, chiuso e aperto. Gli artisti, chiamati a suggerire lavori che dovrebbero ribadire il senso dell’arte contemporanea, spiazzarci, disorientarci, emozionarci e portarci in un “altrove”, invitano l’osservatore ad interagire. Nel senso che, non bisogna limitarsi alla percezione passiva. Le opere devono essere vissute.

Le quindici installazioni selezionate inoltre, articolate in un percorso che comincia all’ingresso della villa presso la barchessa di levante, continua nel corpo gentilizio della struttura e si estende nel parco storico, dialogano con l’architettura barocca di Villa Manin e con la natura che la circonda.
Arte, architettura e tecnologia
Tra gli artisti in mostra ci sono nomi ormai consolidati dell’arte contemporanea, come Robert Irwin con le sue Multiple Configurations. Installazioni luminose e interattive, che indagano la percezione e il processo di fruizione dell’arte. Il suo lavoro si manifesta mediante luci fluorescenti sistemate in strutture geometriche, dipinti su tele sagomate. E installazioni a grandezza naturale che includono finestre, divisori e anche piante. O come le installazioni abbaglianti di Jeppe Hein, che aggregano i visitatori con le loro superfici riflettenti e gli elementi immersivi. Le sue opere ironiche mettono in comunicazione arte, architettura e tecnologia.
Rimandano sia al Minimalismo sia al Concettualismo, e spesso comprendono testo, suoni e forme tridimensionali essenziali. E ancora l’installazione La serra, di Christina Kubisch, che consente ai visitatori di realizzare la propria composizione sonora unica, indossando speciali cuffie a induzione e di spostarsi attraverso i 1600 metri di cavi elettrici sospesi al soffitto come in una giungla.

Oltre ai nomi più famosi ci sono anche esponenti interessanti dell’arte italiana di oggi come Anna Pontel e Matteo Negri. E quelli meno noti al pubblico italiano: lo studio Inside Outside, la cui opera si pone fra arte, architettura e design; Gabriel Dawe, l’artista visivo messicano che lavora indagando sullo spettro visibile della luce; Janusz Grünspek che con sottili tasselli di legno e brandelli di colla crea repliche in scala di oggetti di uso quotidiano che da lontano sembrano disegni al tratto. La collettiva è aperta fino al 26 ottobre 2026 a Codroipo. Si può visitare dal martedì alla domenica, dalle 10-19.














