
Fondazione La Raia torna a Serralunga d’Alba con MOODCLOCK, progetto site specific targato Riccardo Previdi. Con l’artista milanese abbiamo voluto confrontarci in questa intervista, perché dietro al passaggio da un orologio a “lancette” ad uno a “faccette” c’è molto più di due consonanti.
Al campanile della chiesa sconsacrata di San Sebastiano, in quel ridente borgo italico che è Serralunga d’Alba (Langhe in provincia di Cuneo: serve aggiungere altro per trasmettervi la sensazione di un posto meraviglioso?), mancano campane e orologio. Però ha qualcosa che gli altri campanili non hanno, ovvero un MOODCLOCK, con cui ha trasformato le sue quattro facciate in quattro facce. Anzi, quattro più una, incastonata all’interno di una finestra cieca di Tenuta Cucco, azienda vinicola di proprietà della famiglia Rossi Cairo.
Ora vi chiederete: come funziona un MOODCLOCK? In realtà è più semplice di un orologio tradizionale, nonché più affidabile se siete dell’idea che il tempo non vada solo misurato, ma vissuto. Noi comunque ce lo siamo fatto spiegare dal suo inventore, Riccardo Previdi, che ha firmato il progetto per Fondazione La Raia, realtà istituita da Giorgio Rossi Cairo e Irene Crocco, dal 2016 sotto la direzione artistica di Ilaria Bonacossa.

La prima cosa che mi colpisce di MOODCLOCK è la sua immediatezza. Un orologio si impara a leggere e può essere più o meno complicato, stesso discorso vale per una meridiana. MOODCLOCK non ha bisogno di tante “istruzioni per l’uso”. Lo definirei un progetto schietto, tra l’altro su una torre di metà ‘600, epoca in cui la Controriforma aveva reso la comunicazione visiva particolarmente diretta. Ti chiedo quindi di raccontarmelo, però tenendo conto che siamo a Serralunga d’Alba e non in un white cube: quindi con altrettanta schiettezza.
In effetti è proprio come dici, non serve molto per capire come funziona. Ed è proprio questo che mi interessa, specialmente quando lavoro nello spazio pubblico. Per me è molto importante tener conto del fatto che sto occupando uno spazio che è di tutti. Questo richiede una particolare attenzione alle diverse sensibilità. Non si tratta di essere “politicamente corretti” ma piuttosto attenti e rispettosi verso il prossimo e verso il contesto che accoglie il lavoro.
Ma la semplicità non è ricercata solo a livello del pensiero che sta dietro l’opera ma anche dal punto di vista tecnico e costruttivo. Per realizzare il MOODCLOCK sono stati utilizzati materiali semplici, di facile reperibilità, e sono state adottate tecniche costruttive consolidate, legate anche alla tradizione del luogo in cui il lavoro si inserisce. A proposito di Controriforma… è stata la reazione ad una scissione, il MOODCLOCK, in qualche modo, riflette anche su un’idea di allontanamento; quello in atto tra la tecnica e l’uomo.

Il tempo, per come lo misuriamo noi, è fondamentalmente una convenzione. Il passaggio da uno stato d’animo all’altro, al contrario, è una delle poche certezze che regolano la vita. Tuttavia, al primo diamo un peso specifico, al secondo un peso variabile. Il messaggio subliminale di MOODCLOCK è che ci affidiamo più alle convenzioni che alle certezze?
Non ci avevo pensato in questi termini, ma credo che in fondo ad animarmi sia stato un pensiero simile. Sicuramente diamo molta importanza a dei costrutti mentali, senza nemmeno accorgerci che sono tali. Etichettiamo le cose dando loro una definizione e così facendo perdiamo l’occasione per conoscerle davvero. Ci avviciniamo alla realtà senza incontrarla perché la prevediamo. Tendiamo a tradurre in concetti tutto e questo rende più difficile l’incontro con l’altro.
MOODCLOCK prova a togliere questi filtri mettendoci davanti a quattro semplici forme geometriche, nelle quali riconosciamo immediatamente quattro volti, quattro diversi stati d’animo (indipendentemente dalla nostra età, dall’estrazione sociale e dalla nazionalità). Quattro stati, a ricordarci la natura ciclica e cangiante della vita.

Da un lato penso al fatto che hai mimetizzato il tuo intervento nello spazio, utilizzando forme, materiali e colori in armonia col contesto. Dall’altro come cercare volti mimetizzati in quanto ci circonda (architetture e non solo) sia l’attività più spontanea quando si è bambini, ma che crescendo si tende a non coltivare. Col tempo perdiamo anche una certa capacità di familiarizzare e far nostri i luoghi?
Col tempo si perde la capacità di “essere”, temo. Sospetto che questa capacità la si possa recuperare più avanti negli anni, quando cominceremo a perdere seriamente i colpi. Quando le nostre abilità fisiche e cognitive cominceranno a venir meno. Comunque, come cercavo di dire prima, sono gli infiniti dispositivi di cui disponiamo (a partire dal linguaggio stesso!), che si frappongono fra noi e il mondo. Lo sguardo con cui i bambini (piccoli) guardano al reale, essendo ancora privo di concetti (e quindi di pregiudizi), è libero di scoprire, di esplorare, di stare al gioco. Quello dei bambini è uno sguardo che celebra il miracolo della visione in quanto tale, non un mezzo per raggiungere uno scopo.
Per chiudere devi sdoppiarti nel Previdi artista e nel Previdi uomo. Al primo chiedo: che cosa ti porti via da quest’esperienza a Serralunga d’Alba? Al secondo: che rapporto hai col tempo?
Come artista mi “porto via” il MOODCLOCK, realizzato (secondo mie istruzioni), installato (a regola d’arte) e inaugurato (in uno dei luoghi più speciali al mondo). Mica poco, di questi tempi! Come uomo ti rispondo che mi arrabatto, combatto la mia battaglia quotidiana contro il tempo. Mi piacerebbe dirti che mi sono già emancipato dalla sua dittatura, dal suo incessante trascorrere. Vorrei dirti che passato e futuro sono solo dei concetti e che in realtà esiste solo il presente, ma purtroppo non sono ancora arrivato al livello di Kung Fu Panda e quindi, come tutti, cerco di non farmi spaventare troppo da quello che potrebbe succedere e di non rimpiangere troppo quanto è già accaduto… cercando, quando possibile, di prestare attenzione, e per questo esser grato, al qui e ora.













