
Parma, giugno 2025. Sei sculture figurative, ferite dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale e dimenticate per decenni, tornano finalmente a raccontare la loro storia. Il Complesso monumentale della Pilotta avvia un ambizioso progetto di restauro per ridare vita a un nucleo scenografico del Teatro Farnese, capolavoro barocco unico in Europa.
Le opere sono tre alfieri, due angeli e una figura femminile. Nacquero nel 1617 dal talento del plasticatore ticinese Luca Retti con l’aiuto della sua bottega, in soli cinque mesi. Pensate per un grande allestimento allegorico dedicato alla contrapposizione tra Guerra e Pace, furono gravemente danneggiate dal bombardamento del 1944 e oggi appaiono fragili e frammentarie.
Il nuovo cantiere, affidato alle restauratrici Elena Zichichi ed Elena Russo e diretto da Gisella Pollastro, va oltre la semplice conservazione. Una ricostruzione digitale in 3D restituirà le sculture al loro contesto originale, offrendo al pubblico un’esperienza immersiva tra tecnologia e memoria.
«Queste statue sono capolavori dell’effimero, nate da un intreccio fragile e affascinante di paglia, corde, panni e metallo. Il nostro è un “cantiere aperto” che trasforma la cura del passato in un atto di conoscenza collettiva», spiega Stefano L’Occaso, direttore della Pilotta.
La Fondazione Isabel e Balz Baechi di Zurigo finanzia l’intero intervento. «Sostenere questo progetto significa restituire alle sculture un racconto vivo, accessibile, capace di trasformare la memoria in esperienza», sottolinea Paola Potenza, responsabile dei progetti di restauro.
Non si tratta solo di un restauro, ma di un gesto che riaccende la bellezza ferita dalla guerra e la riconsegna al presente.











