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Tre quadri e un segreto: l’amore epistolare secondo Vermeer

 
Padrona e cameriera (dettaglio), 1664-67 ca. New York, Frick Collection. Credits: Joseph Coscia Jr.
La Frick Collection riapre le sue porte dopo il restauro con una mostra tanto intima quanto enigmatica. Il titolo è già una promessa: Le lettere d’amore di Vermeer. Ma saranno davvero lettere d’amore, quelle consegnate e ricevute dalle donne raffigurate? Oppure stiamo leggendo troppo in profondità ciò che Vermeer ha lasciato volutamente ambiguo?

È la prima mostra allestita nelle nuove Ronald S. Lauder Exhibition Galleries della Frick Collection. Dal 18 giugno al 31 agosto saranno presentate tre opere di Johannes Vermeer con un tema comune: la corrispondenza galante. Il cuore dell’esposizione è Padrona e  cameriera (1664-67), uno dei capolavori più affascinanti e drammatici dell’artista: una donna vestita con elegante disinvoltura – una giacca da camera gialla bordata di pelliccia – guarda sorpresa la sua domestica che le porge una lettera. La luce si posa con grazia sull’involucro bianco, simbolo tanto di comunicazione quanto di mistero. Accanto a lei, due opere in prestito: La lettera d’amore (ca. 1669-70) dal Rijksmuseum di Amsterdam e Donna che scrive una lettera con la sua cameriera (ca. 1670-72) dalla National Gallery of Ireland di Dublino. Tre scene, tre donne, tre momenti sospesi tra la quotidianità e il non detto.

A sinistra, particolare di Donna che scrive una lettera con la sua cameriera, 1670-72 ca, di Johannes Vermeer, dalla National Gallery of Ireland di Dublino; a destra, particolare della Lettera d’amore, 1669-70 ca, di Johannes Vermeer, dal Rijksnuseum di Amsterdam

Vermeer e i suoi contemporanei immaginarono la vita interiore e le emozioni dei loro soggetti dipinti, riuscendo spesso a creare intense scene narrative. Le tre opere della mostra sono caratterizzate da una particolare attenzione psicologica per le donne nella sfera domestica e nei rapporti tra loro, tra le signore e le loro domestiche. Le complesse relazioni, le tensioni e le distensioni tra le due classi sociali sono un tema intelligentemente illustrato nelle scene di scrittura, di lettura e di consegna delle lettere.

A curare la mostra è Robert Fucci, docente all’Università di Amsterdam, che propone una lettura “a tema corteggiamento”. Nel catalogo della mostra, Fucci fa riferimento a Ovidio e alla moda delle lettere d’amore nel Seicento olandese, nata grazie a pittori come Gerard ter Borch, da cui Vermeer avrebbe tratto ispirazione. Tuttavia, l’interpretazione amorosa resta ipotetica. Dopotutto, chi scrive? Chi riceve? E cosa c’è scritto in quelle lettere? Un saluto da un parente lontano? L’annuncio di un licenziamento? O una dichiarazione appassionata? La bellezza di Vermeer è tutta qui: non dà risposte, invita a guardare più da vicino, a interrogare la luce.

Ridurre Vermeer a un narratore di storie sentimentali sarebbe un errore. Le sue protagoniste non sono “solo” amanti o destinatarie di lettere segrete, ma figure cariche di una profonda introspezione. C’è qualcosa di quasi spirituale nella loro concentrazione, nella luce che le avvolge, nella cura silenziosa del gesto. Nel piccolo formato de La lettera d’amore, osserviamo la scena da una stanza in penombra, quasi come se stessimo spiando. In Donna che scrive una lettera con la sua cameriera, lo spazio si apre: la luce colpisce la manica della scrivente, mentre un foglio accartocciato sul pavimento suggerisce che non tutte le parole scorrono al primo tentativo.

Padrona e cameriera, 1664-67 ca. New York, Frick Collection. Credits: Joseph Coscia Jr.

Vermeer si muove tra gli spazi come un regista del Seicento. Cambia angolazione, si avvicina, si allontana. In Padrona e  cameriera siamo quasi dentro la stanza, davanti alle due figure a grandezza naturale. Un vero e proprio “zoom pittorico”, forse ottenuto anche grazie all’uso di lenti ottiche, come teorizzato da David Hockney.

Un passo avanti, uno indietro. Con Vermeer, lo spettatore non è mai spettatore passivo. È chiamato a entrare, osservare, farsi domande. E, soprattutto, a lasciarsi catturare dalla luce. Ma la vera magia di Vermeer sta proprio in questo gioco sottile: l’arte di celare mostrando. Quei fogli di carta, quei gesti sospesi tra le dita delle donne, non sono solo lettere d’amore o messaggi segreti, ma inviti a guardare più a fondo, a interrogare il silenzio e l’ambiguità.

Forse non sapremo mai con certezza cosa si cela davvero dietro quelle buste chiuse, ma è proprio questo mistero, questa apertura senza risposte definitive, che rende l’arte di Vermeer così affascinante e senza tempo. Perchè in fondo, l’arte non è solo narrazione, ma anche un pò enigma.

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