
L’arte non sempre si spiega. Spesso si incontra, si vive e a volte si subisce. È un linguaggio complesso e universale, capace di suscitare emozioni contrastanti, ma che non può essere semplicisticamente giudicato “adatto” o “inadatto” a un determinato pubblico. Come ogni forma di comunicazione, può risultare difficile da comprendere o provocatoria, in alcuni casi, ma non per questo può essere messa da parte o, addirittura, censurata. È proprio questo dilemma è esploso all’Irish Museum of Modern Art (IMMA) di Dublino, dove la proiezione del film di Derek Jarman – intitolata The Angelic Conversation – è stata temporaneamente sospesa dopo le proteste di un genitore.
Un’opera che, in quanto film d’autore e prodotto artistico libero, dovrebbe godere della protezione del principio di libertà espressiva riconosciuto anche in Irlanda — come avviene in molti paesi europei, Italia inclusa — ma che invece si è trovata a essere al centro di un acceso dibattito pubblico.
Il caso ha preso piede a gennaio, quando il film — inserito nella rassegna Living Canvas, un progetto che trasforma gli spazi pubblici in gallerie a cielo aperto — è stato sospeso dopo una decina di giorni di proiezione all’aperto. The Angelic Conversation (1985), costruito attorno a quattordici sonetti di Shakespeare recitati dalla voce di Judi Dench, era previsto per due settimane. Ma una segnalazione di un genitore ha interrotto il programma: l’opera mostrava immagini di due uomini che si baciano, con primi piani e scene intime, visibili in un luogo frequentato anche da bambini.
Nel reclamo, pubblicato dal Sunday Times, il genitore ha espresso preoccupazione per l’esposizione “a contenuti non adatti” a una bambina di cinque anni che si trovava nel parco del museo. Di fronte a questa denuncia, il museo ha avviato un’analisi interna, con Mary Cremin, responsabile della programmazione, che ha sottolineato l’importanza di considerare la varietà dei visitatori e il contesto pubblico.

Il film, infatti, ha una classificazione PG, che significa “Parental Guidance” (Guida parentale): non è vietato ai minori, ma è consigliata la presenza di un adulto che possa accompagnare i bambini durante la visione. Questa classificazione indica una raccomandazione educativa, non una restrizione, e spesso viene applicata a contenuti che possono richiedere una spiegazione o un supporto da parte degli adulti, senza però impedirne la fruizione.
Per maggiore chiarezza, il caso è stato sottoposto alla Broadcasting Authority of Ireland e all’Irish Film Classification Office, che ha confermato la possibilità di proiettare il film in spazi pubblici nel rispetto delle norme vigenti. Nessuna censura formale, dunque, ma una pausa precauzionale per assicurarsi che la programmazione fosse conforme alle leggi.
In risposta alla vicenda, il museo ha pubblicato un post su Instagram in cui ha espresso il proprio disappunto per l’interpretazione errata dell’accaduto, ribadendo che l’interruzione della proiezione non è stata un atto di censura, bensì una misura temporanea presa in attesa di chiarimenti normativi. L’IMMA ha inoltre riaffermato il suo impegno a favore della visibilità e della tutela degli artisti LGBTQ+, ricordando le mostre recenti dedicate a figure come Hamad Butt e Patrick Hennessy.
Ora che la questione è stata chiarita e i dubbi normativi risolti, l’IMMA ha confermato la programmazione di una nuova proiezione di The Angelic Conversation ad agosto, nella stessa cornice all’aperto del Royal Hospital Kilmainham.
La riflessione più ampia, però, riguarda il livello di bassa tollerabilità verso un’opera d’arte – che è libera per definizione – mentre si accettano contenuti ben più discutibili nei media mainstream o nella vita quotidiana stessa.
L’arte non deve essere considerata più o meno “adatta” in base al pubblico, perché è un linguaggio. Un modo di raccontare e interpretare il mondo che può essere sì complesso, e a volte anche scomodo, ma sempre terribilmente necessario.













