
Dal 5 luglio al 5 ottobre 2025, il MUSMA – Museo della Scultura Contemporanea di Matera presenta Dadamaino. Segni, grafie, spazi, a cura di Flaminio Gualdoni, dedicata a quattro cicli creativi dell’artista milanese.
«Ma la città non dice il suo passato, lo contiene come le linee d’una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale, nelle antenne dei parafulmini, nelle aste delle bandiere, ogni segmento rigato a sua volta di graffi, seghettature, intagli, svirgole», scriveva Italo Calvino descrivendo Zaira ne Le città invisibili. Provando a trasportare l’inesistente ma evocativa città nel mondo reale, una delle possibilità più concrete può essere Matera. Città di pietra e roccia, solcata da secoli di “impressioni” di vario tipo, lasciate lì per sempre da gesti più o meno consapevoli. Del tutto consapevoli sono invece i segni, grafie, spazi che hanno determinato il percorso artistico di Dadamaino, una cui frangia interseca proprio la città lucana, che negli anni ’70 ha ospitato per un periodo l’autrice milanese. E che quindi ne raccoglie l’impronta, ne racconta una parte della storia, in un angolo preciso della sua rocciosa urbanistica.
Si tratta della bottega del maestro ceramista Giuseppe Mitarotonda, che si mise a disposizione di Dadamaino, sempre desiderosa di sperimentare la sua versatilità tecnica, per realizzare una serie di lavori in ceramica. Oggi tre di questi, due terraglie e il piatto “Fronte dell’Arte”, saranno esposte per la prima volta nel contesto della mostra Dadamaino. Segni, grafie, spazi, a cura di Flaminio Gualdoni, esposta a Palazzo Pomarici, nel cuore dei Sassi di Matera, sede del MUSMA – Museo della Scultura Contemporanea. L’esposizione propone una significativa selezione di opere realizzate tra il 1975 e il 1996 da Dadamaino – distribuite in quattro sezioni: Inconscio razionale (1978), I fatti della vita (1978–1982), Costellazioni (1981–1987) e Il movimento delle cose (1987–1996) – comprese appunto quelle risultate dall’esperienza in città.

Un legame profondo unisce l’artista milanese a Matera, già al centro, nel 1978, di una straordinaria stagione artistica che vide protagonisti artisti come Pietro Consagra, impegnati nel promuovere la salvaguardia culturale dei Sassi. Lo ricorda Simona Spinella, curatrice del MUSMA: «L’installazione I fatti della vita, per data, modalità di esplorazione e uso dello spazio come linguaggio, ci riporta proprio all’azione di Consagra. Anche lui usa la parola per denunciare, scrivendo la celebre Lettera ai materani, in cui invita a costituire un Fronte dell’Arte per salvare i Sassi. Il fronte fu costituito il 20 ottobre 1978. Tra i firmatari, oltre a Consagra, anche Dadamaino, Bonalumi, Carmi, Castellani, Dorazio, Franchina, Nigro, Perilli, Pozzati, Rotella, Santomaso e Turcato».
Il riferimento al “Fronte dell’Arte”, presente in un’opera in ceramica, è da ricondurre dunque al sodalizio con Consagra. Quanto alle sezioni, la serie Inconscio razionale si caratterizza da segni minuscoli e continui appaiono come flussi mentali organizzati, forme scritte dell’intuizione. I fatti della vita è invece un ciclo intimo, quasi diaristico, in cui il segno diventa autobiografia astratta. Con le Costellazioni, Dadamaino si volge allo spazio cosmico, costruendo mappe interiori fatte di trame leggere, mentre ne Il movimento delle cose osserva la trasformazione, il mutamento costante della realtà, tracciato in segni dinamici e cellulari. Così, come le grafie di Dadamaino attraversano il foglio come respiri incisi, anche Matera trattiene nella sua pietra la memoria del gesto: entrambi, città e artista, sembrano parlare attraverso il silenzio del tempo. Dolcemente spezzato da mostre come questa.














