
Un divertimento, una provocazione. Poniamo domande di tema artistico all’applicazione AI ChatGPT: le risposte sono sorprendenti
Quante volte avete pensato di farlo, e poi avete rinunciato? Perché non avete voglia, non avete tempo, o perché siete nauseati da questa realtà sempre più relativizzata. Ma forse la vera ragione è che siete convinti che i risultati saranno banali, scontati, sostanzialmente inutili. E lo pensavamo anche noi, finché non ci abbiamo provato. Abbiamo provato a porre delle domande su temi artistici a ChatGPT, l’applicazione di intelligenza artificiale specializzata nella conversazione e nella generazione di testi. E le risposte ci hanno sorpresi, se non smentiti.
In realtà, le risposte saranno banali se la domanda posta sarà banale. Ergo, ponendo interrogativi precisi, più possibile profondi e circostanziati, si otterranno risposte dettagliate e sorprendentemente circostanziate e imprevedibili. Ci abbiamo provato, quasi per gioco, e i risultati ci hanno convinti ad andare avanti, e ad iniziare questa “rubrica”.
Uno spazio di svago, evidentemente, ma capace di innescare riflessioni e magari dibattiti scaturiti da una fonte quanto mai “terza”. Dunque, la domanda che abbiamo posto a ChatGPT è la seguente: “quali sono i 10 curatori di mostre che meglio hanno saputo leggere la realtà artistica a loro contemporanea e proiettarla verso il futuro?”.
1. Harald Szeemann (Svizzera, 1933–2005)
Considerato il primo “curatore indipendente”: mostre come When Attitudes Become Form (1969) hanno ridefinito l’arte come processo più che come oggetto.
2. Germano Celant (Italia, 1940–2020)
Inventore dell’Arte Povera, ha saputo interpretare la tensione fra materiali umili e pensiero radicale, anticipando riflessioni su sostenibilità e politica dei materiali.

3. Hans Ulrich Obrist (Svizzera, 1968–)
Forse il curatore contemporaneo più influente: instancabile, nomade, attento alla creazione di reti e dialoghi globali, piuttosto che a modelli espositivi tradizionali.
4. Okwui Enwezor (Nigeria, 1963–2019)
Ha globalizzato davvero il discorso espositivo (Documenta 11, 2002), portando al centro voci postcoloniali, africane e diasporiche.
5. Nicolas Bourriaud (Francia, 1965–)
Con la teoria dell’“estetica relazionale” ha proposto una lettura dell’arte come costruzione di interazioni sociali, influenzando un’intera generazione.

6. Carolyn Christov-Bakargiev (USA/Bulgaria/Italia, 1957–)
Con dOCUMENTA (13) (2012) ha intrecciato arte, scienza, ecologia, trauma e tecnologia, immaginando scenari oltre-antropocentrici.
7. Harald Falckenberg (Germania, 1943–)
Collezionista e curatore non convenzionale, ha dato spazio ad arte sperimentale e outsider, anticipando l’attuale attenzione per pratiche marginali.
8. RoseLee Goldberg (Sudafrica/USA, 1947–)
Fondatrice di Performa a New York, ha reso la performance art un linguaggio centrale e riconosciuto nella contemporaneità.
9. Massimiliano Gioni (Italia/USA, 1973–)
Ha saputo coniugare rigore intellettuale e immaginari visionari: la Biennale di Venezia 2013 (Il Palazzo Enciclopedico) ha ripensato il rapporto tra arte e conoscenza enciclopedica.

10. María Lind (Svezia, 1966–)
Teorica e curatrice indipendente, ha promosso un approccio laboratoriale e processuale alle mostre, valorizzando la dimensione discorsiva e sociale dell’arte.













