
C’è una misura ritmica, quasi musicale, che attraversa le opere di Elisa Alberti, protagonista della mostra Risonanze, a cura di Gianluca Ranzi, alla Galleria 10 A.M. ART di Milano dal 25 settembre al 21 novembre 2025.
Elisa Alberti – nata in Germania nel 1992, cresciuta in Italia e residente in Austria – è ormai una figura internazionale nel panorama dell’astrazione contemporanea. Il suo linguaggio pittorico è un alfabeto minimo e controllato, dove forma e colore si intrecciano con metodo e dedizione. Ma non c’è freddezza in questa grammatica visiva, bensì un’affettività sommessa che si manifesta nei contrasti tra superfici lucide e opache, tra pieni e vuoti, tra tonalità profonde e velature eteree. Il risultato è una pittura astratta ma percettiva, in cui ogni forma è insieme gesto e pensiero, decisione e variazione.
Un compendio di queste sperimentazioni è in mostra alla Galleria 10 A.M. ART di Milano, che li raccoglie nella mostra Risonanze. Un titolo che è già dichiarazione d’intenti: la pittura come superficie di onde e risposte, di richiami formali e sensoriali, di pulsazioni che si diffondono da quadro a quadro come echi in una stanza acustica.
Infatti, lontana da ogni manierismo formale, Alberti lavora per stratificazioni e incastri calibrati. Il quadro diventa una mappa interiore, un giardino costruito su moduli che si accostano, si rincorrono, si aprono e si chiudono, offrendo allo sguardo una superficie mai del tutto decifrabile. In questa architettura pittorica – dove si alternano curvature morbide e geometrie nette – la ripetizione non genera stasi, ma movimento. Ogni tela è una sosta che trattiene il tempo, ma anche un passaggio verso la successiva.
Come suggerisce il curatore Gianluca Ranzi, l’essenzialità compositiva non annulla la dimensione manuale, bensì la esalta. La pittura diviene atto di concentrazione, come momento irripetibile in cui l’idea si fa materia. Ed è forse in questa tensione – tra regola e deviazione, programma e sentimento – che il lavoro di Elisa Alberti trova il suo punto più alto, invitando chi guarda a lasciarsi attraversare da un ritmo visivo che è, insieme, esperienza e contemplazione.


















