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Le proteste in Perù lasciano centinaia di turisti bloccati a Machu Picchu

Le rovine di Machu Picchu, in Perù (foto di Adrian Dascal su Unsplash)
Le rovine di Machu Picchu, in Perù. Credits: Adrian Dascal.
Circa 900 visitatori sono rimasti bloccati a Machu Picchu a causa delle proteste che hanno interrotto i collegamenti ferroviari verso il celebre sito Inca del XV secolo, patrimonio mondiale dell’Unesco

Sono centinaia i visitatori rimasti intrappolati ad Aguas Calientes, la cittadina ai piedi di Machu Picchu, a causa di proteste locali che hanno interrotto il traffico ferroviario. Secondo il governo peruviano, circa 1.400 turisti sono già stati evacuati, mentre il numero di chi è ancora bloccato varia tra 200 e 900 persone.

Il nodo della protesta riguarda la gestione dei servizi di autobus che collegano la stazione ferroviaria al sito archeologico. Lo scorso 4 settembre è scaduto il contratto trentennale della compagnia locale Consettur, e le autorità hanno assegnato provvisoriamente la concessione a Inversiones Sumaq Ayllu San Antonio de Torontoy. Ma i nuovi bus non hanno ancora potuto operare: i treni necessari al loro trasporto verso Aguas Calientes sarebbero stati sabotati, con freni e altre componenti danneggiate. Nel frattempo, Consettur ha continuato a fornire il servizio in modo irregolare.

I manifestanti chiedono che Consettur cessi l’attività e che i bus della nuova impresa vengano trasportati in treno, unico collegamento possibile con Machu Picchu, dato che non esistono strade dirette. Chiedono anche procedure trasparenti per l’assegnazione definitiva della concessione.

Machu Picchu, meta di circa 4.500 visitatori al giorno, si trova in una zona montuosa e remota, raggiungibile solo in treno e bus o a piedi. Le proteste hanno reso il transito dei treni insicuro: i manifestanti hanno posizionato rocce sui binari e scavato sotto il tracciato. Alcuni turisti sono riusciti a lasciare Aguas Calientes su piccoli carrelli artigianali lungo le rotaie, mentre ad altri le autorità hanno consigliato di camminare per ore fino a un tratto sicuro della ferrovia. Tra loro, chi come il cileno Miguel Salas è con familiari non in grado di percorrere lunghe distanze, ha trovato la situazione particolarmente difficile.

L’accordo raggiunto negli scorsi giorni ha permesso una ripresa parziale dei trasporti e l’evacuazione dei turisti, senza però porre fine alle proteste.

Non è la prima volta che i residenti fermano il traffico per contestazioni locali: nel gennaio 2024 centinaia di turisti rimasero bloccati, e alla fine del 2023 il sito rimase chiuso quasi un mese a causa delle proteste legate alla destituzione dell’ex presidente Pedro Castillo.

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