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Pellizza da Volpedo, la forza della figurazione

Il Quarto Stato 1898-1901 circa, olio su tela, 283 x 550 cm, Copyright Comune di Milano - tutti i diritti riservati - Milano, Galleria d’Arte Moderna - foto di Luca Carrà
Il Quarto Stato, 1898-1901 circa, olio su tela, 283 x 550 cm, Copyright Comune di Milano – tutti i diritti riservati – Milano, Galleria d’Arte Moderna – foto di Luca Carrà
Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868-1907) è noto per il Quarto Stato (1896-1901), celebre manifesto progressista della pittura di contenuto sociale, acquistato nel 1920 dall’intera città di Milano con una sottoscrizione pubblica indetta all’epoca dal “Corriere”. Icona dal Sessantotto della lotta di classe, il riscatto del popolo per difendere i diritti del lavoratore, simbolo universale delle rivoluzioni sociali che ebbe una lunga gestazione, come documentano bozzetti e studi, conservati in musei diversi e collezioni private esposti al piano superiore della Galleria d’Arte Moderna a Milano, nella sala Appiani, al fianco della monumentale opera (olio su tela, 285×543 cm) insieme ai cartoni preparatori, conservati nei depositi della Galleria Nazionale di Roma, sono esposti in occasione della mostra monografica “I capolavori di Pellizza da Volpedo” da riscoprire, per la forza della sua pittura luminosa e vibrante, che va oltre il rigore del divisionismo e la retorica del simbolismo. (fino al 25 gennaio 2026)

Il Quarto Stato incarna il rinnovamento sociale di ieri, oggi e domani in cui Pellizza ha nobilitato la forza e la dignità del lavoro della società agricolo-operaia a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, risolto in una composizione classica, ispirata alla Scuola d’Atene di Raffaello, prodotto sotto l’influsso di sanguinose repressioni degli scioperi scoppiati nel 1898 a Milano contro il carovita. L’idea della mostra prende forma quando il dipinto è tornato il 2 luglio 2022 al piano nobile di Villa Belgiojoso (via Palestro 16), sede del Museo dell’Ottocento a Milano, dove troviamo importanti collezioni di dipinti e sculture richieste all’estero, che rappresentano l’identità culturale della Gam e di Milano.

Pellizza da Volpedo, I capolavori, ph. Alessandro Betti

L’ultima mostra di Pellizza, scomparso tragicamente a soli 39 anni, risale al febbraio del 1920 nella Galleria di Lino Pesaro a Milano, e a quasi trent’anni dalla monografica alla Gam di Torino nel 1999, finalmente anche i nativi digitali lo scopriranno, mentre chi già lo conosce rivedrà le sue opere sotto un’altra luce, grazie al nuovo progetto illuminotecnico NEMO, in occasione dell’imperdibile mostra curata da Aurora Scotti e Paola Zatti, coprodotta dal Comune di Milano, realizzata con il contributo di Fondazione Banca Popolare, METS Percorsi d’Arte che riannoda il suo vissuto con Milano, e attraversa le fasi della sua ricerca artistica in 40 dipinti prestati da musei e istituzioni nazionali ed estere, esposti seguendo un percorso cronologico, con molti inediti prestati da collezionisti privati.

Pontecastello 1904, olio su tela, 53 x 74,2 cm, Collezione privata, Courtesy Gallerie Maspes, Milano

Tra ombre e luce, le tracce delle evoluzione di Pellizza

Pellizza in questa mostra che non ha precedenti ripercorre la sua vita consumata nelle attese, delusioni, frustrazioni, sogni ed aspirazioni di gloria in cinque sale al piano terra della Gam, partendo dal periodo dell’apprendistato accademico tra l’Accademia di Brera a Milano, quella di Francia a Roma e l’Accademia Carrara di Bergamo e di Firenze, come allievo di Giovanni Fattori, e proprio sotto la sua guida intensifica lo studio dal vero. Sorprendono i ritratti di gente comune quasi fotografici, una sezione in cui spicca Autoritratto (1897-1899) dallo sguardo ipnotico, seguono come un fiume in piena altre opere che testimoniano la scelta di perfezionare il Divisionismo. L’artista è stato un instancabile sperimentatore con Giovanni Segantini e Angelo Morbelli, con il quale condividerà gli approfondimenti scientifici sullo studio della luce in relazione alla tecnica divisionista, compagni di ricerca di una nuova sensibilità pittorica. Pellizza, spinto da un personale bisogno di aggiornamento culturale, soggiornerà anche a Genova e Parigi, poi tornato nel suo antico borgo nativo produce dipinti lirici e introspettivi, in cui intreccia realtà e simbolo. Osservando le opere in mostra in sale oscurate comprendiamo il suo rapporto privilegiato con la natura, perché dipinge gli organismi più vitali che la compongono attraverso vibrazioni di luce e colori puri, composizioni in cui celebra il trionfo della natura sull’uomo cogliendo l’essenza del paesaggio dell’anima. La natura, le sfumature del paesaggio, l’ambiente, la conoscenza del territorio e panorami trasfigurati sono temi contemporanei che culminano nella sua fase simbolista con opere più intimiste, dipinte secondo la rigorosa tecnica divisionista. Ricordiamo che il divisionismo fu un fenomeno tipicamente lombardo, diciamo milanese, anche se i protagonisti non furono lombardi di nascita, come il livornese Plinio Nomellini (1866-1943), il piemontese Carlo Fornara (1871-1968), una tecnica nuova che modifica radicalmente il nostro modo di percepire la realtà, maturata a Roma con Giacomo Balla (1871-1958), artista poliedrico e innovativo nella sua capacità di rielaborare le indicazioni dei pointillistes francesi in maniera personale, scegliendo per lo più tematiche urbane, che aprirono la strada a Umberto Boccioni (1882-1916) e al Futurismo. Pellizza non ha prodotto molto, primo perché era scrupoloso e le sue opere richiedevano lunghi tempi di gestazione, secondo perché si è suicidato a Volpedo, dopo la morte per parto della moglie Teresa e del figlioletto neonato, travolto dallo sconforto non ha retto al dolore e ha posto fine alla sua vita nella consapevolezza di avere raggiunto un grande traguardo con il Quarto Stato.

Panni al sole 1894-1895 circa, olio su tela, 87 x 131 cm, Collezione privata

I capolavori in mostra

Le opere in mostra sono uniche per una pennellata fluida, ritmica in soluzioni compositive evidenziate da vibrazioni cromatiche luminose, giocate sul controluce, opere che vanno oltre il tempo e sono cariche di riflessioni sul mistero della vita che la natura protegge. Lo spettatore ammantato dall’oscurità davanti ai dipinti en plein air di Pellizza, come quelli del periodo divisionista (1892-1894), in cui non si dimentica Speranze deluse (1894) per le sue abili pennellate filamentose che cambiano forma, picchiettate in alcuni punti, virgole, linee irregolari in cui i colori primari, stesi puri secondo i principi della complementarità ci restituiscono la sensazione della materia viva della natura. Seducono le sue tonalità brillanti, improvvisi squarci di luce impressionanti, come osserviamo in Panni al sole (1894-1895), pennellate sapienti che dimostrano come Pellizza è andato oltre la tecnica divisionista, condivisa con Gaetano Previati (1852-1920) e Giovanni Segantini (1858-1899), venuto da Trento a Milano e suo amico. Passeggiando tra le sale, si coglie l’energia magnetica dei suoi dipinti, e a proposito di luce è irradiante Il sole nascente (1904), stupefacente prova di un rigoroso studio dell’ottica, in cui Pellizza raggiunge il massimo dell’espressività della luce, intrecciando realismo e idealismo. La sua pennellata aggiornata sulle esperienze pittoriche europee maturate nell’ambito della tarda scapigliatura milanese, importate in Lombardia dal critico, mercante e pittore Victor Grubicy de Dragon (1851-1920), culmina a Roma durante le passeggiate a Villa Borghese, tra il 1902-1907, con i dipinti dalle pennellate sinuose, in cui la luce è protagonista di paesaggi emozionali, radiosi. Sono incantevoli anche i paesaggi intorno a Volpedo, e tra le altre opere seduce lo sguardo Il ponte (1904), in cui vediamo il paesaggio tratteggiato dalla luce, perché vissuto dal vero nella sua amata campagna. Consigliamo per comprendere a pieno il suo particolare sentimento per e della natura una trasferta a Volpedo, per vivere dal vero le suggestioni di quel borgo fuori dal tempo, immersi in una luce che cambia nelle diverse stagioni e ore del giorno; dove tutto è meditativa bellezza e di visitare i Musei Pellizza da Volpedo, ideatori di un percorso di chi durante la mostra milanese vorrà avventurarsi dentro i luoghi pellizziani (www.pellizza.it).

Il ritorno dei naufraghi al paese (L’annegato), 1894, olio su tela, 34,5 x 57,5 cm, Collezione privata, Courtesy Gallerie Maspes, Milano

In mostra alla Gam si passa dal ritratto a matita di Clemente Bidone, personaggio del gruppo centrale del Quarto Stato, in prestito dalla Collezione Rcs Corriere della Sera, alla riproduzione fotografica de La Rivoluzione siamo noi di Joseph Beuys (1921-1986), realizzata in occasione dell’omonima mostra alla Modern Art Agency di Lucio Amelio nel 1971, e qui tutto è riflessione sull’energia volitiva dell’agire comune per un benessere collettivo, in cui l’artista tedesco procede verso lo spettatore con la volontà di spronarlo ad unirsi a lui. Questa immagine carica di significati sembra dialogare idealmente con il Manifesto socialista di Pellizza simbolo della protesta di un gruppo di lavoratori, in marcia verso un futuro luminoso, uniti dalla forza della volontà coesiva del riscatto degli umili, del popolo, messa proprio lì da Gianfranco Maraniello, direttore del Polo Museale del Moderno e Contemporaneo, colto studioso sempre attento a suggerire diversi sguardi e narrazioni sull’arte del passato intrecciato al presente, aprendo lo spettatore a nuove prospettive sul modo di guardare l’arte, come prassi di conoscenza.

Pellizza da Volpedo, I capolavori, ph. Alessandro Betti

Il catalogo edito da Dario Cimorelli Editore raccoglie oltre agli scritti di Paola Zatti e Aurora Scotti, quelli di Sergio Rebora che ripercorre la storia dell’acquisizione pubblica del Quarto Stato, ricongiungendo Pellizza a Milano, e di Francesco Guzzetti, incentrato sulla produzione dell’artista piemontese nel contesto storico in cui ha maturato le sue ricerche a cavallo tra Ottocento e Novecento. A mio modesto avviso in questa importante pubblicazione, regesto delle opere esposte, arricchito da una rigorosa ricostruzione biografica dell’autore, manca un saggio specifico sulla funzione della fotografia non secondaria nella genesi delle opere del pittore piemontese. In concomitanza con la mostra alla Gam a Milano, Sky Arte ha messo in onda Pellizza Pittore da Volpedo, un documentario diretto dal regista Francesco Fei, l’autore nel 2016 dell’altro film intitolato Segantini, ritorno alla natura. Mostra e documentario sono un’opportunità per approfondire il rapporto di Pellizza con i luoghi che l’hanno portato a percepire la natura come rivelazione di misteriosi processi dinamici attraverso l’intensità di luce vibrante nel colore.

 

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