
Settanta opere che ripercorrono quasi sessant’anni di ricerca nell’ampia personale di La Pietra curata da Marco Scotini
“La nuova territorialità rappresenta un’area esplorativa che mette in evidenza il rapporto dell’individuo e della società all’interno dei grandi movimenti politici e culturali. Con il recupero del genius loci rispetto alla crescita della globalizzazione”. Queste parole di Ugo La Pietra introducono con efficacia la mostra dal titolo La mia territorialità, allestita dal 18 ottobre al 14 febbraio 2026 alla Galleria Enrico Astuni di Bologna.
Un’ampia personale a lui dedicata, a cura di Marco Scotini, ricca di circa settanta opere fra acrilici, ceramiche, metacrilati, installazioni, film d’artista. Che ripercorrono quasi sessant’anni di ricerca, dal 1966 al 2025, tra arte, design, architettura e pensiero critico.

Architetto, artista e designer, La Pietra (Bussi sul Tirino, 1938) è una delle personalità più versatili della cultura italiana contemporanea. Fin dagli anni Sessanta ha attraversato i confini tra arte, architettura, design e comunicazione visiva, sperimentando linguaggi e strumenti diversi per indagare il rapporto tra individuo e ambiente.
Libertà percettiva
La sua ricerca, spesso ironica e visionaria, nasce da una critica alla rigidità funzionalista e all’alienazione della vita urbana. Attraverso installazioni, film, oggetti e scritti, La Pietra propone una “riappropriazione dell’ambiente”. Intesa come recupero di libertà percettiva e creativa nello spazio quotidiano.

Nel campo del design, ha esplorato il valore dei saperi artigianali e delle culture locali, ponendo l’accento sul dialogo tra tradizione e innovazione. La sua opera, teorica e pratica insieme, restituisce un’idea di progetto come atto culturale e politico, capace di connettere estetica, comportamento e società.
Profanazione poetica e politica
“Abitare è essere ovunque a casa propria”: in questa affermazione si condensa il senso del lavoro di La Pietra. Che ha fatto dell’esplorazione del rapporto tra individuo e ambiente il fulcro della sua indagine. Il suo intervento nello spazio urbano non è mai puramente funzionale o decorativo, ma agisce come una profanazione poetica e politica. Capace di ribaltare le consuetudini d’uso e restituire allo spazio pubblico una dimensione di abitabilità condivisa.

Dalle Strutturazioni tissurali degli anni Sessanta, con i loro segni randomici e le strutture in metacrilato, fino alle Attrezzature urbane per la collettività (1979), in cui i dissuasori spartitraffico diventano “salotti urbani”, La Pietra mette in discussione la separazione tra privato e pubblico, architettura e comportamento, città e individuo.
Coerenza e libertà
La serie Interno/Esterno (1977-1980) prosegue questa riflessione attraverso collage e fotomontaggi che immaginano un superamento delle barriere domestiche. Mentre lavori più recenti come Rapporto città/campagna (2000) e Architettura/Natura (2000-2025) riflettono sulla necessità di una riconciliazione tra uomo e ambiente.

Con La mia territorialità, la Galleria Astuni offre una lettura trasversale e attuale dell’opera di un autore che ha saputo attraversare le discipline con coerenza e libertà. Costruendo un pensiero visivo capace di anticipare le questioni ambientali, sociali e culturali del presente.
Ugo La Pietra, La mia territorialità
A cura di Marco Scotini
Galleria Enrico Astuni
Inaugurazione sabato 18 ottobre 2025, ore 19-21
18 ottobre 2025 – 14 febbraio 2026
Via Iacopo Barozzi, 3 – Bologna
www.galleriaastuni.net












