“Girlfriend in a coma” cioè l’Italia
Ci risiamo. La solita storia. Italia e scandalo, un connubio perfetto. Bella, splendida, meravigliosa “fidanzata in coma”, maltrattata da tecnici incompetenti e beceri politicanti. Gli stessi governanti che continuano senza vergogna a far quello in cui riescono meglio (a loro discrezione o a loro insaputa): galleggiano, mangiano, rubano e per non farsi mancare nulla censurano.
Rieccoci allora. L’Italia proibisce la proiezione di ‘Girlfriend in a coma’ a Roma. Motivo: ci sono le elezioni. La notizia la dà direttamente Bill Emmott sul suo account Facebook ”Shocking news”. “Notizia scioccante: l’Italia proibisce la proiezione di ‘Girlfriend in a coma’ a Roma. Bombardiamo il governo e il Maxxi di email per protestare e chiedere il ripristino della libertà di espressione.”
E come al solito ci sono proprio tutti: due allievi esemplari della politica navigata: Giovanna Melandri, neo presidente MAXXI (quota una-parte-del-PD) e Lorenzo Ornaghi, Ministro Beni Culturali (quota Monti). Più indirettamente (ma non manca mai) Silvio Berlusconi, quota PDL, protagonista simbolo del disastro all’italiana di cui tratta il documentario.
Così come una dimostrazione matematica finisce in “come volevasi dimostrare”, un documentario sullo scempio d’Italia (firmato Bill Emmott e Annalisa Piras) non poteva che concludersi con una chiosa del genere: CENSURA. Con le solite giustificazioni ridicolo-ipocrite di politicità del film, turbamento della campagna elettorale, par condicio o quello che sembra meglio. Tanto ce n’è sempre una.
In pratica. Noi politici/tecnici facciamo quello che vogliamo tutti i giorni, elezioni o meno, senza pudore e vergogna. Infrangiamo qualsiasi regola o legge quando vogliamo tanto una smentita e al massimo una multa e tutto passa. A voi invece giornalisti, attori, artisti, registi, scrittori ti blocchiamo a data da destinare, quindi ti censuro, poi vedremo. Intanto né la Melandri né Ornaghi hanno mai visto il lungometraggio in questione. Hanno deciso entrambi di occupare così le corrispettive poltrone.
Non manca ovviamente lo scaricabarile all’italiana (che forse manca nel documentario): il Mibac smentisce la presidentessa Melandri che sosteneva di aver eseguito ordini superiori (cioè dal Mibac). Ma il Maxxi è un’istituzione privata e ricorda il Ministero “è una fondazione di diritto privato le cui decisioni sono assunte dagli organi competenti”. E così come sempre si va avanti dispensando colpe a vicenda. Non si capisce mai nulla, ma lo scopo si è raggiunto. Il film è bloccato e la melma in cui tutti i protagonisti di questa triste storia galleggiano non si leva mai.
La Melandri chiosa: “abbiate pazienza, basta solo aspettare un paio di settimane; il giorno dopo le elezioni lo proietteremo”. Speriamo che il giorno dopo le elezioni cambi qualcosa. A cominciare dalle dimissioni di chi si arroga il diritto di proiettare o meno un film. Speriamo.
2 Commenti
Grandi!!! Bombardiamo il Governo e il MAXXI! Cambierà mai questo paese? MM
Politici e tecnici vergognatevi!!!!!