
Dialogo con la curatrice della grande mostra che Palazzo Ducale di Genova dedica a Di Paolo nel centenario della nascita
“Mi sono sempre considerato un dilettante, ovvero chi fa qualcosa per diletto, per piacere”. Per il centenario dalla nascita di Paolo Di Paolo (1925-2023), fino al 6 aprile 2026 Palazzo Ducale di Genova apre uno dei suoi spazi più belli per presentare la parabola artistica del fotografo, molisano di nascita e romano d’adozione, con 300 fotografie ritrovate tra le quali molte sono inedite e per la prima volta anche a colori, insieme a materiali d’archivio, video e riviste d’epoca e documenti originali.
Il suo stile, caratterizzato da uno sguardo partecipe ma mai invasivo, ha saputo cogliere l’anima del Paese in un momento cruciale della sua storia. Dopo il suo ritiro, l’intero archivio con più 200 mila negativi, è rimasto dimenticato per cinquant’anni, fino a quando la figlia Silvia lo ha ritrovato e restituito alla storia della fotografia italiana.

Giovanna Calvenzi ha firmato la curatela della mostra di Genova con Silvia Di Paolo dopo essersi occupata anche con Paolo e Silvia Di Paolo della prima esposizione di Roma nel 2019 avvenuta al MAXXI e intitolata Paolo Di Paolo Mondo Perduto. Fotografie 1954-1968.
“Sono entusiasta di questa mostra e devo ringraziare Silvia Di Paolo perché è lei che ha fatto prevalentemente tutto il lavoro di ricerca nell’archivio. Ci sono due cose formidabili in questa mostra. L’inizio, con immagini inedite che ci raccontano una realtà umana con una narrazione fatta con una capacità di vedere inusuale da grande fotogiornalista e poi la costruzione del percorso in ordine cronologico. Abbiamo voluto partire con una sequenza di immagini dei primissimi anni di lavoro 1953-54 dove lui lavorava per sé stesso per esercitarsi perché aveva appena scoperto da autodidatta la fotografia e poi per una rivista per cui faceva anche il grafico che si chiamava Montaggio. Poi una grande stanza è dedicata a Il Mondo, il periodico diretto da Mario Pannunzio, e via via tutte le storie che lui ha raccontato divise a piccoli gruppi in diverse sale. E Silvia ha anche selezionato giornali e provini a contatto da mettere in relazione con le immagini”. Tutto è partito da un colpo di fulmine per una piccola Leica che trasforma il suo iniziale interesse in amore per la fotografia.
Ma come è stato scoperto il suo prezioso archivio ?
“Tutto il suo meraviglioso archivio che consta di circa 250 mila immagini era nascosto in cantina dove sua figlia l’ha ritrovato vent’anni dopo e ha impiegato i vent’anni successivi a convincerlo a tirar fuori le foto dal cassetto. Paolo Di Paolo ha smesso di fotografare dopo la crisi de Il Mondo di Pannunzio nel 1966, il cambiamento del direttore di Tempo, un settimanale con cui collaborava intensamente e la presenza della televisione che ha sottratto molti lettori alla stampa. Aveva realizzato tantissime fotografie straordinarie e si rendeva conto che probabilmente non sarebbe stato più possibile. Dopo la chiusura de Il Mondo con il passare degli anni ha cominciato a collaborare con la giornalista di moda Irene Brin e a fare anche delle foto di moda ma era un tipo di lavoro che non gli piaceva”, sottolinea Giovanna Calvenzi.

Quali le sue tematiche preferite?
“Erano molte Inchieste per il Tempo prevalentemente o per La Settimana Incom Illustrata, i periodici più importanti dell’epoca. Lo mandavano negli Stati Uniti, a Venezia, a Mosca, a San Pietroburgo, a New York, in Texas o in Giappone e ci restava il tempo necessario per fare delle grandi storie e qui abbiamo cercato di riassumere un po’ questo lavoro enorme di fotogiornalismo che lui ha fatto negli anni felici del fotogiornalismo italiano”.
A Roma il cinema trionfava e nella capitale arrivavano registi, attori e attrici e “da lì inizia una serie magnifica di ritratti per il mondo dell’arte e del cinema caratterizzati da rispetto, allegra ironia, complicità con i suoi soggetti ma anche una grande capacità di raccontare. Con Pasolini nel 1959 per Successo una rivista della Aldo Palazzi Editore realizza un epico viaggio dedicato alle vacanze degli italiani. Si chiamava La lunga strada di sabbia – il titolo l’aveva trovato Di Paolo – e, partendo dal confine della Francia arrivava fino al confine della Jugoslavia. Erano le vacanze degli italiani ma la cosa straordinaria è che dalle foto si distinguono le vacanze diverse in Liguria o in Calabria. E tra Pasolini e Di Paolo è rimasto un rapporto di rispetto reciproco. Poi ci sono anche molti ritratti che ha fatto a Pasolini anche con sua madre o davanti alla tomba di Gramsci”.

Nella mostra viene evidenziata la sua grande collaborazione con Mario Pannunzio e Il Mondo. “È rimasto sempre comunque molto legato a Il Mondo di Pannunzio. Ha cominciato nel 1954 e ha smesso nel 1966 quando il giornale ha chiuso. Era un settimanale stravagante perché era un giornale di altissimo profilo. Paolo Di Paolo nel film che gli ha dedicato Bruce Weber (nel 2021 il fotografo e regista Bruce Weber presenta il film-documentario The Treasure of His Youth a lui dedicato, NdR) racconta che era un giornale che aveva più scrittori che lettori ma che aveva questo grande vantaggio di usare la fotografia in un modo autonomo e non era illustrazione di un servizio ma era un’informazione indipendente che aveva una sua didascalia e un suo titolo e da un certo momento in poi anche la firma dell’autore. Per il giornale Di Paolo era il fotografo di punta e ha realizzato 573 immagini, il numero più alto e quando il Mondo ha chiuso ha mandato questo telegramma al direttore Pannunzio: Oggi per me e per molti altri amici fotografi muore l’ambizione di fare questo mestiere”.
La produzione artistica di Paolo Di Paolo è oggetto di saggi e numerose tesi di laurea in Storia dell’arte, Scienze della comunicazione, Scienze umanistiche e sociali. A maggio del 2023 Paolo Di Paolo riceve la laurea ad honorem in Storia dell’Arte e insegnamento della fotografia dall’Università La Sapienza di Roma che lo celebra con il riconoscimento di fotografo italiano più importante del XX secolo.
Paolo Di Paolo si è spento il 12 giugno 2023 a Larino, all’età di 98 anni. La rassegna è accompagnata da un volume edito da Marsilio Arte. E, in occasione della mostra, è in corso di pubblicazione per Marsilio Editori un romanzo a firma di Silvia Di Paolo con Antonio Leotti, un racconto intenso e personale, ispirato alla straordinaria scoperta dell’archivio di Di Paolo, che narra per la prima volta la vicenda del fotografo, intrecciando storia familiare e riflessioni sull’arte e sulla memoria.










