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Leonor Fini e la Collezione grafica Bassi Rathgeb

Leonor Fini, Senza titolo (opera presente in Fruits de la Passion, 1980), fotolitografia; Abano Terme, Museo Villa Bassi Rathgeb (donazione dell’ambasciatore Ugo Gabriele de Mohr). © Leonor Fini, by SI Leonor Fini, Senza titolo (opera presente in Fruits de la Passion, 1980), fotolitografia; Abano Terme, Museo Villa Bassi Rathgeb (donazione dell’ambasciatore Ugo Gabriele de Mohr). © Leonor Fini, by SIae
Leonor Fini, Senza titolo (opera presente in Fruits de la Passion, 1980), fotolitografia; Abano Terme, Museo Villa Bassi Rathgeb (donazione dell’ambasciatore Ugo Gabriele de Mohr). © Leonor Fini, by SI
Leonor Fini, Senza titolo (opera presente in Fruits de la Passion, 1980), fotolitografia; Abano Terme, Museo Villa Bassi Rathgeb (donazione dell’ambasciatore Ugo Gabriele de Mohr). © Leonor Fini, by SIae
Cinque secoli di opere su carta caratterizzano il percorso espositivo della mostra con un focus incentrato sulle opere di Leonor Fini

Ottanta opere, tra disegni e stampe, realizzati tra il XVI e il XX secolo, formano il contenuto della mostra Leonor Fini e la Collezione grafica Bassi Rathgeb. Segni e invenzioni dal Rinascimento al Novecento. Un percorso quindi che coinvolge cinque secoli e comprende da un lato cinquantacinque lavori provenienti dalla raccolta grafica della collezione del Museo, e dall’altro un corpus di creazioni recentemente donati dall’ambasciatore Ugo Gabriele de Mohr.

I nuclei espositivi

Il primo nucleo del percorso, allestito nell’ipogeo del Museo Villa Bassi Rathgeb, si snoda attraverso sette sezioni tematiche. Particolare attenzione merita la seconda, con le tredici incisioni dell’olandese Adriaen van Ostade, accostate alla lezione cinquecentesca di Pieter Bruegel condividendone i soggetti popolari, lontani però dalle sue considerazioni critico-ironiche. Ostade opta per un atteggiamento bonario dei contadini che litigano o di quello sonnacchioso e sorridente che fuma la pipa.

Tra i disegni da non trascurare, lo Studio per il Cupido dormiente, in precedenza attribuito Guido Reni, con la testa appoggiata su una sporgenza, restituito alla paternità di Bernardino Campi, uno dei maggiori esponenti della cifra manieristica lombarda, elegante e misurata; i Cinque levrieri, il foglio, inchiostrato su carta di Giandomenico Tiepolo. Tracciati in punta di penna con un segno leggero e vibrante, l’artista trasforma il soggetto in un esercizio di pur del tutto invenzione; i “macabri” Capricci di Paolo Vincenzo Bonomini, raffigurano scheletri viventi.

Derivano dall’immaginazione del pittore bergamasco per abbellire l’apparato funebre che ogni anno a Novembre veniva predisposto nella chiesa del suo borgo natale in occasione del Triduo dei morti. Oltre al loro significato funerario, queste opere si riferiscono alla vita quotidiana, impastando realismo e ironia. Gli scheletri indossano abiti del tempo e ritraggono figure reali del mondo dell’artista. Mentre le loro espressioni e posture manifestano un’intima umanità, nonostante l’assenza di carne e muscoli. Vedi Il mulattiere, il calderaio e il cantante.

 

Rinaldo Agazzi, Ritratto di giovane donna con bouquet di fiori, Datazione 1925, già collezione Bassi Rathgeb
Rinaldo Agazzi, Ritratto di giovane donna con bouquet di fiori, Datazione 1925, già collezione Bassi Rathgeb

Tra i fogli più notevoli della collezione Bassi Rathgeb si fa notare l’acquerello di Francesco Hayez che illustra un episodio tratto dal romanzo storico di James Fenimore Cooper, The Bravo, A Venetian story del 1831, ambientato nel periodo dell’Inquisizione. Hayez gli conferisce un’impostazione narrativa alternando luci e ombre.

Il primo nucleo si conclude con una selezione di opere di Cesare Tallone raffinato ritrattista e di Rinaldo Agazzi. Il suo Ritratto di giovane donna con bouquet di fiori del 1925 rispecchia lo stile dell’autore con quella lieve torsione del busto a cui corrisponde l’inclinazione del volto verso la spalla destra. Il volto sfiorato da un sorriso configura una seducente femminilità senza mai scadere nel volgare. Ancora la testa inclinata dolcemente vero destra nel Ritratto di fanciulla, carboncino e pastello su carta del 1915. Il disegno accurato nel definire il volto tende a sfumare nella parte inferiore dell’opera.

Leonor Fini

La seconda parte del percorso, allestito tra le sale affrescate del piano nobile, è interamente dedicata al corpus di opere grafiche di Leonor Fini, create nel corso del Novecento: 24 opere su carta tra fotolitografie e incisioni. Anche se accostata ai Surrealisti, la sua pittura si ispira al Manierismo italiano, ai maestri fiamminghi e al Romanticismo tedesco, riuscendo tuttavia a delineare la sua ben nota cifra stilistica.

 

Leonor Fini, Senza titolo (opera presente in Fruits de la Passion, 1980), fotolitografia; Abano Terme, Museo Villa Bassi Rathgeb (donazione dell’ambasciatore Ugo Gabriele de Mohr). © Leonor Fini, by SIae
Leonor Fini, Senza titolo (opera presente in Fruits de la Passion, 1980), fotolitografia; Abano Terme, Museo Villa Bassi Rathgeb (donazione dell’ambasciatore Ugo Gabriele de Mohr). © Leonor Fini, by SIae

La donazione dell’ambasciatore Ugo Gabriele de Mohr al Museo consente ora di riscoprire la produzione meno nota delle ricchissima opera di Leonor Fini: l’attività grafica alla quale ha sempre riconosciuto potenzialità espressive e immaginative. Una sorta di sconfinamento creativo in grado di fornire una connotazione diversa. Trasformando le suggestioni provenienti dalle altre arti in cui si è espressa: letteratura poesia teatro pittura.

I soggetti

Due i soggetti preferiti dalla Fini: le figure femminili e la sfinge. Le prime, protagoniste assolute nella sua arte, sono creature del tutto indipendenti. Con un’esistenza che sembra rispecchiare un mondo liminale dove sono loro a fissare le regole. Sono creature spesso senza veli, languide sensuali o con le muscolature accentuate, al limite del surreale. Rivendicano la propria indipendenza escludendo qualsiasi legittimazione esterna.

La sfinge, l’ibrido animalità/umanità , per l’uomo è un mostro perché ne teme le capacità seduttive. La Fini l’ha scelta per farne un alter ego privilegiato. Nelle sue parole: Ricordo che volevo essere come la sfinge che ho viso nel giardino del castello di Miramare a Trieste. Volevo pensare come lei, essere forte ed eterna, essere una sfinge vivente.

Evento: Leonor Fini e la Collezione grafica Bassi Rathgeb. Segni e invenzioni dal Rinascimento al Novecento
Curatori: Giovanni Bianchi, Raffaele Campion, Barbara Maria Savy, Federica Stevanin
Sede: Museo Villa Bassi Rathgeb – Abano Terme
Periodo: 22 novembre 2025 – 15 marzo 2026
Orario: da mercoledì a domenica, 10-13 // 15-18

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