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L’arte nei programmi dei partiti

Quanti voti prenderà Oscar Giannino a queste elezioni? Non moltissimi. Comunque sia, da vero liberal, ha sempre avuto il coraggio di appoggiare persino Berlusconi, su certi temi e cambiamenti promessi ma -purtroppo- mai approvati. In ambito economico e non solo. Il tema delle privatizzazioni fa paura ma è proprio questo aspetto che potrebbe salvare veramente il nostro Paese, inutile girarci intorno. Per esempio, quali sono gi aspetti legislativi da trasformare radicalmente nel mondo dell’arte e del suo mercato? Chi sono i candidati alle imminenti elezioni che hanno parlato di questo argomento? Quali sono le loro proposte?

Ci sono troppi luoghi comuni che ci impediscono di guardare avanti e che impediscono all’Italia di rinascere. Giannino, per esempio, con il suo partito “Fare per Fermare il Declino” ha proposto di defiscalizzare le imprese che investono in cultura e iniziare a tagliare un’asfissiante burocrazia. Perché bisognerebbe tutelare gli artisti e considerarli come lavoratori autonomi e non più come “hobbisti”. Un artista, invece, oggi si ritrova a pagare il 20% di tasse in ritenuta d’acconto e il 10% di IVA, con un’aliquota che schizza al 21% quando si tratta di recuperare materiali che servono al lavoro. Giannino è uno che ha capito che doveva scendere in campo lui, in prima persona (un po’ come ci aveva fatto credere Berlusconi) per provare a cambiare le cose, perché tanto è inutile aspettarsi dai politici in corsa per queste elezioni un reale rivoluzionamento del sistema.

E anche il mondo dell’arte si sta muovendo sotto questo aspetto. Carlo Teardo, presidente della Federazione Italiana Mercanti d’Arte ha dichiarato: “Io voterò Giannino”, senza falsi pudori, senza tanti giri di parole.

Il povero Oscar si è anche reso conto che i costi per la campagna elettorale sono alti e quindi perché non organizzare un’asta online di quadri da vendere per sponsorizzare il partito? La raccolta opere si è conclusa il 13 Febbraio e le opere andavano da un minimo di 300 a un massimo di 1500 euro appartenenti ad artisti come Simone Zanellato, Ileana della Matera e Gianfranco Alberti. Non certo nomi famosi, ma sempre artisti sono.

Nel 2012 anche SEL, il partito di Vendola, aveva fatto qualcosa di simile. Con «SEL’Arte», infatti, avevano messo insieme artisti italiani per una collettiva, tra cui De Luca M., Corrima, Schiavano, Bashkim, Garofalo, Morgante, De Luca A., Simon, Martinelli, Padovano e Piccinno, i quali avevano donato una loro opera a supporto del candidato sindaco per Casarano di Sinistra Ecologia e Libertà, Franco De Matteis. Lo scopo era sempre quello di una raccolta fondi per autofinanziare la campagna elettorale.

E Sgarbi? Che fine ha fatto il mega-Vittorio? Dopo aver dato a Monti e Berlusconi dei “vecchi pensionati rincoglioniti” durante un’iniziativa elettorale del Pas (Partito di azione per lo sviluppo) di Alfonso Luigi Marra, a Napoli, Sgarbi sembra aver comunque deciso di candidarsi con il Pdl, ma stando alle sue ultime dichiarazioni dovrebbe votare SEL, perché secondo il cirtico d’arte, nel programma di Sinistra ecologia e Libertà, ci sarebbero molte cose degne di rispetto e molto interessanti. Insomma il solito polverone all’italiana.

Pure Cesare Lampronti, grande rappresentante di una famiglia di antiquari, a capo della galleria a suo nome fondata dal nonno Cesare nel 1914 e tra uno dei più cari amici di Berlusconi, ha deciso di schierarsi, candidandosi -ovviamente- nella lista del Pdl per il Lazio in Senato. Non è capolista, ma Silvio lo ha voluto inserire come uomo di fiducia nelle sue liste, a cui solitamente si rivolge quando si tratta di acquistare qualche dipinto o mobile antico. Potrebbe entrare a Palazzo Madama soltanto se gli otto candidati che lo precedono dovessero rinunciare alla carica. Dunque è solo una candidatura di facciata, ma non si sa mai.

Anche il Pd sembra avere le idee chiare, sostenendo, nel loro programma politico, che la cultura è un investimento, ma bisognerebbe per prima cosa avvicinare la spesa pubblica ai livelli europei, perché per il Pd sembra essere proprio l’investimento a costituire la vera garanzia di autonomia del mondo della cultura. Non disperdere le risorse, fare di più per attrarre nuove entrate private in questo settore, incentivi fiscali per lo sviluppo di diversi segmenti della produzione culturale (come ad esempio l’arte contemporanea o la musica), ma da non considerarsi del tutto sostitutivi all’investimento diretto e privato, fondamentali e necessari.

Per tornare a Giannino e al mondo dell’arte è chiaro e si è finalmente compreso che non basta più prendersi cura del patrimonio culturale del passato (lo avessero almeno fatto per bene in tutti questi anni…) continuando a vivere di rendita in saecula saeculorum. Possibile che non si riesca a far percepire che l’arte è una fonte di ricchezza in continua crescita? Basterebbe pensare ai risultati che il mondo delle aste (internazionali) sono in grado di raggiungere, con tutto l’indotto che ne consegue. Certo, si tratta di opere appartenenti ad artisti già affermati nella maggior parte dei casi, oppure di pittori storici addirittura già morti, ma anche il mondo dell’arte contemporanea, all’estero, è molto valorizzato. Ci sono nomi di artisti nati negli anni ’70, quindi giovani, che arrivano da Paesi che li appoggiano e che credono nelle nuovi generazioni agevolandoli, invece di ostacolarli. Mica come da noi, dove invece si continuano a strozzare imprenditori, collezionisti, galleristi e istituzioni museali. Continuando così come si può pretendere che non venga la voglia di abbandonare l’Italia sia fisicamente che a livello di investimenti?

Alle istituzioni e ai musei resta soltanto il crowdfunding. Di che si tratta? Di un processo collaborativo di persone che utilizza il proprio denaro mettendolo a disposizione di un’iniziativa, un progetto comune per aiutare e sostenere gli sforzi di persone ed organizzazioni, come è successo ultimamente al Louvre che a ottobre 2012 aveva iniziato una raccolta fondi per comprare due statuette d’avorio, pezzi unici al mondo, che andranno ad aggiungersi ad altre cinque figure già presenti al Museo. Sempre con il Crowdfunding il Louvre era già riuscito ad acquisire le “Tre Grazie” di Lucas Caranach nel 2010. E a Torino è stata fatta la stessa raccolta fondi per un servizio di porcellana per caffè, tè e cioccolata prodotto dalla manifattura Meissen (1730 ca), contrassegnato dalle armi della famiglia D’Azeglio. Ci vorrà questo per riuscire a ottenere finanziamenti per nuove acquisizioni, per i restauri?

Chissà mai sia venuto il tempo che la (speriamo nuova) classe politica italiana intervenga seriamente nel campo della legislazione culturale. Negli ultimi trent’anni gli unici interventi strutturali sono stati i tagli alle risorse. Vergogna!

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