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A miart, book signing del libro “Gli strumenti non esistono”

Nell’ambito di miart 2013, domenica 7 aprile 2013 alle  ore 15:00 si terrà la presentazione e booksigning del libro “GLI STRUMENTI NON ESISTONO.  La dimensione antropologica del design” di Andrea Branzi, Alessandro Rabottini, Armin Linke. Johan & Levi Editore

 
Stand Galleria Isabella Bortolozzi di Berlino

Fieramilanocity
ingresso Viale Scarampo, Gate 5
pad. 3, 20145 Milano

Nasce con questo volume la collana “il punto miart”, una serie di pubblicazioni realizzate da Johan & Levi in collaborazione con la fiera d’arte milanese, che dall’edizione 2013 avvia un nuovo percorso di internazionalizzazione e apertura al design e all’architettura.

Dall’incontro tra Andrea Branzi, teorico, architetto e designer di fama internazionale, Armin Linke, fotografo e video maker di fama internazionale, e Alessandro Rabottini, critico d’arte e curatore esterno alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, nasce Gli strumenti non esistono, primo volume della collana il punto miart e scambio multidisciplinare tra i tre personaggi. Il dialogo tra Andrea Branzi e Alessandro Rabottini ci conduce attraverso la prassi artistica di Branzi mentre il contributo visivo di Armin Linke racconta lo spazio privato dello studio, il luogo del lavoro quotidiano dell’artista, dell’architetto, del designer, scatti che Branzi ha corredato con didascalie scritte a mano da leggersi allo specchio, per conferire spazialità, facendo interagire immagini, disegno e scrittura.

Invitato dalle domande/riflessioni di Rabottini, Branzi espone le sue idee e concezioni sul design e sul suo rapporto con il reale e con le altre arti, a partire dalla nascita, partendo dal fatto che “il design è nato come ‘arte applicata’ e, anche nel lavoro apparentemente vicino all’arte, è sempre presente il concetto di ‘progetto’ e di ‘oggetto d’uso’”.

A suo avviso non esiste una relazione diretta tra arte e design, che considera due territori autonomi i cui confini “tendono a sfumare ma non a integrarsi”. In poco meno di sessanta pagine concentrate e ricche, Branzi apre il proprio mondo lavorativo e racconta il suo approccio antropologico al design toccando molteplici argomenti. Espone la sua anticonvenzionale idea di ciò che fu il Rinascimento; spiega la sua idea di libertà, creatività e committenza; riflette sulla tecnologia di ieri e di oggi, sugli oggetti che da sempre accompagnano la nostra vita e che a suo parere non rivestono semplicemente il ruolo di “strumenti” ma di “presenze animiste, misteriche e sciamaniche” atte a proteggere l’uomo e il suo mondo, e sul fatto che il design debba partire da qui e mantenere questo mistero; ragiona sulla relazione tra grandi crisi economiche e conflitti planetari; fa il punto sul fallimento del socialismo ieri e del capitalismo oggi, e sull’identità del XXI secolo, che consiste in una “riflessione sulle radici più remote del progetto, sulle sue radici primordiali, archetipe e profonde”; affronta il tema del binomio memoria/amnesia, preferendo la seconda delle due condizioni, suggerendola come congeniale all’artista, “in quanto è possibile ideare e creare solo con la volontà di ripartire, tutte le volte, da zero”. Con un elemento solidamente dichiarato come portante per l’atto creativo: l’intuizione.

 

Andrea Branzi (1938), architetto e designer italiano, è considerato tra i maggiori esponenti del design neomoderno ed è tra i fondatori di Archizoom Associati e Domus Academy. I suoi oggetti sono stati prodotti da Alessi, Cassina, Vitra e Zanotta. Tra i riconoscimenti alla carriera si ricordano il Compasso d’oro nel 1987, la laurea honoris causa in Disegno Industriale dalla Facoltà di Architettura dell’Università di Roma La Sapienza nel 2008 e nello stesso anno la nomina a membro onorario del Royal Designer for Industry di Londra. È stato professore ordinario alla Facoltà di Design del Politecnico di Milano e presidente del corso di studi in Design degli Interni.

Armin Linke (1966) è uno dei più noti fotografi internazionali. Documenta i fenomeni della globalizzazione e dei suoi effetti sociali e politici e, come fotografo e video maker, lavora a un archivio a crescita progressiva sulle diverse attività umane e sui nuovi paesaggi naturali e artificiali. Le sue opere sono state esposte nei principali musei del mondo, tra cui il MAXXI e il Centre Pompidou. Vive a Berlino e insegna all’HfG di Karlsruhe.

Alessandro Rabottini (1976) è critico d’arte e curatore esterno presso la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo. Come curatore ospite ha curato mostre per la GAM – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino e per il Centre Culturel Français di Milano. Suoi scritti appaiono regolarmente su riviste internazionali come Frieze, Modern Painters, Flash Art, MAP Magazine, Mousse e Kaleidoscope, oltre che su cataloghi internazionali per la Biennale di Berlino, l’OK Zentrum di Linz, il Casino Luxembourg, il Frac Languedoc-Roussillon, il Koninklijk Museum voor SchoneKunsten e il MUHKA di Anversa. È membro del comitato curatoriale di APT – Artis.

 

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