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Noveciento

Riflessione al vetriolo
Ecco, Milano esulta, il Museo del Novecento è terminato e apre i battenti.
Emozione, orgoglio ed un sentimento di revanche rivolta a “Roma ladrona” ed al suo MAXXI che un poco aveva umiliato l’alterigia meneghina e la vantata cultura del fare delle istituzioni e della borghesia ambrosiana, si respirano nell’aria durante la conferenza stampa.
Tutto bene dunque. Milano entra finalmente nel circuito delle grandi città europee che vantano prestigiosi musei e istituzioni che ci raccontano la loro storia, le peculiarità culturali ed il rapporto con la contemporaneità che le caratterizza. Manco per niente, mission impossibile! il panetùn appena sfornato si è sgonfiato, l’impasto è “impazzito” e lo ha reso indigesto. Il museo, dichiara l’architetto Italo Rota è “Un istallazione non un’architettura. Uno spazio da visitare con il corpo (e con la mente tanto tanto intensamente…) per entrare in contatto con una serie infinita di capolavori. Una installazione per attivare il b-side di Piazza Duomo..”. B-side, il lato b? ma come cacchio parlano! “il museo, luogo di grandi piaceri, diversi, di perversioni da collezionisti, il museo casa d’appuntamenti (e daje col b-side). Ma forse oggi il museo è una casa di cura. Cura di che cosa? Degli OCCHI. A me gli occhi!” E ridaje col mesmerismo, già ad Artissima ci volevano propinare una fusion tra pratiche artistiche e ipnosi… bene, questo il prologo, adesso veniamo al dunque.Che ridare vita e funzione all’Arengario non fosse una passeggiata è un’attenuante non da poco. Che l’anima dello spazio, per quanto sventrato e riprogettato, imponesse dei vincoli oggettivi nel ridare unità ad un luogo così articolato per ridefinire quale spazio espositivo tutto il complesso è una sfida temeraria -e va riconosciuto ad Italo Rota e Fabio Fornasari di averla accettata- ma l’effetto grande magazzino, Rinascente, c’è tutto e per di più pure un tantino già datato, incapace di ridare vita ed un po’ di sex-appeal ad una collezione che -con l’eccezione per la parte riguardante la donazione Juker e di qualche altra isolata opera- è modestissima e carente per quel che concerne il Novecento allestita alla façon di una vecchia quadreria di provincia che non fa giustizia alla nostra bella Storia e che soprattutto la rende illeggibile. Ma che Campigli avete trovato? e Marino Marini, il più grande e internazionalmente apprezzato scultore italiano, così me lo presentate? Va un po’ meglio sul contemporary, al quale mi pare sia stata dedicata maggiore attenzione, anche se lo sforzo rapportato alle ambizioni e all’importanza della gran Milan è un po’ poca cosa. Va bè, non buttatevi giù, lo ammetto, ho schiacciato il pedale, la sala di Fontana con il neon e il ferro è di grande effetto, la piazza là sotto con il Dôm è un bel vedere… però quel soppalco funereo, tutto nero, come una qualsiasi galleria de paese in trasferta in qualche prestigiosa art-fair, perché? Fa soffrire, e molto, assistere Milano, questa bella montagna, partorire un rattin. Badate, non è neanche questione di individuare errori ed insufficienza personali, è il climax in tutto il paese che è impazzito, stordito da una sorta di spora di antrace che si è insinuata nelle narici e nelle menti di tutti e fa pensare e dire al nostro architetto cose del tipo: Piazza Duomo, un 45 giri marcato da un grande successo “La galleria” e con un B side ancora da ascoltare “Il lato di Palazzo Reale” che fanno il paio con Le primarie sono come il bambino che si porta all’orecchio la conchiglia per ascoltare il rumore del mare, sono il rumore della vita by Niki Vendola. Signore aiutaci tu! Mi ripeto, l’ho già scritto, si vede che le congiunzioni astrali non ci sono favorevoli, che gli Dei ci hanno momentaneamente abbandonato. Non ci resta che seguire il consiglio di quel bel motivo che recita chi si accontenta gode, così così!Bon, in omaggio al bel tempo che fu vi dedico questa bella canzone

in punta di pennino

il Vostro LdR

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