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Il Direttore Paolo Manazza intervista la curatrice Francesca Valente

Da sinistra, Giorgia Rissone, Francesca Valente, Margherita Marzotto, Stephanie Fazio, all’inaugurazione di Visioni Apocrife, la personale di Giacomo Costa promossa da smART, nuovo polo per l’arte a Roma.
Il direttore di ArtsLife intervista Francesca Valente, nota per il trentennale impegno nel portare il meglio della cultura italiana all’estero, grazie al suo ruolo alla Farnesina, curatrice di Visioni Apocrife, la personale di Giacomo Costa in corso fino al 28 novembre 2013 da smART, nuovo polo per l’arte a Roma.

Cosa ne pensa della distanza tra il circuito contemporaneo dell’arte italiana e quello internazionale? Pensa che la distanza sia incolmabile o meno?

Penso che la distanza sia ancora grande ma che possa essere colmata con la visione di un piano di intervento da realizzare quanto prima e in sinergia. Il circuito dell’arte contemporanea italiana va maggiormente valorizzato da tutte le istituzioni italiane all’estero, sia pubbliche che private, presenti in specifiche macroaree. Se tutti gli 89 Istituti Italiani di Cultura (IIC) si facessero promotori privilegiati dei nostri artisti in collaborazione con l’Istituto per il Commercio Estero (ICE) e l’ ENIT, Agenzia Nazionale del Turismo e altre istituzioni italiane, quali musei e fondazioni, nonché con le istituzioni locali, tutto sarebbe meno arduo. Le sedi ENIT e/o degli IIC in collaborazione con enti “super partes” qualificati potrebbero ad esempio proporre ogni anno sulla scena internaziale due delle venti regioni italiane e offrire cosi una panoramica artistica, come e’ gia’ stato fatto dall’Ambasciata di Washington o da singoli IIC illuminati. Ma tutto questo finora e’ stata un’eccezione e non una regola. Ognuno lavora in proprio e non vede la portata globale dell’offerta della creativita’ italiana e dell’immenso patrimonio da sfruttare anche in termini economici che potrebbe portare un sensibile incremento del Pil. Anche l’Ice puo’ studiare l’andamento del mercato dell’arte attraverso le quotazioni delle aste e delle gallerie e promuovere il meglio dell’arte contemporanea come parte integrante del Made in Italy, invece di concentrarsi sull’offerta di vini, scarpe e altri beni di consumo. Alla base dovrebbero esserci corsi di vera formazione organizzati dal Ministero degli Esteri. Spesso i funzionari che superano l’esame per rappresentare il nostro paese all’estero, provenienti dai settori piu’ disparati, hanno una preparazione molto limitata nel campo dell’arte contemporanea e quindi non sanno distinguere quali artisti prediligere in una prospettiva internazionale. Almeno una volta all’anno il MAE, il Ministero per i Beni Culturali in collaborazione con la Biennale di Venezia  e alcune istituzioni museali di punta (anche decentrate come Rivoli e Rovereto) dovrebbero offrire un corso di aggiornamento e di guida in modo tale che le persone preposte a questi importanti uffici nel settore della diplomazia culturale, siano in grado, con l’aiuto di critici preparati, di individuare un certo numero di artisti italiani su cui investire, sia affermati che emergenti. Piu’ che mai il binomio impresa cultura e’ la carta vincente a cui ricorrere con intelligenza. Se solo si va a vedere la mostra di Duchamps alla GNAM di Roma si nota come una delle prime mostre in Italia di questo grande maestro siano state realizzate grazie ad un imprenditore illuminato (Gavina) con la collaborazione dell’eccellenza italiana in quegli anni, ovvero di Carlo Scarpa e di Achille e Piergiacomo Castiglioni.  Mi sono trovata recentemente dopo un vernissage a casa di un miliardario canadese e nella sua villa c’erano opere molto importanti esclusivamente nord-americane da Motherwell a Cindy Sherman. Non una singola opera proveniente dall’Italia. Incredibile ma vero! D’altro canto, in occasione di una importante mostra sull’arte italiana al Guggenheim di New York, curata da Germano Celant, il critico John Bentley Mays che ha recensito da Toronto la mostra sul Globe and Mail ha affermato che aveva gia’ assaporato la bravura di molti artisti da Lucio Fontana a Burri ed Emilio Vedova, da Capogrossi a Michelangelo Pistoletto, da Carla Accardi a Enzo Cucchi e Sandro Chia perche’ era stato ad una serie di personali all’Istituto Italiano di Cultura di Toronto. Bisogna quindi escogitare un piano razionale e urgente di intervento. L’eccezione deve diventare la regola, questa e’ una ricetta di sicuro successo. Tuttavia bisogna fare dal centro (anche a livello governativo) un piano di lancio vero e proprio dell’arte contemporanea italiana senza perdere di vista il fine ultimo: creare un ponte fra l’Italia cosi’ ricca di creativita’ e il resto del mondo.

Quali sono secondo lei gli strumenti per valorizzare internazionalmente l’arte contemporanea italiana?

Gli strumenti sono le nostre istituzioni italiane in Italia e all’estero, tutte forse troppo autoreferenziali, immerse nei propri problemi contingenti di budget e personale e quindi poco disponibili ad aprirsi al mondo e battersi per l’eccellenza in questo straordinario settore. Se pensiamo che il ‘900 ha dato maestri come Modigliani, Marino Marini, Lucio Fontana, etc che sono diventati punti di riferimento internazionale, chissa’ cosa ci riserva il terzo millennio? Questo se solo ci adoperiamo tutti insieme a “vedere” il patrimonio che abbiamo nel campo della scultura, pittura, incisione, fotografia e ceramica, e a valorizzarlo con fede nella convinzione di fare un vero servizio al Paese.

 

 

 

 

 

 

GIACOMO COSTA

Visioni apocrife

a cura di Francesca Valente

16 ottobre – 28 novembre 2013

 

smART – polo per l’arte

Piazza Crati 6/7, 00199 Roma

Orari: da martedì a sabato  10-13 / 15-19

Tel.: +39 06 99345168

esposizioni@smartroma.org – www.smartroma.org

Facebook & Twitter: smART – polo per l’arte

 

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