Cinque giorni di salone, tre anni appassionanti
13 – 17 novembre 2013, Palais Brongniart, Parigi
Paris Tableau è nato nel 2011 su iniziativa di dieci mercanti d’arte antica cui stava a cuore la valorizzazione internazionale di questa disciplina artistica. Questo salone intimo, ma non confidenziale è la punta di diamante di una professione che capitalizza un savoir-faire e un livello d’esperienza senza pari sul mercato parigino.
Con oltre un centinaio di opere d’un valore compreso tra 10.000 e 3.500.000 euro, questa manifestazione ha contribuito in meno di due anni a dinamizzare un mercato dell’arte e creato tante opportunità, per musei e collezionisti, di arricchire le proprie collezioni. I circa 6.000 visitatori nel 2011 e il 10% in più registrati del 2012, attestano che questo salone di pittura antica ha trovato la sua collocazione. Paris Tableau, è innanzitutto una storia d’amore e di reciproca fiducia.
Si parte con l’amore per la pittura dal Medio Evo alla fine del XIX secolo che i dieci mercanti d’arte fondatori, Hervé Aaron, Éric Coatalem, Bertrand Gautier, Bob Haboldt, Jean-François Heim, Georges de Jonckheere, Jacques Leegenhoek, Giovanni Sarti e Claude Vittet, condividono con il Presidente Maurizio Canesso. Questo ha permesso loro di instaurare una relazione basata sulla fiducia con i loro collezionisti. Ne fa testo la testimonianza di uno di essi, Monsieur Antoine Béal: « Ho acquistato i 2/3 della mia collezione da mercanti d’arte. Apprezzo il loro ruolo di consiglieri – che non esiste nelle sale d’asta – come pure i servizi che propongono. Mi riferisco anche alla presentazione delle opere a domicilio ».
Ben lontano dall’essere esclusivamente commerciale, il ruolo del mercante è anche quello di dare il proprio contributo alla storia dell’arte, andando alla ricerca dell’attribuzione di un’opera, ma anche della sua provenienza. Il coinvolgimento del mercante nel suo lavoro è ancora più forte quando prende dei rischi impegnandosi finanziariamente nell’acquisto di un’opera di cui forse il compratore tarderà a manifestarsi.
Malgrado ciò, il mercante collabora con fervore con gli storici dell’arte, con i restauratori, con i corniciai per svolgere al meglio la propria missione: proporre l’opera nelle sue condizioni ottimali. È questo che lo rende allo stesso tempo interlocutore appassionato di collezionisti e conservatori e il motore economico della ricerca e dell’artigianato. Essere mercante di pittura antica, in due parole, è rivelare il valore intrinseco dell’opera apportandone nel contempo il valore aggiunto.
L’edizione 2013 di Paris Tableau raggrupperà ventidue mercanti di pittura antica tra i quali sono incluse quattro new entry: Coll & Cortés di Madrid, Michel Descours di Lione, il parigino d’origine spagnola Gabriel Terrades e Carlo Virgilio di Roma. Le scuole francesi, italiane, spagnole e del Nord saranno rappresentate attraverso i vari generi di pittura. Per i ritratti segnaliamo il Ritratto di una Dama di Qualità di François Clouet e suo atelier (Galleria Jacques Leegenhoek), lo Studio di un Vecchio, recente attribuzione a Rubens (The Weiss Gallery): una scoperta che esalta il talento dell’artista. Il cappello di paglia di Alfred Stevens (Talabardon et Gautier), la cui data attesta l’apertura del salone ai dipinti della fine del XIX secolo e per finire uno dei tesori di questa terza edizione: un autoritratto travestito da Testa di Santa di Artemisia Gentileschi (Galleria Cesare Lampronti), in cui l’artista ha dato prova, con le sue pennellate, di una delicatezza particolare. Ci si lascerà poi sorprendere da un genere di «ritratto a parte» idealmente rappresentato da L’Albergo Saint Michel di Pieter Brueghel le Jeune (De Jonckheere).
Per gli amanti della pittura religiosa, lo sguardo sarà irresistibilmente catturato dall’aria enigmatica del Cristo Deriso di Giacomo Cavedone (Galleria Canesso) o dalla tenerezza che trasmette il dipinto di Jacques Stella, La Vergine che prepara il pasto del Bambino Gesù (Galleria Éric Coatalem). Si ammirerà la Tentazione di Sant’Antonio firmato da Louis-Joseph Watteau (Galleria Claude Vittet) ma anche il dipinto su rame di Paul Bril, Gesù e il Mare di Galilea (Galleria Sanct Lucas), un piccolo formato che sorprenderà per la forza che trasmette. La pittura su fondo oro sarà degnamente rappresentata da Tuccio Di Gioffredo Da Fondi, con il suo Matrimonio mistico di Santa Caterina d’Alessandria (Galleria G. Sarti). Il Cristo e la Samaritana di Girolamo Da Santacroce (Derek Johns) sarà tra i dipinti più antichi presenti a Paris Tableau 2013.
Infine, la galleria Coll & Cortés ci farà ammirare un olio su tela attribuito a Guercino: Gesù caccia i Mercanti dal Tempio. Per chi ama i paesaggi, Paris Tableau 2013 rappresenta una vera occasione per i collezionisti di «Chevalier Volaire». Due dei suoi dipinti rappresentanti il Vesuvio in eruzione, sono esposti rispettivamente negli stand di Carlo Virgilio e Charles Beddington. Antoine Payen, proposto dalla Galerie Michel Descours, ci inviterà per un viaggio con il Ponte di bamboo sul fiume Tjisadane a Bogor (Ovest di Giava).
Gli appassionati di nature morte non resteranno indifferenti di fronte agli appetitosi richiami di Natura Morta con Vaso di Fiori e Paniere di Frutta di Jan Davidsz. De Heem e il suo atelier (Haboldt & Co) e alla Natura morta con Coppa di melograno e Bouquet di Fiori di Bernardo Polo, proposta dalla Galleria Terrades.
Non va dimenticata la stuzzicante composizione di Hans van Essen, Natura morta con Astice […] (Galleria David Koetser): un invito ad addentarlo! Non mancano scene di genere e istanti rubati come quella di Scene di villaggio di Étienne Jeaurat che ci farà condividere un momento di vita popolare del XVIII secolo (Galleria Didier Aaron & Cie). Un festoso gruppo che gioca a backgammon in un interno è quanto propone Kunsthandel P. de Boer: Dirk Hals dipinge una partita di questo gioco di società, in realtà più vicino al gioco di seduzione. Jean- François Heim ha scelto di presentare una tela piena di dolcezza e sensualità, Donne fellahs ai bordi del Nilo, firmata da Léon-Adolphe Belly. A Rafael Valls dobbiamo un altro dipinto carico di esotismo, Paesani della Dominique mentre danzano e conversano, di Augustin Brunias.
Infine i mercanti di cornici, Capucine Montanari ed Enrico Ceci ci permettono di attraversare i secoli, dal XVI al XX, presentandoci magnifici pezzi scolpiti, intagliati, dorati o impiallacciati. Paris Tableau non ha solo come scopo quello di mettere in agitazione i sensi e le emozioni dei visitatori o mostrare e vendere belle tele. Paris Tableau è un vero luogo d’erudizione. La sua visione didattica è allo stesso tempo un impegno di serietà e la conferma che si tratta dell’unico salone al mondo specializzato in pittura antica.
In particolare quest’anno 2013, in collaborazione con la Fondazione Federico Zeri, verrà organizzato un convegno, nel pomeriggio di mercoledì 13 novembre, all’interno dei suoi spazi. Con il titolo Federico Zeri e la Conoscenza, traccerà il percorso di quest’uomo eccezionale: gli incarichi che ha ricoperto, la sua collezione personale e le sue donazioni, hanno fatto di lui una grande figura della storia dell’arte.
Su idea di Guillaume Kientz, conservatore del dipartimento di Pittura del Museo del Louvre e commissario dell’esposizione, Paris Tableau ha voluto dare rilievo ai collezionisti che hanno fatto doni ai musei. Intitolata Sous réserve d’usufruit, (con riserva diusufrutto), questa esposizione organizzata all’interno del Salone in collaborazione con il dipartimento di Pittura del Museo del Louvre, metterà in luce gli aspetti di questo tipo di donazione che consente ai proprietari di beneficiare di vantaggi fiscali pur continuando a fruire delle proprie opere, ai musei di arricchire le proprie collezioni e ai mercati di mantenersi dinamici. Sei quadri, che sono ancora presso i loro donatori saranno una conferma di quanto dichiarato.
Con questa esposizione i mercanti d’arte intendono ricordare ai visitatori che, oltre alle vendite dirette a istituzioni, possono essere all’origine di donazioni effettuate da collezionisti privati a cui hanno consigliato acquisti di opere. È quindi logico constatare che il mercante si impone come uno degli anelli essenziali per indirizzare un’opera verso una collezione. Paris Tableau si fa interprete della vitalità di una professione immutabile che riflette l’amore per l’arte che ha contribuito a mantenere in vita.
La donazione con riserva di usufrutto: come conciliare piacere e generosità
Creato nel 1793, il Museo del Louvre è oggi uno dei più antichi e prestigiosi musei al mondo. La sua reputazione è fondata sull’originalità e la diversità delle sue collezioni enciclopediche provenienti da un eccezionale fondo principesco. Da oltre due secoli, l’azione generosa di mecenati, collezionisti e appassionati d’arte ha arricchito questo fondo. Con i loro doni hanno contribuito al costante arricchimento delle collezioni, universalmente conosciute e apprezzate, del «più grande museo del mondo».
Questa antica tradizione di donazioni al Louvre, perpetuata da diverse generazioni di grandi collezionisti come i Rothschild, i Camondo o i David-Weill, si è estesa da qualche anno ad appassionati d’arte più modesti, incoraggiati nella loro generosità da disposizioni fiscali molto favorevoli rispetto ai doni a musei.
Molte formule giuridiche, che presentano tutte un interesse dal punto di vista fiscale, permettono di contribuire allo sviluppo di un museo e all’arricchimento delle sue collezioni: la dazione, la donazione di somme in denaro o di opere d’arte, la donazione con atto notarile o la donazione con riserva di usufrutto. Quest’ultima permette contemporaneamente di coniugare il piacere del possesso con quello della trasmissione altruista alle generazioni future e consente di conciliare la fruizione dei propri beni con i benefici fiscali.
Il suo principio:
Questa variante molto semplice della donazione con atto notarile, utilizza la possibilità di smembrare la proprietà: il donatore trasmette al museo la nuda proprietà di un bene che gli appartiene (un’opera o tutto o una parte della propria collezione) riservando a sé stesso (o anche alla persona da lui designata: coniuge, figlio, terze persone) l’usufrutto di questi beni.
Come funziona:
In questo modo, il donatore (l’usufruttuario) può immediatamente beneficiare dei vantaggi fiscali legati alla sua donazione e conservare il godimento di un bene vita natural durante (o fino a quando decide di rinunciare al suo usufrutto). La trasmissione materiale del bene interviene al termine di questo periodo presso il museo, che entra allora nel possesso effettivo dell’opera o della collezione donata.
I vantaggi fiscali:
Come per tutti i doni ai musei, anche la donazione con riserva di usufrutto è esonerata dai diritti di voltura o imposta sul trasferimento di proprietà e permette al donatore di beneficiare dei vantaggi fiscali previsti dall’articolo 200 del Codice Generale d’Imposte: 66% del valore della nuda proprietà trasmessi al museo sono deducibili dal montante dell’imposta sul reddito, nel limite del 20% del reddito imponibile. Questo valore della nuda proprietà varia in funzione dell’età del donatore, secondo lo schema qui riprodotto.
La donazione con riserva di usufrutto nella pratica:
Prendiamo un esempio: avete 56 anni e un imponibile di 40.000€. Voi date un dipinto al museo del valore 10.000€. Considerata la vostra età, il valore della nuda proprietà del dipinto è di 5.000€. Voi potete dedurre il 66%, ovvero 3.300€, la somma compatibile con il plafond del 20% del vostro imponibile (8.000€).
N.B.: nel caso di un dono dieci volte più importante (100.000€), il vostro diritto di deduzione di 33.000€ eccede di 8.000€, ma potrete dedurre la somma eccedente alle stesse condizioni fino a 5 anni:
• anno 1 : deduzione 8.000€
• anno 2 : deduzione 8.000€
• anno 3 : deduzione 8.000€
• anno 4 : deduzione 8.000€
• anno 5 : deduzione del saldo, 1.000€
La donazione a favore delle collezioni nazionali: un gesto di generosità alla portata di tutti.
In relazione a questo dispositivo fiscale molto interessante, il profilo dei donatori al Louvre si è a poco a poco modificato e allargato. Ormai le grandi fortune sono lontano dall’essere le sole a sostenere l’arricchimento delle collezioni. I privati che non sono particolarmente ricchi né proprietari di una immensa collezione contribuiscono sempre più spesso:
• sia attraverso doni in denaro, qualche volta anche modesto (abbiamo visto l’immenso interesse suscitato dal progetto d’acquisto delle Tre Grazie di Lucas Cranach il Vecchio, o più recentemente delle statuette gotiche in avorio che completano la Descente de croix del Louvre).
• sia con doni in natura, facendo la scelta molto giudiziosa di opere o artisti che mancano alle collezioni del museo e che gli offrono, riempiendo così delle lacune. Tra questi donatori, sempre più numerosi ogni anno, ci sono quanti fanno ormai la scelta della donazione con riserva di usufrutto per il duplice vantaggio che procura.
Il mercante, consigliere privilegiato del donatore:
Alcuni espositori di Paris Tableau danno una testimonianza del ruolo indiretto che hanno avuto in una donazione. Jean-François Heim a proposito del Ratto di Proserpina, di Nicolas Mignard: « Quest’opera proveniva da una collezione privata in Italia. La galleria ha agito come intermediario tra un grande collezionista parigino, Monsieur Antoine Béal che ha un gusto molto preciso, e i proprietari italiani. Come per altri quattro quadri, Antoine Béal ne ha fatto dono con riserva di usufrutto al museo del Louvre. Questo raro dipinto riempie due lacune: è la prima opera di Nicolas Mignard che entra al Louvre ed è il solo quadro che rappresenta i grandi pittori del Midi fino ad oggi assenti nel museo del Louvre. »
Michel Descours a proposito di Il giovane Gaston, detto l’Angelo di Foix, di Claudius Jacquand: « Sono felice di vedere questo quadro donato al museo del Louvre con riserva di usufrutto, perché è una delle opere più belle di questo artista lionese.
Dopo essere stato acquistato dal banchiere Jacobson, nel 1876 il dipinto è stato riacquistato dal nipote dell’artista ed è restato nella famiglia fino a quando negli anni 1960 ne ha fatto dono all’OEuvre des Dames du Calvaire; è stato quando i beni di questo istituto di beneficenza sono stati messi in vendita che ho avuto l’occasione di farne l’acquisto.
Ma è un ricordo più prosaico che mi è tornato in mente quando ho visto che questo quadro sarà presentato a Paris Tableau: quello della consegna acrobatica a casa del suo proprietario! Troppo grande per passare dalle scale, abbiamo dovuto improvvisare un’ascensione dalla corte, issandolo attraverso una finestra quasi troppo piccola per lui… È anche a prezzo di tali sforzi che l’arte ci riempie di soddisfazione! »
Anche la Galerie Canesso ha contribuito a una donazione d’importanza patrimoniale piuttosto significativa. Nel gennaio 2011, Frédéric Mitterrand, all’epoca ministro della Cultura, ha messo in deposito al museo d’Art et d’Histoire du Judaïsme a Parigi I Funerali Ebraici d’Alessandro Magnasco (1667-1749), un quadro acquistato presso la Galerie Canesso dallo Stato, grazie al finanziamento di un mecenate che ha voluto restare anonimo. Questo dipinto, eccezionale per qualità e soggetto, mette in risalto uno sguardo nuovo, alimentato dalla filosofia dei Lumi, su una popolazione che va ad occupare un posto sempre più importante nell’Europa moderna. Datata d’inizio anni 1730, quest’opera coniuga forza cromatica e audacia di composizione al servizio di un soggetto raro. È in effetti la sola illustrazione conosciuta di questo tema nell’opera di Magnasco. Questo quadro, qualificato «opera d’interesse patrimoniale maggiore» è iscritto negli inventari delle collezioni del museo del Louvre. Va ad aggiungersi all’insieme delle importanti pitture di Magnasco già presenti nelle collezioni del museo del Louvre, tra cui Banchetto nuziale di bohémiens (verso 1730-1735). Questa acquisizione è stata resa possibile grazie alle disposizioni fiscali della legge del 1° agosto 2003 relative al mecenatismo, alle associazioni e alle fondazioni. Grazie al mecenatismo d’impresa, queste disposizioni creano condizioni favorevoli all’ingresso in collezioni pubbliche di opere riconosciute dalla commissione consultiva dei tesori nazionali d’interesse patrimoniale maggiore. Infine, David Koetser ha venduto numerosi dipinti a collezionisti che in seguito hanno legato le loro collezioni a dei musei. Un collezionista americano ha acquisito attraverso l’intermediazione della galleria circa trentadue quadri che sono stati esposti nei più grandi musei americani come la National Gallery di Washington, il Metropolitan Museum di New York, il Museo di Nuova Orleans etc. Grazie alla Galerie Koetser, il grande collezionista Edward Carter ha formato la metà della sua collezione di dipinti, successivamente legati al Los Angeles County Museum of Art, di cui è anche il cofondatore.
Convegno – 13 novembre 2013
Federico Zeri e la Conoscenza
Sotto la direzione di Anna Ottani Cavina e Mauro Natale
« Sono nato a Roma in Via XXIV Maggio il 12 agosto 1921, a qualche passo dal Quirinale e dalle statue dei Dioscuri. » Con questa frase, Federico Zeri lega le sue origini culturali alla sua vocazione precoce per l’arte e l’Antichità classica. Un filo conduttore che lo accompagnerà in tutta la sua carriera… È all’università di Roma, all’inizio degli anni 1940, che Zeri fa il primo incontro decisivo della sua vita. Si tratta di Pietro Toesca la persona che supervisiona la sua tesi di laurea e che lo presenta a Bernard Berenson. Fin d’allora traspare il suo approccio non convenzionale con la storia dell’arte: con i suoi punti di vista alternativi, Zeri pone domande innovative
sui grandi temi della storia dell’arte.
Dopo la guerra Zeri fa degli incontri che lo segnano: Giuliano Briganti, Mario Praz e soprattutto Roberto Longhi con il quale intratterrà relazioni tumultuose e competitive. Nel 1948, Zeri viene nominato direttore della Galleria Spada a Roma ma ci resterà solo due anni. Da quel momento la sua carriera sarà quella di uno storico dell’arte indipendente, che farà sempre appello al suo senso critico nei confronti della protezione delle arti, mettendo in rilievo gli stretti legami tra le opere d’arte e il loro contesto. Il suo interesse per la scoperta di settori minori della produzione artistica, lo porta verso un lavoro filologico e storico per ridare valore ad artisti dimenticati. Pubblica i risultati delle sue ricerche in uno stile chiaro e conciso, prendendo a prestito anche il vocabolario scientifico. La metodologia del connoisseur, che ha appreso da Toesca, Berenson e Longhi, diventa per Zeri di una importanza fondamentale e il suo strumento di lavoro privilegiato: la creazione di un fondo di fotografie sulla pittura italiana diventa, nel corso del tempo, « gli archivi privati più importanti al mondo ». Al suo talento di esperto, aggiunge un vasto network di relazioni che includono i più grandi collezionisti e antiquari della sua epoca. Intrattiene anche legami molto stretti con gli Stati Uniti: professore alle università di Harvard e Columbia, esegue delle expertise per le grandi collezioni pubbliche americane ed è molto attivo nella creazione del museo Getty di Los Angeles.
Zeri trascorre il suo tempo tra l’Europa, gli Stati Uniti e il Medio Oriente. Quando ritorna in Italia, è dalla sua campagna romana che continuerà ad esprimere con franchezza i suoi punti di vista alla stampa, alla televisione, diventando a poco a poco la coscienza critica della cultura italiana. Ed è per questo che otterrà tardivamente il suo riconoscimento. Nel 1993 è stato nominato vice-presidente del Consiglio Nazionale del patrimonio culturale italiano e, successivamente, membro dell’Accademia di Belle Arti. Fino alla fine, Zeri continuerà a lavorare, dichiarando che « ogni giorno porta il suo contributo di fotografie e di dipinti ». Muore a Mentana il 5 ottobre 1998. Mercoledì 13 novembre dalle ore 14.30 alle 18.00, eminenti storici dell’arte esamineranno il principio della conoscenza attraverso l’esempio edificante di Federico Zeri. Il programma degli interventi sarà comunicato ulteriormente.
I partecipanti:
Michel Laclotte, Museo del Louvre, Parigi, Presidente onorario
Pierre Rosenberg Académie française, Museo del Louvre, Parigi, Presidente onorario
Keith Christiansen, Direttore del Dipartimento di Pittura Europea al Metropolitan Museum of Art, New York
Nicholas Penny, Direttore della National Gallery, Londra
Anna Ottani Cavina, Direttore della Fondazione Federico Zeri, Bologna
Mauro Natale, Università di Ginevra
Andrea Bacchi, Università di Bologna
David Ekserdjian, Università di Leicester