Puntuale come ogni anno da sei anni arriva sotto l’albero di 30 metri a basso consumo energetico di Milano il regalo espositivo targato Eni. Basta Louvre che nelle ultime 4 festività natalizie ha portato in città, dopo il Caravaggio dalla Collezione Odescalchi, l’enigmatico San Giovanni di Leonardo, l’ammaliante Donna allo specchio di Tiziano, le atmosfere a lume di candela di De La Tour e la “nobile semplicità” di Amore e Psiche, mostra più visitata dell’anno scorso con più di 225 mila visitatori in un solo mese con code chilometriche sotto pioggia, neve, gelo, attratti dalle algide grazie dei due amanti scolpiti da Canova e dipinti da Gérard.
Benarrivati Musei Vaticani, benvenuto Raffaello. Palazzo Marino apre la sua Sala Alessi fino al 12 gennaio ad uno dei massimi capolavori del Rinascimento italiano. La Madonna di Foligno del maestro urbinate dipinta intorno al 1511-1512, quando Raffaello scopre il cromatismo veneto e lo fonde nella sua opera alla conquista della “intera perfezione” (Vasari). Congiuntura stilistica perfetta, “melodioso dominio delle forme e del colore”, ecco la prima pala romana d’altare del pittore, da ammirare a Milano in un istante lungo 40 giorni: “maestosa, magnetica, straordinaria, irripetibile e finalmente sola”, posta al centro della scena incastonata in un abside nero che accoglie la tela e contrasta i fondali di cielo alle spalle che abbracciano i visitatori nello spazio d’approfondimento successivo alla “visione” sacra e profana dell’opera.
Sulla volta architettonica sorretta dalle cariatidi scorrono proiettate le nuvole che popolano i cieli di Raffaello. Un soffio che diviene canto corale dei sensi tra musica sacra profusa per lo spazio e profumi creati ad hoc per una “piramide olfattiva” ispirata al colore seguendo il moto ascensionale che conduce al cielo, quello che Berenson in Raffaello definì “una guaina dell’anima”.
E il cielo della “Sacra Conversazione“ (come la cita Vasari nelle sue Vite) è un tripudio azzurrino di angioletti “nuvole tra nuvole” dove la Madonna si staglia seduta su “uno sgabello di nubi in un coro di angeli” (A.Venturi) entro un grande nimbo dorato che abbozza dei riflessi di luce sui cherubini che lo circondano. In braccio, sulle ginocchia della Madre il Gesù Bambino con il piede lievemente appoggiato a una nuvoletta con gli occhi socchiusi rivolti verso la “parte terrena” del dipinto dove un putto alato, con i piedi saldamente a terra, sorregge una tabula ansata senza alcuna scritta. Un “silenzio visivo” avvolto nel mistero che si aggiunge all’altro “elemento misterioso” che a lungo ha interrogato gli studiosi: l’oggetto infuocato che piomba sul piccolo centro abitato sullo sfondo al centro della scena del quadro. Un fulmine, una meteora, un pezzo di artiglieria? Fenomeno celeste o artificio umano, la cosa certa è che, primo, la pala è stata commissionata da tale Sigismondo de’ Conti, segretario di papa Giulio II, per la scampata morte ad un “proiettile di fuoco” che mirava la sua casa; secondo, si abbatte su quel borgo “singulare e bellissimo” immerso in un paesaggio alla veneta (o alla ferrarese) in cui “si sente persino un eco della Tempesta di Giorgione” e racchiuso in un’aura-arcobaleno che simboleggia la protezione divina e il conseguente lieto fine.
Scampato al pericolo per divina intercessione, il committente lo si ritrova raffigurato in devota genuflessione sulla destra del dipinto a fianco a San Girolamo con annesso mansueto leone. Ai due si contrappongono dall’altra parte del quadro il San Giovanni Battista e San Francesco d’Assisi. Tutti umilmente partecipanti alla maestosa e abbagliante Visione della Madonna in religiosa ammirazione. Proprio come noi visitatori davanti a Raffaello.
Capolavori protagonisti delle precedenti edizioni:
2008. La Conversione di Saulo di Caravaggio (dalla collezione Odescalchi);
2009. San Giovanni Battista di Leonardo da Vinci;
2010. Donna allo specchio di Tiziano;
2011. Adorazione dei pastori e San Giuseppe falegname di Georges de La Tour;
2012. Amore e Psiche stanti di Antonio Canova e Psyché et l’Amour di François Gérard.
Foto e testo: Luca Zuccala © ArtsLife
INFORMAZIONI UTILI
Raffaello a Milano
“La Madonna di Foligno”
28 novembre – 12 gennaio 2014
Milano, Palazzo Marino, Sala Alessi
INGRESSO LIBERO
Orari di apertura al pubblico
Tutti i giorni dalle ore 9.30 alle 20.00
(ultimo ingresso alle ore 19.30)
giovedì dalle ore 9.30 alle 22.30
(ultimo ingresso alle ore 22.00)
Chiusure anticipate
7 dicembre, chiusura alle ore 12.00
24 e 31 dicembre,
chiusura alle ore 18.00
Aperture straordinarie
aperto i giorni 8 e 25 dicembre 2013
e 1 gennaio 2014
Informazioni al pubblico 24h/24
Numero verde gratuito 800.14.96.17
Ufficio stampa mostra
Emanuela Filippi – Eventi e Comunicazione
Catalogo 24 Ore Cultura
3 Commenti
BEL-LIS-SI-MO PO-E-TI-CO RAF-FA-EL-LO
con piacere faccio miei la descrizione e le osservazioni sull’opera in modo da poterli utilizzare al momento della visita alla sala Alessi. Pochi saranno i minuti che si avranno a dispozione per ammirarla e il vulnus è sempre quello: come far proprio un capolavoro introiettandone i particolari e l’insieme in così poco tempo? ma, d’altra parte, questa è un’occasione (anche gratuita) per consentire a tantissimi (Milano risponde sempre “in massa”)di vedere le meraviglie degli artisti del colore, della luce e delle forme.
Il quadro è molto bello però faccio una riflessione: sono appena stato a Firenze, dove tra gli Uffizi e gli altri musei ci saranno almeno cento quadri di questa levatura: a parte la potenza dei media e quindi la pubblicità al quadro, vorrei far notare come l’allestimento con fondo nero e la luce concentrata solo sul quadro fanno, anche questa volta, giustamente risaltare l’opera moltissimo. Agli Uffizi invece ad esempio, la Primavera e la Venere del Botticelli sono esposte su fondo bianchiccio, in una sala affollata di altri quadri, con luce diffusa e scarsa dall’alto….: se facessero un allestimento come questo anche nei musei per i quadri principali, avrebbero un ben diverso successo (vedasi anche il posizionamento del Quarto Stato nel Museo del Novecento…!)