Dio Storia dell’Uomo. Dalla parola all’immagine
di Andrea Dall’Asta Prefazione di Bartolomeo Sorge Edizioni Messaggero Padova 208 pp., 23 euro |
Andrea Dall’Asta (Fontevivo, Parma, 1960), membro della Compagnia di Gesù e Direttore della Galleria San Fedele di Milano e della Galleria Raccolta Lercaro di Bologna, ha recentemente pubblicato il volume Dio Storia dell’Uomo. Dalla parola all’immagine con le Edizioni Messaggero di Padova. Partendo dai testi sacri, l’autore indaga le origini delle rappresentazioni di Dio, dalle immagini acheropite, ovvero quelle impresse dal contatto diretto con Gesù (Mandylion e Santo Sudario) al Cristo Pantocrator bizantino, ai capolavori del Rinascimento e del barocco, fino alle ricerche delle avanguardie storiche, ai corpi sfigurati e tormentati del Novecento e ai monocromi.
Come spiega il filologo Erich Auerbach, con la letteratura cristiana abbiamo un’idea nuova di Dio, spirito fatto uomo, e _ strettamente correlata ad essa_ un’idea nuova di uomo, carne creata a immagine di Dio. L’uomo è a immagine dell’immagine di Dio, cioè Cristo. Cercando il proprio volto, l’uomo cerca il volto di Cristo; cercando il volto di Dio, l’uomo ritrova se stesso. Se il destino dell’uomo è diventare divino, quello del divino è diventare umano.
Così Albrecht Dürer (1471-1528) nel suo Autoritratto con mantello di pelliccia (1500) fa coincidere i suoi lineamenti con quelli di Gesù, scrivendo in latino: “Io, Albrecht Dürer di Norimberga, all’età di 28 anni, con colori eterni ho creato me stesso a mia immagine.” E’ chiaro in queste parole il parallelo tra la creazione artistica e quella divina. Nel dipinto il giovane è raffigurato frontalmente, in posa ieratica e guarda dritto negli occhi l’osservatore. Con una mano tiene il mantello, ma è come se stesse facendo il gesto della benedizione. La barba è lunga, come i capelli ondulati. Il volto è luminoso e contrasta con lo sfondo scuro, perché è il viso che deve catalizzare ogni sguardo. I colori ricordano le sfumature della terra, da lì viene l‘uomo, novello Adamo. Il rappresentarsi come Cristo è l’apoteosi della piena realizzazione del sé. Atteggiamento che non sarà più ripetuto in questi termini nella storia dell’arte.
Nel ’900 Nietzsche dichiara che Dio è morto e l’arte, tranne per alcune eccezioni, trova nell’astrazione un mezzo per suggerire ed evocare il divino. Il colore e la luce hanno la meglio sul disegno e sulla forma. Si cerca di rappresentare l’infinito, con immagini cangianti di intensa spiritualità, come le opere di Mark Rothko (1903-1970) e David Simpson (1928).
Secondo Dall’Asta, poi ripreso da Bartolomeo Sorge nella sua prefazione, la proliferazione e l’abuso delle immagini nella nostra società fanno sì che queste perdano il loro carattere simbolico. Potranno mai recuperare il rapporto con la verità dell’uomo? La risposta della Chiesa sta nella recente enciclica Lumen Fidei, per la quale la fede “è la sole ‘luce’ in grado di dare senso pieno alla storia di Dio come storia dell’uomo”.
2 Commenti
Come ogni opera di padre Andrea Dall’Asta SJ, ci viene offerto un nuovo autentico capolavoro, copiosissimo frutto della sua vita così intensamente vissuta in una dimensione di esemplare fede ed eccezionale professionalità.
Specchio della sua vita, del suo straordinario percorso, davvero sublime è la sua capacità di fondere – con ineguagliabile perizia, convinzione ed armonia – fede, teologia, filosofia, estetica, antropologia e arte, accompagnando il lettore lungo un viaggio complesso, affascinante, indimenticabile, unico, che si vorrebbe continuare senza fine.
Attraverso il suo sguardo tutto diventa intellegibile e si colma di verità, di carità, di pietas, di amore.
Con un linguaggio potentemente avvolgente nell’appassionato approfondimento dei dettagli e nell’acutezza dell’osservazione sempre intrisa di toccante spiritualità, penetrante nella chiarezza e limpidezza dell’esposizione e nell’entità e profondità dei contenuti, luminoso nella trasparenza della sua sconfinata ricchezza interiore, umana e culturale che in lui raggiunge l’eccellenza, nella squisita delicatezza e radiosa bellezza della sua anima, l’autore si rivela ancora una volta esempio perfetto di piena realizzazione, ai massimi livelli, dei talenti ricevuti in dono e da lui offerti in dono al mondo senza mai risparmiarsi.
Perché Andrea Dall’Asta non va solo letto e riletto, interiorizzato e meditato con estrema attenzione e partecipazione, bisogna anche conoscerlo, ascoltarlo parlare e predicare, incontrarlo, viverlo in prima persona nella sua emanazione di Grazia e di Luce, Dolcezza e Tenerezza verso tutti: sgorgano spontanei ammirazione, stupore e gratitudine indescrivibili per la sua preziosissima presenza su questa Terra.
Le sue parole risuonano come pura poesia che sussurra direttamente al cuore del lettore/uditore e fecondamente ne coinvolge mente e spirito, rendendo accessibili, chiari e stimolanti temi e concetti d’altissimo spessore che, grazie a lui, arrivano a diffondersi e radicarsi in noi, integrandosi nella nostra quotidianità.
Le sue parole si fanno preghiera, da rivivere nel tempo, tenendo il libro sempre a portata di mano e di anima, ripercorrendone i passaggi più densi di Verità e Bellezza , per lasciarsene penetrare e trasformare sempre più intensamente e profondamente.
Andrea Dall’Asta è Dono dal Cielo, Capolavoro di Dio.
Non si possono sovrapporre parole sopra quella “visione”.(David Simpson). Davanti ad essa si può: guardare, contemplare, pregare e pensare.