Giovedì 29 maggio, alle ore 18.00, alla Fondazione Adolfo Pini di Milano (Corso Garibaldi 2), si presentano al pubblico quattro tele inedite del Seicento appartenenti alla collezione privata del fondatore, Professor Adolfo Pini e ora patrimonio della Fondazione milanese.
Le opere, da anni conservate nei depositi della Fondazione, sono state recentemente sottoposte a un accurato restauro di pulitura che le ha liberate dalle pesanti vernici tardo ottocentesche, permettendo così una loro precisa attribuzione, a opera dallo storico dell’arte antica Davide Dotti.
I risultati di questo restauro – effettuato da Giovanna Corigliano e Simona Trentini Maggi, sono contenuti nel volume “Conoscere per valorizzare. La riscoperta di quattro tele inedite della Fondazione Pini” (Umberto Allemandi & C. per Fondazione Pini) che sarà presentato nel corso della serata di giovedì 29 maggio, alle ore 18.
Parteciperanno all’incontro Dalia Gallico della Fondazione A. Pini, Davide Dotti e Tino Bino, docente dell’Università Cattolica di Brescia.
L’iniziativa espositiva ed editoriale sottolinea la volontà della Fondazione Adolfo Pini di proseguire il processo di rivalutazione della propria collezione, dandone lustro e visibilità. L’esposizione dei “capolavori ritrovati” è presentata al pubblico nel palinsesto della “Primavera di Milano” fino 21 giugno dal lunedì al venerdì con orari 10.00 – 13.00 /14.30-17.00 Ingresso libero.
Le tele, che rivestono una notevole importanza sotto il profilo storico-critico, sono la raffinata “Natura morta con frutta, zucca, funghi, pannocchia e conchiglia” che in fase di pulitura ha confermato l’intuizione di Davide Dotti rivelando la presenza del monogramma dell’artista “A.M.R.”, ovvero Angelo Maria Rossi (attivo a Milano nella seconda metà del XVII secolo) e “Paesaggio con Mosè che ordina alle acque del Mar Rosso di chiudersi” del maestro di origini fiamminghe Gillis van Valckenborch (Anversa 1570 circa – Francoforte sul Meno 1622), che soggiornò in Italia nell’ultimo decennio del XVI secolo.
Le altre due opere riscoperte sono il “Paesaggio con pastori e armenti” di Jacob Roos detto Rosa da Napoli (Roma, 1682-1730) – membro di una famiglia specializzata nella produzione di paesaggi agresti, di cui fecero parte il padre Philipp Peter Roos detto Rosa da Tivoli e il fratello minore Cajetan detto Gaetano de Rosa – e la “Natura morta con frutta su tavolo” ricondotta alla mano di un pittore attivo nella cerchia del grande maestro fiammingo Frans Snyders (Anversa 1579-1657).
Come afferma Davide Dotti nel suo saggio in catalogo, queste tele sono l’ulteriore conferma del fatto che “le ricche miniere del collezionismo privato non finiscono mai di riservare grandi ed inaspettate sorprese sia agli amatori che agli storici dell’arte”.
“Conoscere per valorizzare _dice Dalia Gallico_ restaurare il patrimonio artistico, anche di proprietà privata, di cui il nostro paese è straordinariamente ricco. Studiarlo, valorizzarlo e renderlo visibile al pubblico. Una missione che la Fondazione Pini, con questa iniziativa, ha perseguito con passione e determinazione”.
La Fondazione Adolfo Pini nasce con l’intento di ricordare la figura e l’opera del pittore Renzo Bongiovanni Radice. È stata costituita su precisa volontà e legato testamentario del professor Adolfo Pini, figlio della sorella del pittore e suo naturale erede. Lo statuto della fondazione prevede che vengano favorite le attività di recupero delle opere del pittore Renzo Bongiovanni Radice, anche attraverso mostre, ricerche e borse di studio da erogarsi a giovani artisti nel settore della pittura, della attività artistica e letteraria. E’ un perfetto esempio di dimora della borghesia colta del Novecento.
Dalia Gallico, membro del consiglio di Amministrazione della Fondazione Adolfo Pini, Presidente del corso di laurea in Moda e Design, Università San Raffaele di Roma.
Davide Dotti, storico dell’arte, curatore del libro “Conoscere per valorizzare. La riscoperta di quattro tele inedite della Fondazione Pini”.
Tino Bino, docente di Economia della Cultura presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia.