La Whitechapel Gallery di Londra presenta la prima antologica di Giulio Paolini nel Regno Unito dal 1980 – con opere che vanno dagli anni Sessanta a oggi – a cura di Bartolomeo Pietromarchi, storico dell’arte e curatore, e Daniel F. Herrmann, Eisler Curator e Head of Curatorial Studies della Whitechapel Gallery.
Proposta per la prima volta al MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma – Giulio Paolini. Essere o non essere, da novembre 2013 a marzo 2014 – la mostra è presentata in questa occasione in una versione più estesa con opere allestite appositamente per gli spazi della Whitechapel Gallery.
Giulio Paolini, esponente centrale dell’Arte Concettuale, si è affermato all’attenzione del pubblico insieme ad altri artisti italiani della sua generazione quali Michelangelo Pistoletto e Mario Merz. La sua convinzione che un’opera d’arte non esista soltanto nel “qui e ora”, ma che al contrario porti in sé l’eco di tradizioni precedenti, lo ha condotto a indagare il rapporto dell’arte con il proprio passato. L’intimo legame con la storia dell’arte trova espressione nell’uso di calchi in gesso di sculture classiche e di riproduzioni di maestri antichi quali Chardin, Lotto e Velázquez. Basando la propria indagine sulla natura delle immagini, sulla concezione e la fruizione dell’opera, nonché sul ruolo dell’artista, Paolini sostiene che “un’opera, per essere autentica, deve dimenticare il suo autore”.
Giulio Paolini: To Be or Not to Be, il cui titolo rievoca l’Amleto di Shakespeare, presenta ventuno lavori che indagano le relazioni tra l’opera, l’autore e lo spettatore. Comune denominatore fra le opere esposte sono tracce e indizi dell’autore, che si estendono dall’autoritratto a motivi metonimici quali l’occhio e la mano, fino alla dimensione progettuale dello studio d’artista.