“Scoprire il Cosmo è scoprire una nuova dimensione. E’ scoprire l’Infinito. Così, bucando questa tela – che è la base di tutta la pittura – ho creato una dimensione infinita. Qualcosa che per me è la base di tutta l’arte contemporanea”. Così Lucio Fontana spiegava i suoi iconici Concetti Spaziali, tele ritmate da uno o più tagli in sequenza danzanti sulla superficie.
Sotheby’s, all’asta dedicata all’Arte del Dopoguerra e Contemporanea, in programma lunedì 30 giugno a Londra proporrà a tutti i collezionisti e appassionati quattro opere dell’artista, tra cui Concetto Spaziale-Attesa, una delle principali opere del 1965, stimata £2,2-3 milioni.
Dopo aver esposto la sua teoria sullo Spazialismo in cinque manifesti pubblicati tra il 1946 e il 1952, l’ideologia artistica di Fontana fece progressi inimmaginabili andando a coinvolgere la tecnologia e indagando la quarta dimensione, lo spazio infinito.
Il risultato delle sue ricerche è perfettamente visibile in questo Concetto Spaziale-Attesa, un unico taglio al centro di una tela di seta dipinta di bianco.
Realizzata quattro anni dopo il lancio del primo uomo nello spazio, Yuri Gagarin, l’opera anticipa di quattro anni l’allunaggio di Neil Armstrong, lasciando trasparire lo sfrenato entusiasmo dell’artista per l’incommensurabilità dello spazio come entità infinita e promessa di avventura in un luogo inesplorato e sconfinato.
E’ il culmine dell’innovazione di Lucio Fontana questo Concetto Spaziale proposto da Sotheby’s.
Una superficie totalmente incontaminata che offre all’osservatore un’esperienza visiva travolgente. Dalla spettacolare chiarezza, rasenta il sublime e raggiunge la perfetta espressione della ricerca dell’Infinito, che l’artista definiva “inconcepibile caos, fine della figurazione, nulla“.
L’opera, la più cara delle quattro offerte in catalogo all’asta del 30 giugno, è una delle sole dieci realizzate su larga scala a fondo bianco. Pertanto, uno dei più iconici Concetti Spaziali, della serie Attesa, vincitore della Biennale di Venezia del 1966.
Un singolo taglio allungato, su una tela bianca, vergine e monumentale, che lascia trasparire l’idea di innocenza e purezza e stimola il dialogo tra la luce che lei stessa emana e il buio e il vuoto che emergono dallo squarcio. Il gesto dell’artista diventa fondamentale, ma la sua interpretazione non rimane in superficie, Fontana fa sì che essa penetri nella tela attraverso un semplice taglio col coltello.
Per quanto innovativo e lungimirante, il traguardo di Fontana sembra richiamare il lavoro di uno dei più grandi maestri del Rinascimento, Michelangelo. L’artista fiorentino sembra quasi rivoltarsi al marmo utilizzato e alla fisicità risoluta della scultura. Secondo Fontana, Michelangelo vuole infatti abolire il marmo e fare della sua ultima Pietà un’opera spirituale, avvolta da luce pura. Proprio come il suo Concetto Spaziale si circonda di un’aura votiva e di un carattere fortemente contemplativo dell’infinità dell’Universo.
Ecco le altre tre opere di Lucio Fontana all’asta lunedì 30 giugno da Sotheby’s, Londra.
Ma va a caghèr!