Un artista che ha reso il bronzo e il gesso gli strumenti per trasmettere “l’essenza palpitante d’un uomo”: la scultura di Alberto Giacometti è protagonista della nuova mostra curata da Catherine Grenier (Direttore della Fondazione “Alberto e Annette Giacometti” di Parigi) alla Galleria d’Arte Moderna di Milano. Fino al primo gennaio 2015 sarà possibile visitare nella settecentesca Villa Reale milanese, cinque piccole sezioni che raccontano in 60 pezzi tra sculture, pitture, disegni e foto, l’opera dell’artista svizzero. Nato nel 1901 a Borgonovo, Giacometti viene iniziato precocemente all’arte grazie alla bottega del padre Giovanni.
La prima sala della mostra è dedicata al frutto dei primi anni di riflessione sulla scultura, quando Giacometti studia la figura umana all’École des Beaux-Arts di Ginevra, utilizzando come modelli i familiari: il padre, la madre Annetta e i tre fratelli Diego, Ottilia e Bruno. Negli anni ’20 Giacometti arriva all’atelier di rue Hippolyte-Maindron a Parigi. Punto nevralgico dell’arte d’avanguardia, nella capitale francese l’artista entra in contatto con diverse realtà protagoniste dell’arte di quel periodo: il gesso La coppia, datato 1927, rappresenta due figure umane stilizzate, richiamo diretto alle maschere africane dell’arte primitiva. Dopo una breve parentesi post-cubista evidente nelle diverse varianti di Composizione cubista, negli anni ’30 l’artista aderisce al Surrealismo: Sfera sospesa, scultura in gesso e metallo realizzata nel 1931, incarna i principi del movimento di Breton, tanto che Dalì definirà l’opera come il prototipo degli “oggetti a funzionamento simbolico”.
Allontanatosi da Parigi e dalla sfera surrealista, Giacometti rientra in Svizzera negli anni ’40; qui inizia una ricerca personale sulla figura umana che porta l’artista alla creazione di ritratti dal vero, posti su piedistalli cubici, in scala realistica o talvolta ridotta. Opere bronzee come Radura e La gabbia sono frutto di un’indagine introspettiva sull’anima umana, risposta agli orrori del secondo conflitto mondiale. Una visione quasi “immateriale” dove gli uomini diventano personaggi filiformi dalle lunghe gambe e braccia, tanto sottili da sembrare sul punto di strapparsi. Lo studio sulla figura umana continua parallelamente nell’opera grafica dell’artista attraverso una serie di ritratti come Testa di Rita, frontale e di profilo, realizzata alla fine degli anni ‘30.
La copia è un’altra costante nell’opera di Giacometti che fin da giovane, armato di taccuino e matita, studiava i maestri della storia dell’arte – da Giotto a Dürer, passando per Rembrandt e Cézanne – per meglio comprendere le forme plastiche e perfezionare il suo stile. Tra i capolavori della maturità dell’artista, ai quali è dedicata l’ultima sala della mostra, spicca La grande donna IV, parte di un progetto (mai realizzato) di opere monumentali che avrebbero dovuto animare una piazza di New York. Il grande bronzo rappresenta una figura femminile nuda che sfiora i tre metri d’altezza ma, allo stesso tempo, nelle sue forme esili tipiche dell’opera giacomettiana, si discosta dai diktat della monumentalità, cogliendo la dimensione esistenziale di ogni uomo, riflettendo la solitudine e la perenne incomunicabilità umana nel XX secolo.
INFORMAZIONI UTILI
8 ottobre 2014- 1 febbraio 2015
GAM, Galleria d’Arte Moderna, Milano
Lunedì 14.30-19.30/ martedì, mercoledì, venerdì, domenica 9.30-19.30/giovedì, sabato 9.30-22.30
Biglietti: Intero €12.00, Ridotto €10.00