Erano ben oltre 173 mila, provenienti da 171 Paesi del mondo, le immagini in gara quest’anno alla Sony World Photography Awards, uno fra i più prestigiosi concorsi gratuiti di fotografia internazionale per professionisti e amatori. Arrivato alla sua ottava edizione, il Sony Photography Awards ha appena chiuso le porte della Somerset House di Londra, dove sono state affisse le oltre duecento fotografie selezionate e premiate dalla giuria.
Prima però di parlare di quella che da molti quotidiani nazionali è stata definita «l’edizione del trionfo degli italiani», ecco John Moore, Fotografo dell’Anno secondo la World Photography Organisation, vincitore della prestigiosa L’Iris d’Or e del premio pecuniario di 25mila dollari. Già detentore di molti premi e titoli fotografici, dalla National Press Photographers Association al World Press Photo solo per citarne un paio, lo statunitense Moore quest’anno ha convinto spettatori e giuria con la sua serie forte, intima e cruda “Ebola Crisis Over whelms Liberian Capital” (L’epidemia di Ebola devasta la capitale della Liberia); le tragiche immagini, che fanno davvero accapponare la pelle, Moore le ha realizzate, in tempi ancora non sospetti al mondo occidentale, come corrispondente per Getty Images a Monrovia, uno dei focolai del letale contagio che ha ucciso oltre 11mila persone in meno di un anno.
Gli scatti hanno profondamente colpito la giuria, composta da Xingxin Guo (Xinhua News Agency Image Centre, Cina), Jocelyn Bain Hogg (fotografo, Regno Unito) e Oliver Schmitt (Spiegel Online, Germania), che ha così giustificato la vittoria di Moore:
«Immortalando l’epidemia, John Moore mostra tutta la brutalità che caratterizza la vita quotidiana di queste persone, dilaniate da un nemico invisibile. Ciò che gli è valso il titolo, però, è il suo approccio davanti a un simile orrore: gli scatti, intimi e rispettosi, commuovono lo spettatore per il loro coraggio e per l’integrità giornalistica. È difficile stabilire il confine sottile tra immagini che sfruttano queste situazioni e immagini che veicolano la stessa idea con sensibilità, compassione ed empatia, ma Moore è riuscito ad andare in quest’ultima direzione in maniera ineccepibile. Coronano il tutto la predisposizione alle composizioni potenti e una narrazione visiva convincente: ecco come nasce uno straordinario esempio di fotografia documentaristica».
Le congratulazioni e i complimenti non spettano, tuttavia, soltanto a John Moore che sì, si è accaparrato il primo posto assoluto, avvicinandosi con delicatezza ma senza veli ad una situazione disumana e tragica; tra le 13 categorie della sezione Professional, sono infatti in sette gli italiani saliti sul podio, di cui due vincendo l’oro.
Il primo è Giovanni Troilo, classe 1977 originario di Putignano, premiato come migliore fotografo nella categoria professionisti People per la sua serie La Ville Noire (The Black City),una sintesi fotografica della decadenza di usi, costumi e dei diritti umani che la nostra società sta attraversando. Troilo volontariamente pone l’accento sulla figura dell’immigrato, una condizione che accomuna molte generazioni e popoli, ma che nonostante questo ha assunto nel tempo un’accezione profondamente negativa: «Questo è un viaggio anche alla scoperta delle radici della mia famiglia, che ha abbandonato l’Italia nel 1956 per andare a lavorare nel settore siderurgico a Charleroi, in Belgio. Due generazioni si sono già succedute in questa “terra promessa” ma, nel frattempo, tutto è cambiato. Oggi il disagio sociale è associato alla vita da cittadino; le strade, una volta ordinate e pulite, appaiono oggi desolate e abbandonate, le industrie stanno chiudendo e la natura selvaggia si sta rimpossessando dei terreni bonificati. In Europa sta accadendo la stessa cosa in una scala più ampia», così Giovanni Troilo ha spiegato la natura del suo progetto vincente alla WPO.
Non ha cambiato bandiera, invece, il primo posto per la categoria Professional-Sport che, se l’anno scorso aveva premiato Salvatore di Gregorio, quest’anno assegna l’oro a Riccardo Bononi e alla sua serie LasValkyrias de Bolivia, un foto progetto che documenta la lotta fra donne boliviane: «La Bolivia è molto orgogliosa di essere il paese dell’America Latina con il più alto numero di donne impegnate e attive nella società. Per molto tempo, infatti, le donne boliviane sono state oggetto di pregiudizi in quanto “sesso debole”. Quindi non deve sorprendervi che nel quartiere più povero di La Paz (dove queste foto sono state scattate) ogni domenica decine di massaie salgano sul ring per sfidarsi in una lotta pubblica, vestendo gli abiti della tradizione. Ma queste non sono altro che secondarie fatiche perché, una volta scese dal ring, hanno sfide molto più dure da affrontare, come crescere i figli da sole e dividersi tra il lavoro stremante nei campi e quello di rivenditrici nei mercati».
Non solo primi posti per gli italiani, che in questa edizione hanno decisamente primeggiato sulle altre nazioni. Per la sezione Professional-Architettura sono, difatti, ben due i gradini occupati dal tricolore: il terzo posto è stato assegnato ad Antonio La Grotta che nella serie “Paradise Discotheque” zooma lo sguardo sulle discoteche del Nord Italia, un tempo simbolo di spensieratezza e benestare, ma che ora «sono solo relitti abbandonati, balene di cemento arenatesu grandi piazze vuote, luoghi abitati dalla malinconia». È stato invece assegnato al siciliano Massimo Siragusa il secondo posto per la categoria Architettura, grazie al suo progetto “Lo Spazio Condiviso. L’Italia raccontata dai Circoli”, una raccolta che ha immortalato numerose associazioni italiane sparse dal Nord al Sud del Paese, con l’obiettivo di mostrare l’evoluzione e la complessità della società italiana. «Ero curioso, e anche un po’ emozionato, il pomeriggio che ho cominciato questo lavoro sui circoli perché, fino a quel giorno, non ne avevo mai frequentato nessuno. Ho scoperto luoghi dove, dietro un’apparente immobilità, succede sempre qualcosa. Spazi dove le storie di ognuno, la memoria e i valori condivisi si intrecciano, per divenire l’anima ed il cemento del posto», così Siragusa racconta il suo progetto, che gli è valso la settima premiazione della sua carriera.
L’Italia è presente anche sul podio per la categoria Porfessional-Arti & Cultura, vinta dallo statunitense Aristide Economopoulos; al secondo posto, infatti, la friulana Alessandra Bello, che è stata selezionata per la serie “Sight’s Blue Sense”, della quale dice: «Al giorno d’oggi, non ci sono più confini a dividere Stati, città e culture, ogni cosa si mescola. Queste fotografie sono concepite come un patchwork in grado di riflettere questo mix, in cui è difficile distinguere quello che è reale da quello che non lo è, perché ogni elemento è posto sullo stesso piano»; si torna a riflettere poi su tematiche umane e sociali con la terza classificata della categoria Professional-Storia Contemporanea, Annalisa Natali Murri. Nella sua serie “Then The Sky Crashed Down UponUs”, realizzata nell’aprile 2014, la Murri documenta la situazione ad un anno dal più letale cedimento strutturale accidentale nella storia umana moderna, quello del Rana Plaza a Savar (Bangladesh), che provocò la morte di oltre mille e centoventi persone.
Un’altra medaglia di bronzo per l’Italia al pluripremiato, nonché vincitore dei Sony Photography Awards nel 2009, Giulio di Sturco; con la serie “Ganges, Death of a River” di Sturco vuole riflettere sul circolo vizioso di“sostentamento-sfruttamento” a cui è sottoposto il fiume Gange, che è sì risorsa fondamentale per milioni di persone, ma allo stesso tempo è anche fra i corsi più inquinati del mondo, e quindi destinato a vita breve. Perciò,il fotografo si chiede e ci chiede: «l’irresponsabile intervento umano distruggerà definitivamente il Gange o si può ancora sperare in un cambiamento?».
Nonostante le categorie Professional siano terminate, l’Italia si è portata a casa un’altra medaglia d’oro; per l’ottava edizione, infatti, la WPO ha introdotto il Mobile Phone Award, un nuovo contestche premia la migliore fotografia scattata con smartphone. La giuria, infatti, ha selezionato tra gli oltre 10 mila scatti in gara, 20 foto finaliste, poi giudicate in definitiva dal pubblico che, nel giro di una settimana, ha decretato vincitore il catanese fotografo freelance Turi Calafato e la sua fotografia “A dayat the beach”. Molti, anche, gli italiani in gara per la sezione Open, come il sardo Alessandro Spiga e Andrea Rossato, che si è aggiudicato il Premio Nazionale Italia con l’immagine “Industrial Geometrie“, scelta come migliore scatto singolo.
Infine, vero è che il soggetto in una fotografia non è tutto, che sono necessari tanti altri elementi per rendere uno scatto davvero eccelso; tuttavia, vogliamo prenderci anche una parte della gloria che spetta al primo classificato per la categoria Professional-Viaggi, il tedesco Bernhard Lang. Il suo progetto “AerialViews Adria” racchiude, infatti, una serie di scatti dall’alto della costa Adriatica, fra Rimini e Riccione. Un trionfo all’italiana.