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Intervista a Guy Cogeval, Presidente del Museo d’Orsay e dell’Orangerie

Intervista a Guy Cogeval
Guy Cogeval (Foto ArtsLife)

Incontro Guy Cogeval a Venezia. C’è la mostra di Rousseau a Palazzo Ducale e il Museo d’Orsay, di cui Cogeval è Presidente, presta buona parte delle opere, oltreché collaborare alla direzione scientifica del progetto.

Lasciate appese alle pareti le giungle oniriche del Doganiere, tra un Picasso e un Carrà affascinati da quel “candore arcaico” pulsante per le sale, Cogeval ci racconta il “suo” Orsay. Quello che da otto anni a questa parte, da quando si è insediato, ha tentato totalmente di “deaulentizzare”: conversione degli spazi, ristrutturazione delle sale, colori e illuminazioni, per farne un “nouvelle Orsay”. Usciti dalle foreste esotiche incorniciate negli appartamenti del Doge, ci addentriamo nella rinnovata istituzione parigina, meta di pellegrinaggi degli amanti di Monet e compagni di luce, attraverso le parole del suo artefice contemporaneo.

Guy Cogeval vanta esperienze al Museo delle Belle Arti di Lione (1985-1988), al Louvre come conservatore (1988-1992) e all’Ecole du Louvre (1988-1998), dove è stato professore di storia dell’arte dell’Ottocento; è stato Direttore del Musée des monuments français (1992-1998) e del Musée des beaux-arts di Montréal (1998-2007). Dal febbraio del 2008 è a capo del Museo d’Orsay e dell’Orangerie.

Qualche numero del Museo d’Orsay. Visitatori l’anno scorso?

4 milioni.

Addetti Orsay ed Orangerie?

700 Orsay più 70 Orangerie.

La mostra più visitata nel 2014?

Van Gogh / Artaud, 625 mila visitatori, una cifra enorme anche per il Museo d’Orsay. Anche Masculin / Masculin è andata molto bene.

Intervista a Guy Cogeval
Masculin Masculin

Ecco, Masculin / Masculin, come la mostra su De Sade, ha fatto tanto parlare e scrivere per le “scandalose” pudenda maschili all’aria…

Ne han parlato molto per entrambe, ma alla fine per “Sade. Attaccare il sole” ci son stati pochi visitatori.

Come mai questa politica espositiva un po’ “scandalosa”?

Il Museo d’Orsay sotto la mia direzione si è specializzato verso soggetti un po’ scandalosi. Quest’anno faremo una mostra sulla prostituzione dell’Ottocento a fine settembre, prima grande rassegna dedicata a questo tema (Splendore e miseria. Immagini della prostituzione in Francia, 1850-1910; 22 settembre 2015 – 17 gennaio 2016).

Politica delle acquisizioni invece?

Una politica molto intraprendente, perché da 7 anni, da quando mi sono installato, abbiamo comprato 4 mila opere. Penso che siamo l’unico museo in Europa con un volume del genere.

“Aiuti” di Stato?

Non abbiamo un solo aiuto dallo Stato, lo facciamo solo con i nostri soldi.

Un museo nazionale con una significativa autonomia.

Proprio così, una grande autonomia.

Intervista a Guy Cogeval
Sade. Attaccare il sole

Di queste 4 mila opere c’è qualche capolavoro che spicca e/o una collezione importante?

Certo, una collezione intera molto importante, di cui però non posso dire il nome del proprietario, con 25 Vuillard e 25 Bonnard. Bonnard e Vuillard sono la mia specialità. Scrissi proprio vent’anni fa il catalogo ragionato di Vuillard.

E ora c’è Bonnard in mostra al museo fino a luglio. (oltre “la Dolce Vita? Dal Liberty al design italiano (1900-1940)” e “Adolfo Wildt (1868-1931), ultimo simbolista” all’Orangerie)

Ho sempre lavorato su Bonnard anche prima dell’Orsay. Ora che sono qui è ancora più semplice.

Facendo il presidente riesce a dedicarsi anche allo studio, alla ricerca?

No, pochissimo. Ho studiato molto quando ero giovane. Ho tutto in testa.

Vive di rendita. Com’è cambiata la figura del direttore in questi ultimi anni?

È cambiata tantissimo, completamente, rispetto a parecchi anni fa. So già che metà dei conservatori non saranno mai presidenti. Perché presidente vuol dire non soltanto direttore delle collezioni ma anche presidente del consiglio d’amministrazione. C’è troppa amministrazione e finanza a cui star dietro.

Un manager, quindi. Quanto tempo fa è avvenuta questa svolta?

Una decina di anni fa. In Francia fortunatamente son stati creati enti autonomi, in Italia e in tutta Europa ancora no. Solo qua, strano, perché solitamente la Francia è un paese centralizzato ma si vede che son stati capaci di cogliere questo passaggio.

Anche la figura del curatore è cambiata?

Sì, sì, molto. Credo che adesso i nuovi curatori saranno molto più concentrati individualmente dalla ricerca di soldi.

Masculin Masculin
Le due “Origini” in mostra a Masculin / Masculin

Mostre blockbuster siete condannati a farle?

Siamo condannati ogni anno a fare mostre blockbuster ma non penso che siano veramente blockbuster. Io sono uno storico dell’arte, mi piace fare mostre e lavorare su certi soggetti. Certo, sapevo che Van Gogh / Artaud avrebbe avuto un grande successo, visto che noi abbiamo già 27 Van Gogh nella nostra collezione. Beh, in mostra ne abbiamo esposti ben 55, una cosa impossibile da realizzare. È stato veramente uno dei più grandi successi della mia vita.

Oltre alle mostre cosa propone l’Orsay?

Tutto quello che possiamo: lezioni, conferenze, convegni, concerti, musica, spettacoli.

Si è insediato nel Museo nel 2008, primo intervento?

Deaulentizzare totalmente il museo.

Poi?

Ho intrapreso dei lavori di trasformazione totale nell’allestimento, illuminazione e nella presentazione delle opere nelle sale che mi sembravano assolutamente necessari. Di notte, per esempio, non si poteva tenere aperto, adesso può essere aperto giorno e notte.

Museo d'Orsay
Museo d’Orsay

Il pubblico dell’Orsay è specializzato soprattutto sugli Impressionisti, riuscire a coinvolgere i visitatori anche verso i pompier e altro…

Sì, il pubblico viene essenzialmente per vedere gli Impressionisti, ma si deve, infatti, un po’ staccare quel binomio “Impressionismo-Orsay”. Posso dirle che è appena terminata una grande mostra a Madrid alla Fundación Mapfre (Il canto del cigno. Pitture accademiche del Museo d’Orsay) sulle collezioni accademiche del nostro museo che la gente conosce meno. E avuto molto successo.

Relazioni con altri musei, statali o meno, francesi e internazionali?

Abbiamo relazioni strettissime con il Museo di Chicago (Art Institute of Chicago), in particolare, e con il Metropolitan di New York. Il nostro grande museo fratello è il MoMA, faro della modernità, ma non dell’Ottocento. L’anno scorso hanno persino osato vendere un’opera di Manet perché non hanno un secondo Manet a 54 milioni di euro.

Follia.

Un po’ sì. Noi le opere ce le teniamo strette. Qua una volta che sono entrate, non escono più.

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Bonnard, Nu-contre-jour, 1908
Museo d'Orsay
Museo d’Orsay
Bonnard, La Toilette, dit aussi La Toilette rose, peint par Pierre Bonnard en 1914
Bonnard, La Toilette, dit aussi La Toilette rose, 1914
Museo d'Orsay
Museo d’Orsay
Intervista a Guy Cogeval
Guy Cogeval
Intervista a Guy Cogeval
Sade. Trailer della mostra

 

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