A Bigger Splash, dopo la controversa accoglienza alla Mostra del Cinema di Venezia, è finalmente arrivato in sala il nuovo film di Luca Guadagnino.Per A Bigger Splash Guadagnino, regista di Io Sono l’Amore e Melissa P., ha accettato la proposta di Studio Canal per dirigire un remake di La Piscine di Jacques Deray (1969). Non lo considera esattamente un remake, prende il titolo da un’opera di David Hockney e cuce il tutto con una dose di rock’n roll.
Dopo Io Sono l’Amore Guadagnino torna a dirigere Tilda Swinton, qui nei panni di una rockstar rimasta afona. Matthias Schoenaerts -inspiegabilmente in ogni film del 2015- è un pubblicista con un passato da alcolista, di lei fidanzato. I due si sono ritirati in quel di Pantelleria per le vacanze estive. Ralph Fiennes è un produttore discografico -ex della rockstar afona- chiassoso, irritante e irresistibile, arriva con la figlia –Dakota Johnson- sensuale, sfacciata e sciatta. Gli equilibri vacillano.Vecchie passioni riemergono, strane tensioni increspano la superficie di un’estate immobile. Gli spazi sono pieni di silenzi, l’aria immobile (sì, anche quella). In A Bigger Splash le stanze sono piene di imbarazzi, come in tutte le case delle vacanze che si rispettino.
Indolenti e bipolari, i protagonisti sono delle persone insopportabili, ciniche e lascive, in balia di una marea invisibile che li fa prima correre al ritmo di una commedia anni ’60 e poi li congela in un melodramma anni ’40. Sembrano incoscienti del destino grigio che li aspetta, ma qualcosa li turba.
Ballano alle feste di paese, si guardano con fare sensuale, hanno una morale tutta contorta, ma di fronte all’uomo nero si coprono i seni in un gesto di ipocrita pudore. A Bigger Splash dipinge un’Italia un po’ passé -in sospeso tra la macchietta e il folkrore, filtrata da omaggi nello stile a Viaggio in Italia di Rossellini- per dare un contraltare ai protagonisti che, come sbarcati dalla Luna, sembrano vivere di passioni gelide.
Tilda Swinton extra cool, as usual. Ralph Fiennes regala una perfomance di assoluto istrionismo. Istrionismo che, ricordiamolo, è perdonabile -e anzi ammirabile- solo agli attori che, come Fiennes, istrionici non sono (quasi) mai. Matthias Schoenaerts passava di lì. Dakota Johnson non è Jane Birkin.
Guadagnino probabilmente è un po’ così, come i suoi film, indolente si appoggia qui e là ai ricordi di un cinema che non è più, per precipitare nell’incoscienza di una passione nata per morire male. Ma lo fa con molto stile!, come i suoi personaggi.