Mai vista tanta gente alla Preview del Tefaf di Maastricht. Eppure è da dodici anni filati che non manchiamo a nessuna edizione. Qualcosa di sicuro è cambiato o sta cambiando. Non solo nell’organizzazione della fiera ma anche -se non nel mercato- per lo meno nella percezione che la gente comune ha del mercato dell’arte. Normalmente l’apertura per la stampa è prevista dalle 10 alle 14. Sono le uniche quattro ore nelle quali è possibile camminare con tranquillità per farsi un’idea precisa di quello che sta avvenendo. In questa edizione del 2016, invece, già a mezzogiorno la folla che premeva fuori ha creato una coda lunghissima. Qualche collega che ha pensato male di uscire un attimo per raggiungere la sala stampa (al di là dell’ingresso) ha dovuto poi farsi largo per venti minuti nel tentativo di rientrare. Mai visto prima. Certo l’organizziazione potrebbe ovviare a questo creando la sala stampa all’interno o comunque prevedendo un corridoio privilegiato per l’entrata e uscita dei giornalisti.
Detto questo passiamo all’analisi di questa edizione 2016 del “The European Fine Art Fair” (Tefaf nell’acronimo). Tutti sanno che da un po’ di tempo la grande battaglia delle fiere internazionali si gioca tra il Tefaf e il circuito concorrente di Art Basel. Di recente il Tefaf ha annunciato d’aver acquistato due manifestazioni fieristiche negli Stati Uniti. Una delle quali dedicata solo all’arte contemporanea, che è la caratteristica fondamentale di Art Basel. E’ quindi evidente che ora la guerra delle fiere dell’arte verrà giocata e combattuta a tutto campo. In primis sul terreno della competizione che guida da un decennio il mercato globale dell’arte. Sempre più nelle mani dell’arte contemporanea. Il Tefaf per tradizione è sempre stata una fiera super blasonata nell’antico. O meglio, a Maastricht potete trovare il meglio delle gallerie mondiali in tutti i settori del collezionistmo. Chiaro che la competizione specifica con la Contemporary sino ad oggi era a favore assoluto di Art Basel. Nelle tre edizioni di questo mega circuito (Basilea, Miami e Hong Kong), la frizzante aria di kermesse ha sempre connotato nello specifico queste fiere esclusivamente di Contemporanea. Il Tefaf aveva cercato nelle ultime due edizioni di competere, creando delle aree dedicate solo ad esposizioni site-specific, ma la sensazione era che comunque fosse restata indietro anni luce da Art Basel. Ora invece, la somma delle ultime acquisizioni newyorchesi insieme alla formula innovativa dell’edizione 2016, rimette sicuramente tutte le carte in gioco. Oltre alla solita area di Contemporary, quest’anno è cambiato molto sotto il profilo del pubblico e della filosofia espositiva di molti mercanti. Il pubblico, come dicevamo, è molto più numeroso ma anche rumoroso del solito. A scapito dell’area aristocratica di sempre, il Tefaf sembra cercare un nuovo approccio più consono in fondo alla caciara delle esposizioni d’arte attuale. Inoltre chi ha osservato con attenzione gli stand di Tefaf 2016 non può non aver notato l’aumento vorticoso di contaminazione tra antichi e moderni esposti.
Nello stand Dickinson, il primo per antonomasia che tutti incontrano sulla piazza in entrata a destra -dove la maggior parte del pubblico va subito a vedere il capolavoro della mostra- quest’anno campeggiano due opere: un Pierre Auguste Renoir magnifico del 1885 e subito dopo -incredibile ma vero- un Gerhard Richter del 1983.
La pittura contemporanea informale spunta subito in molti stand. E la sensazione è che alle pareti siano appesi alcuni lavori bellissimi ma certo non i più squisiti degli autori. Come se non fosse più così facile reperirli.
Comminando sulla destra nel corridoio dopo lo stand Dickinson gli incontri sono stupefacenti.
In alcuni casi i muri compongono una scala cromatica di colori diversi grazie ad opere di maestri che intrecciano tra loro i diversi linguaggi.
Un poco più avanti si incontrano le gallerie must, quelle internazionalmente di riferimento. Stiamo parlando della Marlborough e della Landau Fine Art. Interessante l’approccio della prima che avvicina due autori contemporanei dai linguaggi che quasi si intrecciano. Da una parte l’informale di Frank Auerbach dall’altro il figurativo onirico di Paula Rigo. Come a sottolineare che il comune denominatore resta comunque la matericità pittorica e la valenza del segno. Nessun bel quadro figurativo non potrà che essere informale nell’approccio pittorico e mai fotografico della realtà. Allo stesso modo che un lavoro informale ben fatto suscita immediati riferimenti a luci e ombre di paesaggi, cose o persone.
Lo stand di Landau Fine Art non ha bisogno di alcun commento. Quest’anno sono esposti capolavori classici assoluti. Da Picasso, Mirò e -tra gli italiani- Amedeo Modigliani, Alberto Magnelli e due Giogio de Chirico.
Forse però la caratteristica principale dello Stand Landau di questo Tefaf 2016 è che alla sua entrata campeggiano due opere gigantesche di un artista contemporaneo coreano. Due grandi lavori entrambi realizzati nel 2016, ossia pochi mesi fa. Nella foto qui sotto ne potete vedere uno.
Comunque sia il Tefaf resta la più bella e importante fiera al mondo per le opere d’arte antica. Nonostante il pubblico -almeno in questa prima giornata di Preview- sembra essere aumentato a dismisura (lo ripetiamo abbassando ci sembra il livello di qualità dei visitatori) è evidente che il piatto forte della fiera resta quell del collezionismo ultra raffinato di Old Master. Non solo dipinti antichi ma anche arredi e oggetti d’arte in genere. Al Tefaf potete trovare per ogni settore del collezionismo i mercanti in assoluto più prestigiosi al mondo.
Ecco in alcune foto solo pochi degli esempi di tipologie dell’offerta presente tra i grandi padiglioni fieristici del Tefaf. Dall’arte asiatica, agli strumenti musicali, dai libri antichi al design, sino ovviamente a tante gallerie che propongono arte asiatica.
Continuando a camminare tra gli stand incontriamo i primi mercanti italiani la maggior parte dei quali si mostra subito entusiasta parlandoci di vendite avvenute anche solo dieci minuti dopo l’apertura dell’inaugurazione. In effetti guardandoci in giro avevamo già notato la grande quantità di bollini rossi appesi sulle targhe che affiancano le opere. La gran quantitò di gente accorsa per il Tefaf non è dunque venuta solo per vedere. Vuole comprare. Come se stesse cercando nuove forme di investimento per i propri risparmi. E senza dubbio passare per una fiera del genere significa avere garantita la assoluta qualità degli oggetti esposti.
Tra i numerosi capolavori offerti dalle gallerie italiane incredibile la scultura in cera di Gaetano Giulio Zumbo nello stand di Longari. Si tratta di un autore celeberrimo le cui opere sono ovviamente rarissime proprio percheé prodotte in cera.
Gaetano Giulio Zumbo, o Zummo (Siracusa, 1656 – Parigi, 22 dicembre 1701), è stato un abate e ceroplasta siciliano, il più famoso del XVII secolo. I suoi soggetti riguardavano soprattutto gli aspetti legati alla morte, alla malattia e alla putrefazione dei corpi, anche se non mancano attestazioni della sua attività di presepista.
Da Altomani invece scopriamo in una teca una vera chicca. Si tratta del modellino in terracotta per il particolare del feroce cavallo marino trattenuto dal Tritone, realizzato da Pietro Bracci per la romanissima fontana di Trevi.
Molta curiosità da parte di grandi direttori museali (ovviamente stranieri) per quest’opera inedita e straordinaria proposta a 350 mila euro.
Nello Stand Robilant+Voena incontiamo invece una scultura di Antonio Canova (offerta a 550 mila) che introduce una carrellata di quadri contemporanei. Sullo sfondo due Lucio Fontana uno bianco e uno rosso. Mentre su una parete campeggia un gigantesco olio di Jean-Michel Basquiat.
Queste sono le prime impressioni ricevute durante la Preview del Tefaf 2016. Domani continueremo la nostra visita nel corso del primo giorno ufficiale di apertura. Il Tefaf di Maastricht resta aperto sino a domenica 20 marzo 2016.
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