Ha fatto appena in tempo ad arrivare la notizia della nomina di Cecilia Alemani a curatrice del Padiglione Italia alla Biennale del 2017 che subito sui social si è scatenato il cinguettio festante delle suffragette dell’arte. Qualcuna presa da incantamento si è lanciata andare ad una excusatio non petita circa il non secondario dettaglio che la Alemani è mugghiera a iddu, l’ex enfant, sempre prodige, Massimiliano Gioni!
Nulla questio, va bene così. Ci auguriamo che la neo curatrice dal viso dolce e dal sorriso accattivante, tiri fuori il Padiglione da quel lazzaretto nel quale è precipitato, del tutto avulso dal mainstream impresso dai vari direttori nelle ultime edizioni della kermesse veneziana. Magari portando ad onor del primo mondo, e non del terzo, i nostri campioni nazionali. Possibilmente non i soliti noti, sarebbe troppo facile. Speruma ben.
Confidiamo anche, visto che c’è, nel patriottismo di Gioni che pare si sia manifestato, dicitur, per la nomina di De Bellis a Minneapolis.
Tutto bene dunque, ma attenti però all’effetto Cigno di Caianiello…
L.d.R.