La Fabbrica del Cioccolato, una nuova Fondazione aperta a tutte le espressioni culturali ed artistiche, dà il via a Foreignness [Estericità] sabato 21 maggio alle ore 18, un progetto curatoriale multidisciplinare biennale sviluppato da Franco Marinotti, direttore artistico. Posta alle pendici delle Alpi Ticinesi nella Valle di Blenio (Canton Ticino – Svizzera) La Fabbrica del Cioccolato farà rivivere l’archeologia industriale dell’ex complesso di Cima Norma di Torre-Dangio sorto nei primi del ‘900.
L’inaugurazione sarà all’insegna di un’atmosfera onirica e coinvolgente alle ore 18:00 l’apertura al pubblico delle opere site specific e ambientali Paper Building di Daniel González e Kamchatka ’16 di Anna Galtarossa, alle ore 19:00 il via alla performance Emergency Disco Gang Swiss di Daniel González un flash mob per ambulanze, pompieri, veicoli della polizia, veicoli stradali da cantiere, macchinari agricoli. Emergency Disco Gang Swiss mette in cortocircuito lo status di pericolo dato dalle luci di emergenza con il richiamo al divertimento.
Foreignness è un neologismo che in italiano suonerebbe come “Estericità”, un nuovo termine che vuol far emergere le diverse forme e modalità di essere straniero, estraneo e conseguentemente avulso da un determinato contesto. Pensato come un “festival delle arti” Foreignness [Estericità] analizza l’interazione fra arte, nelle sue diverse forme espressive, e territorio, inteso come patrimonio culturale, sociale, politico in divenire.
In occasione dell’opening, La Fabbrica del Cioccolato sarà trasformata dall’architettura effimera Paper Building di Daniel González. Sottraendo alla vista del pubblico la storica facciata, con i suoi 890 metri quadrati, l’installazione Paper Building azzera la storia dell’architettura della Fabbrica del Cioccolato Cima Norma, generando una perdita di identità dovuta al mutare del contesto originale. I cittadini, prima privati di un riferimento identitario importante per il territorio, ne conquisteranno uno nuovo di carattere emozionale con la partecipazione corale all’inaugurazione, dove saranno chiamati ad aprire, attraverso strappi con forza, porte e finestre della Fondazione.
Una volta liberati gli accessi si potrà intraprendere un viaggio immaginario fantastico ed avventuroso alla scoperta di Kamchatka ’16 di Anna Galtarossa, una mappa mentale trasportata nel mondo fisico. Kamchatka ’16 è viaggio prêt-à- porter, un’esplorazione delle tensioni tra cultura e natura in vitro che l’artista ha iniziato nel 2005. Questo universo visionario sarà attraversato da uno spettatore per volta che, come un pioniere, sarà condotto in mondo abitato da creature immaginifiche. Un guerriero antico e famoso che prenderà forma con la collaborazione degli artigiani della Valle di Blenio e con le influenze della natura e dei materiali locali, aspetterà il viaggiatore alla fine del percorso; è un guardiano della valle, uno spirito ospite che arriva da lontano per proteggere il luogo. I due interventi saranno approfonditi da testi critici di Noah Stolz.
La programmazione de La Fabbrica del Cioccolato proseguirà con la proiezione del documentario Cacao collective di 46020 Studio (giugno) fondato dagli spagnoli Ivo Rovira e Ana Ponce; Oliver Ressler (agosto) con Confronting Comfort’s Continent; con Il Pardo in Fabbrica, una serie di appuntamenti cinematografici in collaborazione con il Film Festival di Locarno, con l’artista spagnolo Juan López e con l’artista ticinese Fabrizio Giannini (ottobre).
Gli aggiornamenti del programma sono disponibili su sito internetwww.lafabbricadelcioccolato.ch
Foreignness [Estericità] | Programma maggio – ottobre | Note biografiche degli artisti
opening 21 maggio, fino al 30 settembre | Paper Architecture: Daniel González (Buenos Aires, 1963) vive e lavora tra Berlino e New York. La sua ricerca sullo sconfinamento tra le categorie e il rito della celebrazione si declina in opere su tela in paillettes cucite a mano, performance e progetti pubblici su larga scala ovvero “architetture effimere” ispirate alle macchine barocche del Bernini. González crea mondi irrazionali estremamente evocativi, aree di libertà, in cui collassano le convenzioni esistenti. In Paper Building dove l’applicazione di carta sulla facciata esterna di Cima Norma è totale, l’artista azzera la storia dell’architettura industriale scoprendo una nuova identità con le spaccature della carta in ogni finestra e porta. Interpretando il tema Foreigness, il progetto Paper Building riporta una emozionalità intima all’architettura, sottraendo alla vista del pubblico la storica facciata, generando una perdita di identità col mutare del contesto originale. Un edificio, una persona o una comunità, al cambiamento delle condizioni in cui hanno vissuto, faticano a mantenere la propria identità, dovendosi adattare alle nuove condizioni.
opening 21 maggio, fino al 1 agosto |Kamchakta ’16: Anna Galtarossa è una giovane artista di Verona, specializzata in sculture e installazioni di grandi dimensioni, che lavora tra New York e Verona. Kamchatka, proposto in Cima Norma, è un viaggio nell’immaginario fantastico. È un unico, grande lavoro che alterna sogno a realtà, facendo muovere lo spettatore all’interno di un mondo tanto più visionario quanto più reale. Kamchatka è infatti una penisola situata all’estremo oriente della Siberia a forte attività vulcanica; luogo dove cresce una vegetazione straordinaria, abitata da animali improbabili. Questo mondo lontano e misterioso, come inquietante ed enigmatico era nel Medioevo per gli europei il paese dei Tartari, viene catapultato nella terra di Blenio fino a coinvolgere, completare, integrare, natura e opera artigianale locale.
opening 30 giugno| Cacao Collective: 46020 Studio (Spagna) Con più di 15 anni di lavoro fotografico alle spalle, indipendente e individuale, Ivo Rovira e Ana Ponce si sono incontrati nel 2007 e hanno fondato lo studio 46020. Oltre al lavoro individuale, i loro risultati arrivano a toccare molti ambiti: documentari, pubblicità, prodotti audiovisivi e sport. Partita dalla città di Barcellona, in Spagna, possiamo dire che al momento questa avventura nomade inizia con una videocamera in spalla, dal momento che i loro clienti li fanno viaggiare sempre di più e per periodi sempre più lunghi, in tutto il mondo. Dopo due anni di lavoro hanno ultimato un ambizioso documentario, grazie al quale hanno attraversato la geografia, la storia e l’essenza del cacao. La presenza del lavoro presentato da Ana y Ivo, commissionato da Cacao Barry, vuole essere anche un omaggio alla tradizione cioccolatiera dell’emigrazione bleniese, che all’estero e in patria, come è stato il caso di Cima Norma, ha costruito, a partire dal XIX secolo, e forse anche da prima, una floridissima attività nella lavorazione e produzione di cioccolato.
opening 4 agosto | Confronting Comfort’s Continent: Oliver Ressler, nato a Knittelfeld, Austria (1970), vive e lavora a Vienna. È un artista e regista che produce installazioni, progetti nello spazio pubblico, e film su temi come il capitalismo globale, i contrasti etnici e razziali, il riscaldamento globale, le forme di resistenza a contesti sgraditi e le alternative a forme di società in crisi. Con il suo lavoro Ressler sfuma i confini tra arte e attivismo, stimolando riflessioni su temi fondamentali che insidiano il vivere quotidiano delle società cosiddette avanzate. La sua è dunque un’arte impegnata, non fine a sé stessa, ma che vuole spingere la gente, scuotendo le coscienze, a guardare oltre i confini del proprio orizzonte, là dove tutto ci appare confuso, estraneo, straniero, estraneo e ci spaventa. Where everything is for us foreignness.
Ad ottobre ”Il Pardo in Fabbrica 2° edizione” una serie di appuntamenti cinematografici in collaborazione con il Film Festival di Locarno.
Juan López Díez nato in Cantabria (1979), una comunità autonoma della Spagna settentrionale sul Golfo di Biscaglia, vive e lavora a Madrid. Juan Lopez Diez produce sia disegno che video, ma la parte centrale del suo lavoro è rappresentata da interventi effimeri murali, realizzati sia in interno che in esterno. All’interno, attraverso disegni impiegando adesivi, mira a modificare la percezione dello spazio. All’esterno, cerca di inviare messaggi allo spettatore, facendo uso di alcuni aspetti del linguaggio pubblicitario, senza però proporre nulla in vendita.Laureato in belle arti presso l’Univeristà di Castiglia La Mancha, i suoi lavori sono stati esposti in gallerie, centri d’arte, fiere, musei nazionali e internazionali (La Casa Encendida, Madrid; Nogueras Blanchard Gallery, Barcelona; La Fábrica Gallery, Madrid; MUSAC, León; Laboral Art Center, Gijón; Joan Miró Fundation, Barcelona; Artium, Vitoria; La Panera, Lleida; MARCO Vigo, Galicia; Liste Art Fair, Basel; O.K. Centrum Linz, Austria; National Museum of the Republic, Brasilia; Tokyo Wonder Site, Japan; Art Basel Miami Beach, USA o Den Frie, Copenhague.) Ha inoltre ricevuto premi e riconoscimenti (Hegnspl-Award Byens Hegn, Region 0 Video Art Festival New York, Generaciones 2013 Art Award, CAM Grant of Art, ABC Art Award, Altadis Art Award, Marcelino Botín Foundation Grant, Government of Cantabria Art Prize o INJUVE Art Show).
Juan López è nato in Cantabria, una comunità autonoma della Spagna settentrionale sul golfo di Biscaglia, nel 1979 e attualmente vive e lavora a Madrid.“Nel contesto di tutte le mie ricerche mi sono concentrato sul modo in cui l’esperienza dell’abitare definisca la nostra percezione di spazio e tempo; il mio lavoro contiene elementi architettonici associati a strutture di potere, al fine di cercare nuovi modi di comprendere le relazioni sociali. Attraverso l’uso della metafora e attraverso interventi specifici in determinati spazi, la mia intenzione è rompere e ricomporre i tre elementi che costituiscono il mio lavoro: la città, la soggettività e il potere. L’idea della “rottura” è essenziale per la mia attività; mi consente di collegare l’oggettività dello spazio esterno alla percezione individuale. In molti casi questa transazione si verifica attraverso la lingua, che è sistematicamente sovvertito e riassemblato per produrre nuovi significati. L’idea è veicolata dal collage, una pratica che enfatizza il ponte complesso e ambiguo tra testo e immagine. In queste fratture si trovano la tensione tra pubblico e privato e la ridefinizione dello spazio sociale.”
Fabrizio Giannini (1964) è nato e cresciuto a Lugano e ha poi studiato a Londra e Parigi, dove ha cominciato il suo percorso artistico. Numerose le esposizioni alle quali ha partecipato a partire dagli anni ‘90, da Milano a Torino, da Parigi a Londra, da Uppsala a Tampere (Finlandia) fino in Sud Corea. Nel 2001 si è aggiudicato il Premio federale delle belle arti e a più riprese ha esposto anche a Lugano i suoi lavori. Se formalmente la sua produzione resta estremamente eterogenea, il filo rosso che la accomuna è legato ad una costante riflessione sull’uso e l’abuso delle immagini nel mondo dei media. Dapprima la televisione, negli ultimi anni prepotentemente il web, sono parte integrante del lavoro di Fabrizio Giannini.