Segni irruenti e nuance delicate, tradizioni mitiche e omaggi letterari si riversano nella Ville Lumiere, per celebrare Cy Twombly. Al Centre Pompidou un percorso di 140 capolavori ripercorre la vicenda creativa del “pittore letterato”.
Cy Twombly. Il fascino di un pittore letterato
“Non separo mai la pittura dalla letteratura”(Cy Twombly)
Grafie impazzite e chiazze di colore irrompono su mastodontiche tele, dando vita a poesie per immagine che sfuggono alle briglie delle codificazioni enciclopediche e alle gabbie delle correnti artistiche.
Nato nel Sud degli Stati Uniti nel 1928, Cy Twombly è un maratoneta solitario. Dopo l’esordio nel fervore dell’America dell’Espressionismo Astratto e della nascente Pop Art, il giovane talento vince una borsa di studio e parte alla volta della Città Eterna. Ma la Sindrome di Stendhal esiste davvero; così l’amore per le antiche rovine (oltre a quello per la Baronessa Franchetti e per Nicola Del Roscio: rispettivamente moglie-amica e compagno di una vita) trasforma il viaggio di formazione in un soggiorno che durerà fino alla morte; avvenuta nel 2011, al termine di una carriera fatta di scelte stilistiche in grado di coniugare le attese della critica e i gusti del mercato.
All’origine del linguaggio
I raffinati scarabocchi di Twrombly custodiscono questioni ancestrali e istanze profondissime. Questi segni –pregni di mistero e fascinazione- incarnano l’origine del linguaggio, e quindi del pensiero umano: una sintesi frutto del connubio fra l’automatismo grafico dell’Action Painting di Pollock e i racconti mitici posti alla base della civiltà mediterranea. Si sviluppa così un disarmante cortocircuito fra tradizioni letterarie del vecchio continente e cultura figurativa del nuovo mondo, racconti millenari e istanze moderniste, figurazione e astrazione, ragione e sentimento.
Viaggio onirico al Centre Pompidou
Amato e celebrato, Cy Twombly è stato però spesso banalizzato e non compreso nella sua complessità. Così, a cinque anni dalla scomparsa dell’artista, al Centre Pompidou una retrospettiva senza precedenti fa luce sui molteplici aspetti di una produzione tanto ampia quanto articolata. La mostra è costruita attarono a tre celebri cicli pittorici –Nove discorsi su Commodo (1963), Cinquanta giorni a Iliam (1978) e L’incoronamento di Sesostris (2000)-; ma il campo d’indagine spazia poi dalla scultura, al disegno, fino alla fotografia.
Le tele -solcate dai graffiti o grondanti di colore- inscenano un flusso di coscienza di motivi mitici, tributi alla storia dell’arte e suggestioni paesaggistiche; per un viaggio onirico attraverso le gesta di Achille, i fiori della costiera amalfitana, le leggende dei faraoni e le ninfee di Monet. Ma la vera rivelazione sono le sculture risalenti agli ultimi anni: assemblaggi di materiali poveri e oggetti trovati, ricoperti di colature di gesso (”il mio marmo” come soleva dire l’artista) si fanno emblema della caducità dell’esistenza. Dulcis in fundo, una serie di scatti svela il lato più intimo di quest’umanista contemporaneo.
Informazioni utili
Cy Twombly
Parigi
Fino al 24 aprile 2017
https://www.centrepompidou.fr/en