Una Parigi di fine Ottocento animata dai bohémiens e dagli artisti di Montmartre. È la Parigi dei teatri e dei caffè-concerto, del Moulin Rouge e dei postriboli. Lì si svolgeva la vita sociale e si discuteva anche di politica. È la Belle Époque, la realtà vissuta da Henri de Toulouse-Lautrec (1864-1901).
Toulouse-Lautrec e la Belle Époque è la grande mostra ospitata dagli spazi di Palazzo Forti (Verona), sede di AMO-Arena Museo Opera, visitabile fino al prossimo 3 settembre. 170 opere celebrano colui che è riconosciuto all’unanimità il maggiore interprete del clima di festa che avvolgeva la società parigina benestante. In mostra molti esemplari della produzione artistica del pittore francese: dalle litografie ai disegni, alle illustrazioni, agli acquerelli, accompagnati da alcuni video e fotografie; ma non solo, perché sono presentati al pubblico anche alcuni arredi dell’epoca che favoriscono la ricostruzione dell’immagine della Parigi bohémienne. Sono impressi nell’immaginario collettivo alcuni dei suoi manifesti pubblicitari più celebri e dei suoi ritratti di personaggi dell’epoca.
Nell’itinerario espositivo spiccano alcune litografie a colori come Jane Avril (1893), alcuni manifesti pubblicitari come La passeggera della cabina 54 (1895) e Aristide Bruant nel suo cabaret (1893), disegni a matita e a penna, grafiche promozionali e illustrazioni per giornali come La Revue blanche (1895), diventati emblema di un’epoca indissolubilmente legata alle immagini dell’aristocratico visconte Henri de Toulouse-Lautrec.
10 sezioni. Le prime quattro intitolate Notti parigine, a cui seguono: I cavalli, I disegni, Le collaborazioni editoriali, Con gli amici intellettuali, concludendo con “L’amore è un’altra cosa”. Un percorso espositivo scandito dai grandi cambiamenti storici, tecnologici, sociali e architettonici che coinvolsero la Parigi di fine XIX secolo trasportati sulla tela da Toulouse-Lautrec.
Le “Notti parigine” si svolgevano al Moulin Rouge e all’Opéra Garnier, dove la vita reale si mescolava a quella fittizia degli spettacoli in un clima generale di festa e divertissement. Una parte della produzione di Toulouse-Lautrec comprende la pubblicità realizzata per i locali notturni della capitale. Manifesti studiati e realizzati a scopo promozionale: in primo piano i nomi e le figure degli artisti chiamati ad esibirsi sul palcoscenico. Anticipatore dello star-system? Probabilmente sì. Fu un buon amico del cantautore e cabarettista francese Aristide Bruant (1851-1925) tanto da contribuire a definire la figura del cantante attraverso una serie di stampe e di litografie, tra cui Aristide Bruant nel suo cabaret (1893), dove lo rappresenta con il suo mantello voluminoso, un cappello a larga tesa e una sciarpa rossa intorno al collo.
Lo spirito moderno dell’epoca coinvolge anche lo stile pittorico dal quale emerge un nuovo tipo di rappresentazione: un’immagine stilizzata e strutturata in superfici di colore vivaci e omogenee, rende la figura immediata agli occhi dell’osservatore. “Indimenticabile” la figura di Yvette Guilbert (1868-1944), soprannominata la Diseuse, il cui segno distintivo sul palco era un paio di lunghi guanti neri fino al gomito. Affascinato dalla personalità dell’attrice, Toulouse-Lautrec le dedicò un album di litografie, integralmente presente in mostra, oltre a vari disegni e incisioni (Album Yvette Guilbert, 1894).
Le prime sale si configurano come una vasta rassegna dedicata al variegato mondo degli spettacoli della Ville Lumière: dalle scene popolari del cabaret fino alle rappresentazioni più impegnative di tragedie o di concerti all’Opéra Garnier. «Non importa quale sia lo spettacolo. A teatro sto sempre bene!», Toulouse-Lautrec. In particolare, nelle scene teatrali, il pittore francese riusciva a trasmettere l’intensità e l’atmosfera dei drammi e delle commedie con contrasti di luci e ombre che traggono ispirazione sia dalle xilografie giapponesi sia dai palchi teatrali di Daumier.
Dopo aver trascorso la notte facendo il giro dei caffè e dei cabaret di Montmartre, Toulouse-Lautrec si metteva al lavoro per gestire i molti incarichi pubblicitari commissionati. Ma oltre che per i manifesti pubblicitari, il talento del pittore della Ville Lumière era molto richiesto in campo editoriale: la sua collaborazione era ricercata sia per le riviste umoristiche sia per libri di pregio e copertine di spartiti musicali. Esposte in mostra le vignette di satira politica e di costume, comparse su Le Rire e Escarmouche due tra i periodici illustrati con cui Toulouse-Lautrec collaborò maggiormente.
Con gli amici intellettuali…Una parte della mostra è dedicata alle frequentazioni intellettuali di Toulouse-Lautrec: il rapporto che ebbe con poeti, editori e facoltosi mecenati della capitale divenne il tema di molte sue opere. Fu, in un certo senso, l’altra faccia dell’artista bohemien, a cui si aggiunge quella di artista smarrito nelle notti parigine, nei caffé, tra i bicchieri di assenzio. Nell’ufficio e nelle abitazioni dei direttori della Revue Blanche si svolgeva gran parte della vita sociale parigina e, qui, Toulouse-Lautrec strinse amicizia con diversi scrittori e intellettuali dell’epoca. Nel 1895 disegnò un manifesto per la rivista (La Revue Blanche, 1895), nel quale compare l’affascinante Misia Natanson, moglie dell’editore.
Ma, “l’amore è un’altra cosa”…Sotto l’occhio ironico e attento di Toulouse-Lautrec scorre la vita parigina di fine secolo: balli, spettacoli, svaghi serali, luci, teatri, risate e applausi grazie ai cabarettisti, ai chansonniers e alle ballerine. Ma più intensi e personali sono i ritratti di donne sole, silenziose, osservate senza la minima intenzione caricaturale o di vignetta cronachistica: donne raffigurate in momenti di riflessione, avvolte nei loro pensieri e perse nelle loro preoccupazioni. Questa parte della produzione artistica di Toulouse-Lautrec, mostra un pittore che ha saputo cogliere le passioni represse, la solitudine e il desiderio di una vita migliore che si nasconde sotto la sensualità forzata e la seduzione “professionale” di cantanti, attrici o prostitute, osservate senza ironia o moralismi.
Infine, una passione che divenne soggetto di molte opere del pittore francese furono i cavalli:
L’amico editore Thadée Natanson ricorda: «Henri amava gli animali meno delle donne ma più degli uomini. Andava pazzo per i cavalli e non si era mai consolato di non poterli montare».
Cresciuto nell’ambiente dell’alta aristocrazia di provincia, Toulouse-Lautrec ereditò dal padre, un provetto cavallerizzo, la passione per i cavalli. Alcuni disegni della sezione risalgono agli anni dell’adolescenza e dimostrano la straordinaria precocità dell’artista. Tra le opere più celebri sul tema si ricordano: la litografia Le Jockey (Il Fantino) (1899) e il “ritratto” de The pony Philibert (1898).
Informazioni utili
Toulouse-Lautrec e la Belle Époque
AMO Arena Museo Opera
Palazzo Forti – Verona
Via Achille Forti, 1
A cura di Stefano Zuffi
Orari: Lunedì dalle 14.30 alle 19.30; Da martedì a domenica dalle 9.30 alle 19.30
Biglietti: Intero € 14; Ridotto € 12
INFO E PRENOTAZIONI
T. + 39 045 853771