È finalmente giunta al termine la lunga disputa attorno a Shuffleton’s Barbershop di Norman Rockwell.
Nell’ottobre 2017 i figli di Norman Rockwell, insieme ad altri querelanti, avevano intentato una causa nei confronti del Berkshire Museum di Pittsfield, Massachusetts, reo di aver stretto accordi con la casa d’asta Sotheby’s per la vendita di Shuffleton’s Barbershop, opera del 1950 dell’artista deceduto nel ’78 e altri importanti pezzi della collezione.
L’intenzione del museo era dettata dalle difficoltà economiche e dalla decisione di spostare il suo interesse verso la scienza e la natura, a discapito dell’arte. I suoi capolavori come elemento sacrificabile per un rinnovamento drastico.
La delegazione di querelanti contestava in particolar modo la mossa autoritaria del museo, che a favore dei propri interessi avrebbe privato i fruitori di un bene pubblico. Ed è proprio l’inversione di tendenza del Berkshire Museum, che ha annunciato l’intenzione di vendere a un’altra istituzione pubblica l’opera di Rockwell, ad aver posto fine alla disputa:
“Si erano uniti a questa causa per impedire a Shuffleton’s Barbershop di essere venduto ad un’asta pubblica o di essere rimosso dall’esposizione. Questo obiettivo è stato raggiunto e quindi non desiderano partecipare a ulteriori procedimenti legali riguardanti la disposizione di altre opere d’arte del Museo Berkshire” ha affermato Michael Keating, avvocato della famiglia Rockwell, riferendosi ai figli dell’artista.
Tuttavia permangono delle ombre sulla gestione e sulla vendita delle altre opere, sulle quali gli altri querelanti continuano a vigilare.