Fontana asso piglia tutto. 14 sue opere in asta da Sotheby’s a Milano stasera (18 aprile) hanno realizzato 6.934.500 euro.
In totale, comprese quelle che saranno vendute domani nella day sale, 18 lotti sono opere di Fontana. Il maestro dello Spazialismo si è confermato dunque il principe delle aste meneghine. Dal suo primo lotto, una terracotta stimata 130 mila euro ma venduta a 321 mila, allo squarcio dorato che ha tenuto con il fiato sospeso per diversi minuti fino alla battuta finale di 1,089,000 (stima 350-450.000) o il quattro tagli su un rosso-arancio che da 1 milione è arrivato 2,409,000 euro, anche questo dopo una lunga gara.
Unico neo nel suo “show” milanese l’aggiudicazione molto bassa per gli arlecchini provenienti da una dimora milanese. Staccati da una parete grazie a un lavoro molto delicato di una restauratrice, le due figurine danzanti sono state applicate su tela. Ma stasera sono state vendute a solo 187,500 euro, ben al di sotto delle stime (300,000 — 400,000).
Sorte molto differente per il suo soffitto che per anni è stato in dialogo con i due arlecchini nello stesso appartemento milanese che, negli anni Cinquanti, era stato affidato dai proprietari allo studio di Osvaldo Borsani. Il designer aveva contattato Fontana per collaborare al progetto e da questa collaborazione erano nati l’ambiente spazile (il soffitto) e la decorazione per parete.
Il Soffitto stasera, pur stimato come gli arlecchini, è stato venduto per ben 1,029,000 euro. Avrà sicuramente attirato la sua rarità: la maggior parte delle installazioni concepite in scala architettonica caratterizzate da un uso rivoluzionario dei materiali sono andate distrutte. È stata dunque un’ occasione imperdibile poter entrare in contatto con una originale.
Ai tempi della sua creazione, Fontana era in piena sperimentazione. Già nel 1949 aveva realizzato alla galleria del Naviglio di Milano il suo primo ambiente spaziale: “Ambiente spaziale a luce nera”, un’opera in cui rendeva lo spazio della galleria totalmente nero con elementi fosforescenti che fluttuano appesi al soffitto. Iniziava così a portare avanti in maniera parallela alle tele, forse più note ai collezionisti, queste nuove ricerche. Questa mostra era stata accolta con entusiasmo. “Fontana ha toccato la luna“: così titolava una recensione dell’esposizione allora apparsa su “Tempo” di Raffaele Carrieri (febbraio 1949). Si leggeva nell’articolo: «L’ambiente creato da Fontana in via Manzoni a Milano ci ha avvicinato alla luna assai più e meglio di qualsiasi cannocchiale».
Un traguardo raggiunto stasera come quasi settanta anni fa. Traguardo condiviso dall’amico e “collega” Osvaldo Borsani. Anche lui ha fatto un piccolo “show”. Piccolo solo perchè parliamo di cifre inferiori. Ma le percetuali di crescita sulle stime sono state davvero incredibili: la specchiera è stata venduta oltre 12 volte la stima (62,500 euro) mentre la mensola, pensata come pendant, l’ha quintuplicata con una battuta di 25.000 euro. Sono state vendute entrambe a un anonimo compratore in linea con Isabelle Paagman. Chissà dopo tanti anni insieme se saranno separate o se il bidder era lo stesso… Molto bene anche il tavolo con le poltroncine, unsold solo il tavolino.
In generale molte aggiudicazioni hanno superato le stime. Sette lotti sono rimasti invenduti: Boccioni, de Chirico, Guttuso, Scarpitta, il sopracitato tavolino di Borsani, Paolini e Poliakoff. Piero Dorazio ha realizzato -per un soffio- il nuovo record d’asta con “Un bel Niente” battuto a 489.000 euro, rincorrendo il recentissimo top price dell’11 aprile scorso da Christie’s di 451.500 € per “Jeux d’air”.