Le ultime novità di Manifesta 12 Palermo. I nuovi luoghi che si aggiungono a quelli già annunciati lo scorso novembre.
A poco più di un mese dall’inizio di Manifesta, la biennale nomade europea di arte e cultura contemporanea, che si svolgerà a Palermo dal 16 giugno al 4 novembre 2018, le prime indiscrezioni. Dagli artisti ai luoghi della città in cui si snoderà. Nuovi lavori tra installazioni pubbliche, performance e interventi urbani e più di 15 luoghi iconici di Palermo. Insomma, un evento imperdibile tutto da scoprire.
Manifesta nasce nei primi anni ’90 in risposta al cambiamento politico, economico e sociale avviatosi alla fine della guerra fredda e con le conseguenti iniziative in direzione dell’integrazione europea. Fondato ad Amsterdam dalla storica dell’arte olandese Hedwig Fijen, questo progetto culturale site-specific ha l’intento primario di far dialogare arte e società in Europa, invitando la comunità culturale e artistica a produrre nuove esperienze creative con il contesto in cui si svolge.
>>Manifesta 12. I primi nomi del programma della rassegna:
L’artista brasiliana Maria Thereza Alves, il pioniere della performance art contemporanea in Nigeria Jelili Atiku. Gilles Clément e il collettivo londinese Cooking Sections, l’irlandese di John Gerrard. E ancora, l’artista svizzero Uriel Orlow con la sua video installazione a Palazzo Butera, il direttore artistico della Riwaq Biennale Khalil Rabah e il collettivo belga di architetti Rotor. Infine, due italiani: Marinella Senatore e Giorgio Vasta.
Ma noi, in questa sede, vogliamo rivolgere tutta l’attenzione alle nuove location di Manifesta 2018 che si aggiungono al Teatro Garibaldi, l’Orto Botanico, piazza Magione, la Chiesa dei SS. Euno e Giuliano e Palazzo Butera.
Partiamo da Palazzo Forcella De Seta, uno degli esempi più significativi di eclettismo ottocentesco palermitano in architettura. Grazie a Enrico Forcella, marchese di Villalonga, nel 1833, tutta la parte centrale e la facciata verso il mare del Palazzo vengono riconfigurate in stile neoclassico, con il doppio ordine di semicolonne e paraste ioniche. Gli interni, con le cosiddette “sala dell’Alhambra”, sala ottoagonale e “sala dei Mosaici”, si ispiravano invece all’arte e architettura medievale. Con il coinvolgimento dell’architetto Giuseppe Patricolo, il prospetto su piazza Kalsa assunse invece una connotazione di stile neogotico, impiegando le aperture archiacuate.
Agli inizi del Novecento il palazzo venne acquistato dal marchese Francesco de Seta che fece affrescare da Onofrio Tomaselli il “Trionfo della Primavera” nel salone neoclassico. Il palazzo sarebbe diventato uno dei salotti più fastosi della Belle Époque palermitana. Dal 1937 al 1940 il palazzo fu sede della galleria Mediterranea diretta dalla pittrice Lia Pasqualino Noto, per poi essere destinato a sala da gioco e successivamente a sede del Consiglio di giustizia amministrativa.
Da Palazzo Forcella De Seta allo ZEN (Zona Espansione Nord). Lo ZEN è un quartiere di edilizia popolare situato nella VII circoscrizione di Palermo ed è suddiviso in due aree definite, ZEN 1 e ZEN 2. L’intero complesso dello ZEN nasce in seguito a concorso di progettazione bandito dallo IACP palermitano per le aree d’espansione ed è vinto nel 1969 dall’architetto Vittorio Gregotti.
Il progetto si rifaceva alla concezione di città di fondazione murata, organizzato in blocchi di insulae all’interno di un sistema di griglia ortogonale orientata longitudinalmente secondo l’asse nord-sud. Con la tipologia della megastruttura e l’unità dell’insula, Gregotti ambiva a portare “in blocco” modelli abitativi ed erogazione dei servizi urbani all’interno del paesaggio della campagna palermitana.
Passiamo al terzo dei “nuovi loghi svelati”, Palazzo Costantino, situato nel cantone dei Quattro Canti (il Cantone di Sant’Oliva). Il palazzo fu costruito da Giuseppe Merendino nella seconda metà del XVIII secolo, su precedente struttura seicentesca. In seguito all’acquisto da parte del marchese Giuseppe Costantino, l’edificio fu oggetto di un’importante intervento di ristrutturazione progettato dall’architetto Venanzio Marvuglia, che combinava elementi tradizionali del ‘700 con caratteristiche del nascente stile neoclassico.
>>Il corpo centrale del palazzo si sviluppa con una configurazione ad U sull’asse prospettico portone-corte-scalone d’onore e si articola intorno ad un cortile a doppio loggiato. A sinistra dell’atrio è presente la guardiola del palazzo e sul fianco sinistro della corte un portone introduce la cavallerizza, la rimessa di carrozze e cavalli; in fondo alla corte si apre la duplice rampa dello scalone d’onore che conduce da un lato all’ammezzato di sinistra e dall’altro al vestibolo del piano nobile.
I saloni principali vennero decorati con stucchi, affreschi di Gioacchino Martorana, preziosi arredi stile Luigi XV e Luigi XVI in legno intagliato e dorato e pavimenti maiolicati settecenteschi come quello rappresentante La nascita di Venere di manifattura napoletana “Barberio”. Durante la seconda guerra mondiale il palazzo fu confiscato sia dalle truppe tedesche che da quelle alleate, rimanendo danneggiato nelle decorazioni e negli arredi. Negli anni ’60 del XX secolo parte del palazzo fu affittato alla società La Rinascente che aveva in locazione il limitrofo Palazzo Napoli. Nel palazzo furono ricavati uffici e magazzini e molti vani sono stati modificati.
Il quarto luogo da scoprire è la Casa del Mutilato. Inaugurato il 21 maggio 1939, l’edificio, è un chiaro manifesto di appartenenza alla corrente del Razionalismo. I lavori iniziano nel 1936, anno in cui l’architetto Giuseppe Spatrisano vince il bando di concorso per la Casa del Mutilato emesso dall’Associazione Nazionale fra Mutilati e Invalidi di Guerra (A.N.M.I.G.). Per la commissione, il progettista decide di reinterpretare la tipologia del tempio ipetro attraverso l’articolazione dell’edificio secondo lo schema cella-patio.
>>Oltre alla scelta formale dell’architettura, anche le opere pittoriche e scultoree, le iscrizioni e le epigrafi, assolvono alla funzione sacra dell’edificio. Frasi come “TEMPIO MUNITO FORTEZZA MISTICA” sul prospetto principale, rappresentazioni a bassorilievo come la Vittoria e pitture murali come i fanti sulle sponde dell’Isonzo nella Sala delle Adunanze, mettono in atto un processo di identificazione cittadino-soldato tipico della retorica di militarizzazione della società italiana tanto cara a Mussolini.
Infatti, la Casa del Mutilato ha sempre rappresentato per la propaganda del Regime non solo un luogo di celebrazione legata alla figura del mutilato di guerra come homo novus, ma anche un importante erogatore di servizi necessari per l’assistenza. Le funzioni a cui può adempiere sono molteplici: il Salone delle Riunioni e la Sala dei Cimeli; la sede dell’Associazione Famiglie Caduti, Associazione Mutilati e dell’Opera Nazionale Mutilati di Guerra; l’ambulatorio medico e il magazzino per gli apparecchi ortopedici. Attualmente l’edificio ospita la sezione penale del Giudice di Pace, oltre agli uffici dell’A.N.M.I.G. Alcune parti dell’edificio sono dismesse, e conservano ancora gli arredi originali disegnati da Spatrisano.
Pizzo Sella. Altro luogo svelato è un promontorio che si erge a nord ovest di Palermo tra le borgate di Mondello e Sferracavallo, e si frappone al monte Billiemi a sud e al monte Pellegrino ad est, costituendo il gruppo di monti che delimitano la Conca d’Oro. Il promontorio di Pizzo Sella è la punta più alta (562 mt). Nonostante il PRG dichiari Pizzo Sella di destinazione a “verde collinare” e protetto da diversi vincoli di tipo ambientale, paesaggistico, idrogeologico, boschivo e legato alla distanza dalla costa, tra il 1978 e il 1983 un milione circa di metri quadri di collina viene lottizzata ed edificata attraverso il rilascio oltre 300 concessioni ad una serie di società locali che sarebbero poi state accusate di infiltrazioni mafiose.
>>Infatti, Pizzo Sella è tristemente il simbolo del ‘Sacco di Palermo’, fenomeno storico iniziato intorno agli anni ‘50, e caratterizzato da un incontrollato boom edilizio che stravolse la fisionomia architettonica della città. Dopo una serie di battaglie legali, denunce, confische e processi, nel 2013 il gruppo Fare Ala fonda il progetto Pizzo Sella Art Village.
Oggi, nonostante l’abusivismo e la serie infinita di battaglie legali, denunce, processi e confische dell’area, è possibile ancora percorrere i sentieri che attraversano Pizzo Sella e che conducono alla Riserva Naturale di Capo Gallo. Inoltre, da Pizzo Sella è possibile godere di viste panoramiche sulla scogliera, sul mare, sulla città. Il collettivo di architetti di Bruxelles, Rotor sta lavorando nuovi percorsi e alla creazione di un punto di ristoro sostenibile sulla cima di Pizzo Sella, così da poter offrire nuove prospettive sul rapporto tra uomo e paesaggio.
Ultimo, non per importantza, il Palazzo Ajutamicristo, che prende il suo nome da Guglielmo Ajutamicristo, barone di Misilmeri e di Calatafimi. Proprio il barone ne commissionò la costruzione nel XV secolo con lo scopo di assicurarsi il controllo del commercio cerealicolo. Nel 1490 il Barone chiamò a eseguire i lavori Matteo Carnilivari, già progettista di Palazzo Abatellis e della Chiesa di Santa Maria della Catena. Tuttavia, la costruzione del palazzo venne interrotta già nel 1495 per ragioni economiche.
>>Nonostante ciò, il palazzo ha sempre ospitato illustri visitatori, come la regina Giovanna, moglie del re Don Ferrante di Napoli, l’imperatore Carlo V, e Don Giovanni d’Austria, fratello del re Filippo II. Dopo i rimaneggiamenti seicenteschi dovuti ai successivi proprietari, i Moncada principi di Paternò, il palazzo si mostra oggi come un’architettura in stile gotico-catalano con balconi e portale barocchi, e un loggiato a doppio ordine interno con un vasto giardino dove era ospitata la statua del Cavallo Marino, oggi risistemato a piazza S. Spirito.
Nell’800 i Moncada vendono il Palazzo alle famiglie Calefati di Canalotti e Tasca d’Almerita; a tutt’oggi la famiglia Calefati detiene la sua parte di proprietà, mentre l’altra metà è stata acquistata dalla Regione Siciliana. Nel portale ad arco policentrico dell’ingresso originario è possibile ancora ammirare lo stemma della famiglia degli Ajutamicristo.
Informazioni utili
MANIFESTA 12 PALERMO
Dal 16 giugno al 4 novembre 2018