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Si spegne Jacqueline de Jong, pittrice olandese che per 60 anni ha difeso la figurazione

Jacqueline de Jong, L’Âne du Liban, 1981. ©JACQUELINE DE JONG/PHOTO GERT JAN VAN ROOIJ/COURTESY ORTUZAR PROJECTS, NEW YORK, AND PIPPY HOULDSWORTH GALLERY, LONDON
Jacqueline de Jong, L’Âne du Liban, 1981.
©JACQUELINE DE JONG/PHOTO GERT JAN VAN ROOIJ/COURTESY ORTUZAR PROJECTS, NEW YORK, AND PIPPY HOULDSWORTH GALLERY, LONDON
È morta sabato 29 maggio all’età di 85 anni Jacqueline de Jong, artista olandese che per sei decenni ha fatto della figurazione la sua bandiera, sfidando le convenzioni del mondo artistico e portando avanti un messaggio di critica sociale e politica.

Scomparsa ad Amsterdam dopo una breve malattia, de Jong era conosciuta per la sua vastità di soggetti, che spaziavano dalle copertine di romanzi gialli francesi al biliardo, dalla Guerra del Golfo degli anni ’90 al conflitto israelo-palestinese. La sua arte si caratterizza per l’utilizzo di materiali non convenzionali e l’inserimento di immagini «basse» nell’arte «aulica», creando opere che invitano alla riflessione e allo stimolo critico.

Figura chiave del movimento situazionista negli anni ’60, de Jong si separò presto dal gruppo a causa di divergenze interne. La sua esperienza con i situazionisti la portò a fondare il Situationist Times, una pubblicazione che però ebbe vita breve per mancanza di fondi.

Nonostante il suo legame con il Situazionismo, de Jong preferiva parlare della sua svolta verso la figurazione in un momento in cui l’astrazione dominava ancora, sostenendo il bisogno umano di creare immagini narranti delle quali nutrirsi.

L’immaginario figurativo di de Jong era spesso al servizio di una critica femminista e antimilitarista. Ma la sua arte, pur seria nei temi affrontati, non mancava di ironia e giocosità.

Nata a Enschede nel 1939, de Jong si immerse nel mondo dell’arte fin da piccola, grazie ai genitori collezionisti di opere di artisti come Kurt Schwitters e Diego Rivera. La sua infanzia fu segnata da spostamenti tra i Paesi Bassi e la Svizzera per sfuggire alle persecuzioni naziste.

Dopo la guerra, si trasferì a Londra per studiare teatro, ma ben presto tornò ad Amsterdam dove trovò lavoro allo Stedelijk Museum. Qui incontrò Asger Jorn, co-fondatore del movimento CoBrA, con cui ebbe una lunga relazione.

La rete di conoscenze di Jorn la mise in contatto con Guy Debord, uno dei fondatori dell’Internazionale Situazionista. La sua esperienza con il Situazionismo, seppur breve, lasciò un segno indelebile nella sua arte.

Negli anni ’70, de Jong si trasferì ad Amsterdam, dove continuò a sperimentare con la sua arte, creando opere pieghevoli e dipinti su lunghe vele. Nonostante fosse molto apprezzata in Olanda, con esposizioni al Rijksmuseum, la fama internazionale arrivò solo negli ultimi anni di vita.

Jacqueline de Jong ci lascia un’eredità artistica ricca e complessa, che invita a riflettere sul ruolo dell’arte nella società e sul potere delle immagini per raccontare storie e generare cambiamento.

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