Il Ponte Casa d’Aste si conferma tra le realtà più in salute del mercato italiano. A dircelo è l’asta di arredi e dipinti antichi, che ha guadagnato complessivamente 2,8 milioni di euro, grazie all’80% di lotti venduti e il 160% di rivalutazione media delle stime.
Un risultato di rilievo, che la maison ha ottenuto, per sue stesse parole, puntando “sul fascino medievale, riportando in auge un immaginario cavalleresco che, nel suo attraversare i secoli, trova oggi grande apprezzamento tra collezionisti e appassionati”.
Ma come si è tradotto, in termini di lotti (e di vendite) questo suggestivo fascino medievale? La risposta potrebbe trovarsi nel forziere da viaggio del XVI secolo, venduto per 94.5 mila euro, o nella coppa in ambra passata di mano per 80.6 mila euro. Oppure ne il San Giorgio e il drago dell’argentiere di corte Pavel Ovchinnikov, iconografia d’origine biblica che ben si adatta all’immaginario di castelli e cavalieri che l’incanto voleva evocare. E vendere. A quanto? 226.8 mila euro.
Sempre in ambito pittorico, si è distinta l’opera di Alessandro Magnasco, il Suonatore di timpano che addestra una scimmia (63 mila euro), il ritratto di Sant’Antonio Abate del fiorentino Carlo Dolci (56.7 mila euro) e la con Maddalena penitente (28.9 mila euro) di un maestro napoletano del XVII secolo.
Tra le particolarità segnaliamo la Ribalta a urna del XVIII secolo (35.2 mila euro), un elegante mobile in noce e radica di noce che riflette l’abilità degli ebanisti lombardi, e il piano in commessi di marmi pregiati (18.9 mila euro). Per finire con il Tappeto Sarouk (25.2 mila euro) dal decoro Agra composto da medaglioni e palmette dalle vivaci palette di colori, e con il raro Arazzo fiammingo del XV-XVI secolo (22.6 mila euro) della storica manifattura di Enghien, dal decoro allegorico che rappresenta un paesaggio boschivo incantato. Un finale fiabesco per un incanto da favola.