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B&B ovvero Brigitte Bardot

Riflessione al vetriolo
La fine dell’estate è arrivata e a sancirla è l’articolo di Luca Beatrice su Il Giornale di domenica -a proposito complimenti per la nuova collaborazione- che, evidentemente contagiato dall’atmosfera maschia impressa dalla nuova direzione del quotidiano, cerca di riportare un poco di luce sulla Biennale piombata in un meritato cono d’ombra dopo tanto rumore (per nulla). E lo fa da par suo vantando uno strabiliante successo di pubblico riconducibile, secondo lui, in buona parte alle velenose polemiche intercorse tra B&B (Beatrice e Buscaroli direttori del Padiglione Italiano) ed il blasonato milieu della cosiddetta critica militante, pandemonio che avrebbe appunto attirato un ragguardevole numero di appassionati e curiosi. Un successo di presenze suffragato dai dati forniti dall’ente biennale la cui attendibilità paragonerei ai numeri delle vendite dei quotidiani computate, almeno sino a ieri, prima della crisi, considerando un gran bel numero istituzionale di copie omaggio.

A conferma del gradimento del pubblico pagante e sovrano, come gli elettori unico vero padrone del vapore, l’incredibile carriera che si è dischiusa per gli artisti partecipanti all’avventura del Padiglione Italiano. Lo dimostra, carta canta, per esempio la prossima esposizione di Sandro Chia alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Sic! Uno spazio di una tristezza infinita, assolutamente periferico e ininfluente nel variegato panorama degli luoghi espositivi. E’ pur vero che vi ha esposto nientepopodimeno che Cy Twombly, come trionfalmente vantato da Beatrice, ma solo a supporto della sua personale alla galleria Gagosian di Roma, a dimostrazione, se mai ve ne fosse ancora bisogno, dell’incredibile provincialismo di cui siamo vittime. Se poi qualcuno avesse voglia di sfogliare un catalogo di Sandro Chia e consultare il prestigiosissimo curriculum espositivo, potrebbe verificare de visu la lunga e naturale parabola discendente del grande protagonista dei fab eighteen. E sono appunto i favolosi anni Ottanta l’epoca a cui il nostro Beatrice fa riferimento come piattaforma culturale intravedendo in quella atmosfera l’alternativa all’imperante estetica da “cubo bianco”, denunciando così la sua formazione di critico musicale, più esperto in revival e modaioli vintage, piuttosto che in ponderate teorie estetiche. Bizzarra intuizione, comunque, dato che è proprio di quella stagione il trionfo del postmoderno pensiero, sentina di tutti nullismi che costituiscono il nerbo, si fa per dire, della retorica del contemporary. L’espediente di scavare trincee dalle quali sparare e farsi rispondere è una garanzia di visibilità, ma è una trovata che può essere impiegata tatticamente, non può costituire una strategia. Altrimenti si scivola nel chiagne e fotte, scadiamo nella sceneggiata napoletana con umariuolo che sbraita “a chi… a me ?”…

E allora, generosamente, da qui in avanti vi chiameremo sempre B&B, intendendo però Brigitte & Bardot.

in punta di pennino il Vostro LdR

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