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FROM .09 TO .10

Un anno strano quello appena passato. Come tutti gli anni di transizione. Il mondo è a una svolta. Ripida, come le discese repentine di un ottovolante. Le trasformazioni epocali riguardano tutto. L’ambiente, la politica, le tecnologie, le scienze e l’informazione. In una parola l’intera società. L’arte lo aveva capito prima. Per questo aveva inondato l’occidente di immagini gigantesche, terribili, sfuocate, evanescenti e in putrefazione. Il delirio di una civiltà in declino è uno tsunami che colpisce l’anima. I colpi all’apparato percettivo erano ben affondati, sin dalla metà degli anni Ottanta. Ma ora, proprio ora, nel momento esatto in cui la consapevolezza della perdita, dell’abbandono di un mondo sta completando la sua diffusione, l’arte sta metabolizzando i criteri del rinnovamento. Quali saranno difficile dirlo. Almeno per ora. Alcune direzioni sono già sensibili. Circolano anticorpi invisibili per il ritorno verso una ricerca esteticamente stabile. Che significa? Guardate il mercato. Al termine di un anno catastrofico per l’arte moderna e contemporanea, con i valori in caduta libera e le vendite aggrappate a riserve a picco rispetto a quelle di due anni fa, ecco spuntare il prezzo più alto in assoluto per un’opera su carta grazie a un piccolo disegno di Raffaello Sanzio. 32,2 milioni di euro. Gli Old Master tornano padroni assoluti del campo. Perché? Eppure il collezionismo diffuso non riuscirà mai a prendere le distanze dalla contemporaneità. L’arte attuale circola nel sangue, è millimetricamente troppo vicina, quasi dentro, ciascuno di noi. Il ritorno al passato come ho già scritto segnala solo un forte desiderio di “tornare a distinguere il vero dal falso, il bello dal brutto, la verità dalla menzogna. In una società e in un tempo in cui la sovrapposizione assiologica nei giudizi regna sovrana e la confusione tra sofista e filosofo, tra ricerca del consenso e del vero, è sempre più diffusa ecco che spunta (indifferibile) il desiderio di avere certezze. Punti fissi. Costi quel che costi”. Fuori dal mercato ciò significa molto. Chi lavora nell’arte sarà inesorabilmente costretto a fare i conti con tale questione. Sarà sempre meno possibile scrivere o parlare senza dire nulla. Dipingere o scolpire senza relazionarsi intelligentemente con i colori e le forme. Fruire un’opera, fingendo di goderne, concentrandosi invece sul parterre degli invitati. Tutto questo ha un confine segnato. Più vicino di quel che a prima vista non appare. Più che un augurio è una certezza. Il 2010 segnerà l’apertura ufficiale di una svolta. Ci vorranno anni, molti mesi, ma la direzione è segnata. Noi di ArsLife cercheremo di seguire con il fiuto questa nuova finestra che sta aprendosi nell’arte. Lo faremo con rinnovata passione e umiltà. E qualche novità. Stiamo lavorando per aprire una redazione e un sito inglese. Il nostro spirito è rivolto a costruire un network sempre più allargato a iniziative e circuiti intelligenti. Governare l’informazione sulle radicali trasformazioni in atto è la sfida che cercheremo di affrontare. Senza di voi, sul web, è impossibile. Perciò, aiutateci.

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