Print Friendly and PDF

ArtVerona 10

LA FIERA DELLE GALLERIE ITALIANE
DI ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA

C. Accardi, Colorato e Bianco, 1954, Veradocci Galleria D’Arte, Forte dei Marmi 

14 – 18 Ottobre 2010, VeronaFiere, Verona

FULMINI SULLA VIA DI DAMASCO   


Ricevere ogni volta un invito alle preview degli appuntamenti italiani, come Art Verona 10, dedicati al mercato dell’arte è cosa onorevole, che stuzzica la vanità di chi gironzola da tempo – come me – dalle parti di quella galassia stimolante e rumorosa.

C’è però un problema in capo a chi vede-prima-di-chi-vedrà: alcune manifestazioni collaterali interne alla kermesse sono ancora in via di allestimento (come la rassegna curata da Andrea Bruciati On Stage – Argonauti, che avrei visto volentieri, il cui sito costruito all’interno del Padiglione 7 era ancora privo delle opere), le diverse postazioni di servizio non sono ancora del tutto operative e – ciò che è peggio – è impossibile tastare il polso del mercato se non ricollegandosi a “fine turno” o strappando qualche vaghissimo commento degli espositori, speranzosi o in preda a malcelata “ansia da prestazione”.

Ma l’aspetto positivo – ciò che determina il vero lusso in dotazione della magica tessera bianca – è che si può osservare con calma, senza la folla delle “prime” e senza il condizionamento dei bollini rossi dei “venduti” (benché qualcuno fosse già presente, per la verità). 

Le caratteristiche fondamentali di Art Verona 10 sono:

– su 125 presenze, la rappresentanza risulta rigorosamente nazionale: l’attenzione è concentrata sul mercato del Nord Italia, alcune gallerie giungono dal Centro (Roma compresa) e solo quattro sono del Sud (Galleria dell’Arco di Palermo, SideA di Catania, Galleria Studio Legale di Caserta e Perlini Arte di Reggio Calabria ma con anche sede a Verona). L’internazionalità è qualificata solo dalla Imago Art Gallery di Londra, dalla KRO Art Contemporary di Vienna e dalla Galerie Antonio Nardone di Bruxelles.

– gli artisti sono quasi esclusivamente italiani, sia per quanto riguarda il settore dell’arte moderna che per quello dell’arte contemporanea.

– i padiglioni (due) sono molto vasti, ordinati, dagli spazi ben distribuiti, di semplice percorribilità. Ogni galleria ha ampia visibilità, e così anche i settori dedicati agli eventi-novità della fiera in essa ospitati, come il già citato percorso On Stage e il circuito di presentazione delle più meritorie Fondazioni italiche per la diffusione dell’arte contemporanea in Italia (Independents).

 

Queste fondamentali, quanto esteriori, caratteristiche preludono ad una facile adesione al compito del visitatore, invogliano all’osservazione e all’analisi delle opere: se sai cosa troverai, ti prepari spiritualmente ad avere forse poche sorprese, ma a ritrovare con piacere ciò che già apprezzi. Qualità per cui i maligni qualificherebbero la fiera di Verona come vetrina solida, ma provinciale rispetto a un’Italia più avanzata nei confronti del mercato nazionale e internazionale.

Tuttavia, stante l’abdicazione, ormai da tempo compiuta, di molte ottime gallerie qui presenti dal MiArt – definito ancora, malgrado ogni evidenza, l’appuntamento principe del mercato in Italia – nonché quella di altre, a causa dei costi elevatissimi, alla più allettante e internazionale Fiera di Bologna, il visitatore troverà una buona, diffusa qualità delle offerte, giustificate perlopiù da nomi sicuri, senza particolari cadute di stile, né diffuse ingenuità. 

Sta di fatto che molti galleristi riconoscono a Art Verona qualità di servizi, serietà di organizzazione e una non troppo velata speranza di potenziale espansione soprattutto nei confronti del sempre più ricettivo mercato del Nord Europa.

Insistere con la proposta dell’arte italiana-a-tutti-i-costi (perché no?) magari ampliando geograficamente il raggio d’affari verso lidi non solo anglosassoni potrebbe essere la caratteristica peculiare (e forse anche vincente) di questa manifestazione.  

E se The Road Of Contemporary Art a Roma si avvia a diventare l’appuntamento imperdibile per le gallerie d’arte contemporanea allocate soprattutto nel Centro-Sud Italia, questa di Verona potrebbe, con simili caratteristiche di qualità e un maggior coraggio di “osare” nelle proposte e di ampliare il dialogo con l’importante area germanofona centro-europea, divenire il giusto altro vertice della piramide la cui quota superiore (per il momento) è costituita da Art First a Bologna.

Artissima rimane a Torino un evento troppo selettivo (anche se d’indiscutibile qualità) per costituire un paradigma economico nazionale, mentre per Milano, con il cuore a pezzi oggi fuori concorso, bisognerà attendere il prossimo anno e/o un salutare cambio della guardia di organizzatori e promotori pubblici e privati.  

Con queste premesse da disciplinata scolaretta, attraverso il grande cortile retrostante l’ingresso e subito mi fermo per “dipingere” il segno del mio passaggio nella storia della Fiera apponendo un’icastica frase all’interno dell’immenso telone di Ivan TresoldiPagina Bianca, performance organizzata da Kn Studio appositamente per l’evento che, alla mia uscita nel tardo pomeriggio, sarà già ricolma di scritte multicolori, compostamente inserite negli spazi ancora a disposizione. E’, a detta dell’artista, un “gesto pubblico” che intende “liberare le genti in un grande spazio autogestito senza regole né padroni”. In realtà la regola esiste eccome ed è dettata dai limiti perimetrali del supporto, e il padrone è l’atto compulsivo – che anch’io ho compiuto – che impone di sentirsi parte di una comunità ristretta.

Purtroppo io – nata all’intelletto dopo i movimenti performativi degli anni ’70 – credo poco nell’azione collettiva in rapporto al fare artistico. Tutta la complicata faccenda delle “interazioni con l’opera” per me, nel 2010, non ha alcun senso, se non per quanto l’opera all’interno della quale lo spettatore “entra” – e mai partecipa, o come si dice oggi orribilmente, per l’appunto, interagisce – immerga coercitivamente in una dimensione nuova e inaspettata. Ma sempre individuale. Evidentemente, sono solo una bieca egoista. A me piace quello che, di tanto in tanto, un po’ qua un po’ là, Olafur Eliasson apparecchia “per me sola” (però, nel frattempo, la mia pennellata un poco scema l’ho data…). 

Il primo padiglione visitato è il 6, ma solo più tardi mi accorgerò che, nel complesso e senza nulla togliere ad alcune interessanti agnizioni in quest’area, il migliore è il 7.  

Ovunque si respira una sorta di sommessa praticità delle scelte: nessun rischio, senso decorativo delle opere (quello che più convince le famiglie, ma soprattutto, pare, incredibile dictu, i giovani collezionisti). 

Da Spirale (Milano) campeggia un elegante foglio “Hammer and Sickle” nato dal viaggio in Italia del 1976 di Andy Warhol che sembra suggerire un sarcastico incipit della mostra. Però è intrigante davvero… Veradocci Galleria d’Arte (Forte dei Marmi – LU) presenta una bellissima opera di Carla Accardi del 1954 “Colorato e bianco”, inusuale e ricca, mentre un ragguardevole Bonalumi bianco dalle estroflessioni ordinatamente ripartite in senso verticale e orizzontale e di discreta dimensione richiede la bella cifra di 130.000 euro per il suo compratore. 

Da Colossi Arte (Brescia) le opere di Riccardo Gusmaroli in tutti i formati e declinazioni possibili (principalmente nelle versioni delle carte nautiche con le famose “barchette”) non potranno non soddisfare gli amanti del genere. Non mi dispiace neppure un’opera di Francesco De Molfetta (molto quotato e presente in questa fiera), “Verba volant, scripta manent”, composta da una serie di macchine da scrivere dipinte e scomposte in vario modo ognuna delle quali reca in sé un messaggio da decifrare: l’opera è selezionata per il Premio Aletti, da anni legato alla kermesse scaligera. 

Interessante e poetica, nella sezione Independents, l’installazione “Skywatch Ladders” del 2007 di Yoko Ono ospitata dall’Archivio Bonotto di Molvena (VI). Segnalo con forza la figura e l’opera di Luigi Bonotto, industriale del tessile davvero singolare (anche per le tecnologie utilizzate e per l’imperativo anti-globalizzazione a favore della “fabbrica lenta”), collezionista raffinatissimo che trova casa per le sue opere, in particolare di Fluxus e Poesia Visiva, in un ex-macello ristrutturato di Bassano del Grappa, mecenate innamorato dell’arte performativa e delle giovani leve artistiche e, non da ultimo, uno dei principali interlocutori di Yoko Ono in Italia.  

Da Altavilla Vicentina (VI) Atlantica propone alcuni artisti da osservare attentamente, fra i quali nomino Andro Semeiko, nato nel 1975 a Orzugeti in Georgia (vive e lavora a Londra), dal curriculum nutritissimo e dall’inventiva immaginifica che gli permette di spaziare tecnicamente in ogni ambito dell’arte. Qui offre al pubblico pitture che rappresentano marine costellate da galere cinque-secentesche sospese nel tratto che raccorda oniricamente cielo e mare con pennellate fluide, ma indefinite e un senso del colore che solo nei Paesi dove quei mari e quegli orizzonti non esistono riesce a formarsi. Notevole.

Non riesco a evitare la consueta menzione d’onore per Valmore Studio d’Arte di Vicenza che presenta, oltre ai suoi beniamini Alviani, Biasi, Costa, Landi (con un “Trasparente” del 1960/70 da togliere il fiato), Le Parc, Massironi (che Dio lo benedica!), Varisco e De Vecchi, una deliziosa parete di Bruno Munari: una delle quattro opere (a pochissimo dall’apertura della rassegna) ha già preso il volo. 

Da Toselli (Milano) è curiosa la scelta di presentare piccolissimi acquarelli (poco più che biglietti da visita, poco meno di cartoline postali) di autori diversi, Forese, Gusmaroli, Serrapica fra gli altri, disposti con gusto décor quasi a organizzare una composizione da salottino borghese ognuna racchiusa in una “busta” di plexiglass. Intelligente e allettante per un compratore “compendiario”.

Da Lattuada (sempre a Milano) campeggia una Bice Lazzari che, se non temessi i risvolti negativi che quest’atto comporterebbe, ruberei senza neanche pensarci. Meglio quindi acquistare questo magnifico “Senza Titolo” del 1964 dalle generose dimensioni (cm. 89×100).

Segnalo infine, in questa triade solo casualmente milanese, alla Galleria Blu, due piccole tele (cm. 54×40) di Alessandro Verdi entrambe dal titolo “Senza Volto” facenti parte di una serie del 2006, ovvero prima che il pur bravo artista, promosso anche da ABO durante l’ultima Biennale veneziana, si irrigidisse un poco nell’innegabile abilità tecnica. Il 2006 è un anno di piena libertà compositiva. Vale la pena osservarle attentamente. 

LAC Lagorio Arte Contemporanea (Brescia) presenta una scelta interessante degli artisti che in questa edizione hanno ricevuto più esposizione e, evidentemente, riceveranno i maggiori consensi: Alviani, Morandini, Dadamaino, Scheggi… ma in primo piano campeggia un’opera diRiccardo De Marchi, una lastra di alluminio verniciato di bianco sulla superficie del quale le lievi forature ritmicamente allineate come file di piccole perle, dalle dimensioni digradanti sino a svanire, alleggeriscono la struttura altrimenti grave e costringono lo spettatore a decifrare la prova dell’artista, un’equilibrata scrittura ermetica che si discosta dalle conquiste dello spazialismo, ma anzi tenta di riprendere il possesso della superficie bidimensionale. Le dimensioni sono buone (cm.120×100) e il prezzo ancora allettante (€ 12.000) per un artista così intenso e raffinato in attesa di una probabile crescita. 

Nel Padiglione 7, alla Giarina (VR) buona è la proposta del quasi trentenne Daniele Giunta, che, nel solco di una rinnovata corrente pittorica finalmente in procinto di svincolarsi – dopo anni di preoccupazioni su come dovesse essere qualificata – da indicazioni neo-figurative, neo-pop, neo-informali o di altra natura, mostra un ottimo talento e una tecnica che porta l’acquarellatura sulle tele a farsi dimostrazione della poetica dell’artista.

La rinomatissima Galleria dello Scudo (VR), quasi padrona di casa, orgogliosamente offre le migliori prove degli artisti contemporanei ormai storici della galleria, che, fra un Frangi e un Gallo, un Pizzi Cannella e un Dessì, annoverano qualche “vecchia gloria” di speciale natura. Un paio di Morandi raffinatissini (uno è un vaso di fiori magnifico) occhieggiano con consueta, scaltra, discrezione. Ma qui scelgo un artista che in genere non trova il mio pieno consenso, pur comprendendone le grandi doti, e ammiro due potenti Gastini dall’abbacinante fondo bianco i cui “preziosismi” materici alla sommità delle pesanti composizioni sono particolarmente rarefatti e organizzati secondo una tale elegante asimmetria da sembrare succubi di un japonisme di ritorno. Davvero belli entrambi. 

L’Affiche di Milano, mi attira la tecnica perfetta delle opere su ardesia di Federico Guerri: su grandi lastre nere l’artista incide sottili linee che sembrano formare complesse mappe orografiche o paesaggi simili alle grandi campiture grafiche delle risaie estremo-orientali. E sulla medesima corda estetica (di alto profilo) mi appassiono, alla Galleria Jannone di Milano, della ricerca di Elisa Montessori che produce lunghi scroll da srotolare come in un tokonoma(l’ambiente che rappresenta il cuore della casa giapponese) a fianco di una composizioneikebana. “Farfalle”, un rotolo di carta catramata su cui l’artista dipinge a tempera di due metri e mezzo di lunghezza per uno di laghezza, ospita lievi segni fluttuanti, forme riconducibili a emblemi di vita quotidiana o della natura, sagome di lievi insetti ritagliate e applicate con apparente mancanza di ordine. Il tocco è squisito, l’effetto leggero ma intenso. Un lavoro di qualità che si ripete anche nel gemello appeso a fianco di quest’opera e soprattutto nel sorprendente “Senza Titolo” (detto dalle galleriste: “Le arance”) lungo ben 6 metri. Il prezzo al pubblico per quest’ultima opera è di 5.500 euro. Molto convincente anche in quest’aspetto. 

In questa Fiera dove dominano eleganza e equilibrio, emerge l’ottima prova di Edoardo Schapira da Fabbrica Eos di Milano, che intesse fili come corde di strumenti musicali in miniatura trascinati in ordinati gruppi dalle pagine di libri aperti, le cui frasi sono cancellate. Un più poetico, intellettualistico e sommesso Isgrò, senza l’urlo della sua disperazione, ma lacerato dall’impossibilità di riconnettere le radici di una cultura sentita ormai come al limite della sua sopravvivenza. La sua opera intensa, come quella dal titolo di “Infinito”, si vende, nel formato di cm. 56×52, a 2.200 euro. 

Mi trasferisco da Antonella Cattani di Bolzano, una delle gallerie che preferisco, per non sorprendermi dinanzi al primo classificato del Premio Aletti consegnato a Emanuela Fiorelliper un’opera magnifica: “Filocittà” di cm. 137x114x11, una tarlatana bianca dove le magistrali geometrie dei sottili elastici neri vengono condotte con una tale rigorosa ed evidente capacità di avere conto della materia e del disegno che stupisce come questa ottima artista, allieva di Perilli, non sia ancora in vetta al mercato non solo nazionale. Vorrei poter dire che manca poco, ma – si sa – gli Italiani non coltivano i propri veri gioielli, quindi, meglio un passo alla volta con costanza, una vasta diffusione fra collezionisti sempre più convinti e poi, finalmente, una più ampia fama riconosciuta anche e soprattutto all’estero.

Non faccio in tempo a complimentarmi per l’ottimo risultato quando l’occhio è attratto da una serie di cartoncini rettangolari impilati di modo da squadernare in cerchio, uno alla volta, i propri angoli, ciascun foglio strappato nell’area centrale di un segmento irregolare di materia, strappo che, a seconda dei livelli della sovrapposizione della carta, formerà infine un foro profondo e dalle pareti increspate, mentre l’ingombro della pila così costruita è di poco più di un metro di diametro. Il pubblico guarda nel foro. E vi scopre una lente concava che rimanda non solo il volto dello spettatore ma prelude anche a una voragine senza fine, in un astuto quanto ilare gioco ottico.

L’autore di questo apparente divertissement è Marco di Giovanni (il mio “fulmine damasceno” in questa Art Verona 10), rappresentato sia da Antonella Cattani che da Il Chiostro Arte Contemporanea di Saronno (VA).

Da Antonella Cattani trovo l’installazione dei cartoni dall’impossibile nome “Progetto di Ginnunngapap”. Il Ginnunngapap è, nella mitologia norrena, la terribile voragine grondante veleno che esiste prima della creazione di tutte le cose. Agli estremi della voragine, due regioni dai climi opposti (gelido e torrido) insopportabilmente contrapposti. Dall’acqua scaturita dall’incontro del vento caldo con la brina ghiacciata, nasce Ymir, padre di tuttti i Giganti, che come ognuno di noi sa, rappresentano in quasi ogni cosmogonia arcaica, la proto-umanità ma anche la proto-divinità, condensando in sé, esseri rozzi e crudeli, tutte le potenzialità dello sviluppo della vita sulla terra. Ymir, del resto, sarà il feroce antagonista del divino Thor, amico degli uomini.

Il riferimento alla mitologia nordica è solo un escamotage per illustrare ciò che interessa a Marco Di Giovanni: la sublime voragine, che non esiste in nessuno spazio e in nessun tempo, e le sublimi distanze siderali (oggetto della sua prossima mostra alla Galleria Cattani a Marzo 2011), altrettanto indifferenti alle medesime caratteristiche incidentali che condizionano, per alcuni di noi – per i filosofi in modo diverso, essendo oggetto di analisi metafisica -, ogni accadimento della nostra esistenza.

Per l’artista tempo e spazio hanno medesima identità ontologica. Tutto ciò che non riguarda questa ricerca, tutto ciò che si trova fra la voragine abissale e l’alto spazio sidereo – ossia la nostra povera quotidianità, costituita di fenomeno e noumeno -, è fonte di noia e non lo riguarda né lo incuriosisce. Il giovane gigante (tale è il gioviale teramano, nato nel 1975, ma di stanza dalle parti di Imola), che nella capigliatura e barba fulve e nell’occhio vivido ricorda un poco le fattezze del martelluto dio vichingo, esprime la sua complessa, per me illuminante, filosofia attraverso enormi installazioni costruite en plein air qua e là nello Stivale che prevedono generalmente il recupero di grandi contenitori metallici quali silos, tratti di tubazioni d’acquedotto, parti di enormi miscelatori per lattice che, colato a definita temperatura negli appositi stampi, si declinerà in milioni di preservativi (in particolare quest’opera, che prevede una complessa installazione anche di altri componenti, ma che si avvale della curiosa struttura portante testé descritta, avrà il suggestivo nome di: “Un numero quasi infinito di rapporti sicuri”).

Il mondo di Marco di Giovanni è per me – che, maledizione, la butto sempre sul ridere, ma sono qui serissima – il punto più alto della ricerca artistica che rappresenta il superamento di un’arte concettuale, forse oggi impoverita degli elementi primi costitutivi, attraverso una solidissima base teorica e una capacità tecnica straordinaria. Non intendo raccontare qui la qualità dei disegni rappresentanti immagini e simboli dei viaggi sud-americani o italici del nostro, alcune strepitose serie caratterizzate da un tratto sicuro quanto graffiante (da cercare al Chiostro di Saronno), disegni che vengono eseguiti freneticamente, dopo il periodo “monumentale” e faticoso delle grandi installazioni, sino a quando l’artista si avvede che il tratto, divenuto sempre meno veicolo di novità inaspettate e prossimo alla noiosa prevedibilità della perfezione (“Vede, qui son già troppo michelangiolesco…”), porta a una tecnica ormai evasa, esperita al punto di non dare più meraviglia; quindi, da abbandonare.

Ciò che sembra arrivare ad un punto fermo è, per Di Giovanni, foriero di pericolosa immobilità, di morte.

Non c’è interesse per l’opera finita quanto per il suo, sempre in evoluzione, progetto.

Le sue incredibili opere che mettono lo spettatore al centro di uno sconvolgente ribaltamento di prospettive sensoriali ed emotive sono come le lievi parabole dei presocratici.

Ma di questo – a costo di non fare il mio dovere di cronista ora e qui – parlerò quando vedrò personalmente ciò che l’artista ha in serbo presto per il suo pubblico.

E io, potrete starne certi, sarò lì per tentare di registrare per Arslife ciò che a me sembra il rassicurante e convincente emblema (uno dei rassicuranti e convincenti emblemi) di una svolta “pacifica” e colta del modo di fare arte in Italia.

 

__________________________________________________________________________________________________

ART VERONA 2010

Giovedì 14 ottobre alle ore 16.00, nei padiglioni 6 e 7 di VeronaFiere, apre al pubblico la VI edizione di ArtVerona, la fiera delle galleria italiane di Arte Moderna e Contemporanea. Diventata ormai l’alternativa di Arte Fiera Art First, molte delle gallerie escluse dalla vetrina bolognese hanno infatti scelto l’alternativa veneta per presentare i loro artisti. Quest’anno ArtVerona presenta 125 gallerie.

 

Sotto la direzione artistica di Massimo Simonetti e con la consulenza del Comitato Consultivo composto da: Andrea Bruciati, Giorgio Fasol, Manuela Magliano Pellegrini e Paolo Valerio, ArtVerona dal 2005 ad oggi è cresciuta come polo d’attrazione per collezionisti, compratori d’occasione, così pure per i semplici appassionati d’arte e per critici e curatori.

ArtVerona 10 propone opere di artisti moderni e contemporanei, spaziando fra: dipinti, sculture, multipli, fotografie, video, installazioni. Ospitata in due ampi e luminosi padiglioni (pad. 6 e 7), contigui e collegati. 30.000 mq di esposizione. 25 stand dedicati all’editoria e ai servizi per l’arte.

ArtVerona, ora alla sua VI edizione, è uno dei maggiori punti di riferimento italiani per il mercato dell’arte moderna e contemporanea. Una fiera apprezzata per la continuità dei suoi alti standard. Una fiera in costante evoluzione. Continuità, nell’essere il più rappresentativo panorama delle gallerie italiane di miglior profilo. Evoluzione, nel proporsi anno dopo anno come manifestazione espositiva animata da nuovi e numerosi eventi e collateral. Oltre ai già affermati Premi Aletti per l’arte e la fotografia, PhotoArtVeona (quest’anno in collaborazione con la Biennale di Alessandria di VideoFotografia Contemporanea) e VideoArtVerona, FaceToFace, Starting Collection e ArtFairOnLine, Icona e D’Est, tra le maggiori novità di quest’anno:

On Stage – Argonauti, una mostra di artisti emergenti under 30, a cura di Andrea Bruciati, direttore della Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Monfalcone. L’intento è di promuovere fattivamente la ricerca all’interno del sistema dell’arte contemporanea. 
Independents, associazioni, fondazioni, collettivi e spazio no profit, vivacemente attivi nel contemporaneo, per la prima volta in una fiera presentano i loro progetti e interagiscono con i visitatori. A cura di Cristiano Seganfreddo, fondatore e direttore di FuoriBiennale e Agenzia del Contemporaneo. 
TheatreArtVerona, in collaborazione con il Teatro Stabile di Verona, con la partecipazione di Antonio Albanese e dei Babilonia Teatri. 
Maria Morganti. L’unità di misura è il colore, al museo di Castelvecchio, a cura di Chiara Bertola.
Gary Hill. Tra parole e immagine, nella sede della Soprintendenza, Corte Dogana

 

Tra i servizi utili offerti dalla fiera c’è sicuramente ArtFairOnline, ovvero la possibilità di visionare online le opere degli artisti in fiera con la mostra virtuale delle gallerie, che hanno aderito all’iniziativa, ed hanno avuto la pazienza di caricare le foto online. ArtFairOnline una fiera virtuale che resterà attiva fino a giugno 2011. A questa si affianca un altro servizio in rete, StartingCollection tutto dedicato a chi inizia a muovere i primi passi nel collezionismo d’arte o per appassionati che non vogliono spendere cifre superiori ai 6.000,00 euro.

Clicca qui per scaricare la comoda guida alla fiera in formato pdf 

*Marcello De Angelis, Maternità, 2010, injection painting on canvas, 100 x 120 cm, courtesy Galleria PoliArt, Milano, Pad 6, stand F3.
La tecnica pittorica impiegata da Marcello De Angelis, l’injection painting, consiste nel dipingere con una siringa da iniezione.

Eventi collaterali

 

PhotoArtVerona – Disturbi e Disordini // Intimate Travel

Doppio appuntamento in fiera (padiglione 7) e in città (Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri, 13 ottobre/14 novembre 2010) in occasione della Biennale di Alessandria VideoFotografiaContemporanea(inaugurazione, 9 ottobre 2010), con cui ArtVerona e l’Assessorato alla Cultura del Comune di Verona hanno collaborato per questa II edizione, diventando tappa saliente del progetto. Se ad ArtVerona la Biennale è presente con Disturbi e Disordini, un abstract di quanto esposto nelle 9 sezioni dislocate nelle diverse sedi della città di Alessandria, sotto la curatela di critici internazionali; al Centro Internazionale Scavi Scaligeri è allestita Intimate Travel, una mostra a cura di Sabrina Raffaghello, pensata ad hoc per lo spazio scaligero, in cui sono messi a confronto sul tema del ‘viaggio interiore’ artisti italiani e cinesi, nell’anno in cui si sono riaperti i patti diplomatici tra Repubblica Popolare Cinese e Italia, e la Cina è la nazione ospite della manifestazione piemontese.

 

VideoArtVerona – Flower of Chaos // Videoart Yearbook 2010

Due distinti percorsi di video arte, promossi in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura di Verona: Flower of Chaos, a cura di Cecilia Freschini, che presenta in fiera (padiglione 7/VideoWall) e in città, presso la sede dell’Archivio Regionale di video arte (Sala Nervi, Biblioteca Civica di Verona, 8 ottobre/9 novembre 2010), una selezione del meglio della video animazione cinese; Videoart Yearbook 2010, a cura di Renato Barilli e di un gruppo di ricercatori del Dipartimento Arti Visive dell’Università di Bologna che, per il III anno consecutivo, propongono uno sguardo allargato sulle più significative linee di sviluppo del linguaggio video contemporaneo (Sala Nervi, Biblioteca Civica di Verona, 8 ottobre/9 novembre 2010).

 

TheatreArtVerona – Recital // The Best of Babilonia

Nuova sezione, nata dalla collaborazione con il Teatro Stabile di Verona e il suo direttore artistico, Paolo Valerio, volta a proporre un teatro di contaminazione tra le arti, a partire dai due appuntamenti in programma al Teatro Nuovo di Verona, che vedono in scena originali realtà della scena contemporanea: Antonio Albanese, indiscusso talento camaleontico, in Recital, tagliente interpretazione del nostro tempo (sabato 16 ottobre, ore 21) e Babilonia Teatri, compagnia rivelazione, in The Best of Babilonia, un excursus del loro più interessante lavoro (domenica 17 ottobre, ore 21).

 

On Stage – Argonauti

Seconda edizione del format On Stage, avviato lo scorso anno da Andrea Bruciati, che si pone l’obiettivo di trovare un punto di raccordo fra i diversi protagonisti dell’arte contemporanea italiana al fine di promuovere fattivamente il sistema della ricerca in ogni suo aspetto. Se nella passata edizione il progetto si è rivolto ad un circuito di gallerie attente alla sperimentazione, che hanno proposto una personale ad un artista di cui poi è stata acquisita un’opera, l’obiettivo di questa edizione (padiglione 7) è quello di offrire a nove artisti emergenti under 30 un’opportunità per far conoscere il loro lavoro ai professionisti operativi del settore. Nel far questo vengono fatti compartecipi sia istituzioni museali che gallerie private, ritenute attente al confronto e al dialogo, in qualità di ‘madrine’ dell’iniziativa.

 

Independents – Le nuove esperienze creative indipendenti

Nuova sezione curata da Cristiano Seganfreddo di Fuoribiennale, che intende dare spazio, per la prima volta in una fiera d’arte moderna e contemporanea (padiglioni 6 e 7), a tutte quelle realtà – tra associazioni, fondazioni, collettivi e spazi no profit – smarcate rispetto al sistema istituzionalizzato dell’arte, che si impegnano in percorsi autonomi di ricerca e sperimentazione in ambito contemporaneo, rivelandosi in tal senso territori fertili per la nascita e divulgazione di nuove tendenze artistiche e culturali.

D’Est – E-motion to cohabit

Rassegna realizzata in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura – Comune di Verona e A+A –

Centro Espositivo Pubblico Sloveno di Venezia, che continua il percorso di indagine, intrapreso nel 2008, sul panorama artistico dell’Est Europa e vede alla Galleria d’Arte Moderna Palazzo Forti (9 ottobre/28 novembre 2010) il raffronto tra una dozzina di artisti provenienti da due Paesi, Slovenia e Croazia, confinanti, ma identitariamente diversi. La selezione è curata da Aurora Fonda per la ricognizione sull’arte Slovena e da Radmila Iva Jankovic per quella Croata.

 

Maria Morganti. L’unità di misura è il colore

Intervento site-specific di Maria Morganti al Museo di Castelvecchio (14 ottobre 2010 / 9 gennaio 2011), a cura di Chiara Bertola: un percorso pensato in rapporto allo spazio scarpiano e alle collezioni museali, sotto la direzione di Paola Marini. Opere di vetro, carta, serigrafia, pittura, attraversano il museo assumendo nuova forma, lasciando tracce di colore, come segni di esistenza. La mostra è stato organizzata in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura, Musei d’Arte e Monumenti di Verona, Caterina Tognon Arte Contemporanea, Venezia e Galleria Michela Rizzo, Venezia.

 

Gary Hill. Tra parola e immagine – Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici di Verona, Rovigo e Vicenza

Omaggio a uno dei pionieri della video arte, internazionalmente riconosciuto come uno dei massimi artisti contemporanei, negli ambienti – solitamente chiusi al pubblico – della suggestiva sede della Soprintendenza di Verona, architettura settecentesca ed ex dogana.

Tre serate di videoproiezione, da giovedì 14 a sabato 16 ottobre, dalle 20 alle 23, dedicate al lavoro profondamente meditativo sul carattere effimero del linguaggio di Gary Hill. I lavori dell’artista, in cui spesso l’esperienza fisica è volutamente forzata, esplorano la difficoltà di adesione tra parola e oggetto per focalizzare l’attenzione sul tema dell’incomunicabilità, dell’identità e dell’interferenza del linguaggio con la realtà.

 

Premio Aletti ArtVerona10 – per le categorie pittura, scultura, installazione e video

– per la fotografia

Concorso promosso da Banca Aletti, main sponsor della manifestazione, che ogni anno affida a una Giuria – quest’anno presieduta da Marco Pierini, direttore della Galleria Civica di Modena – il compito di selezionare, tra gli artisti under 40 presenti in fiera, due opere da acquistare, per un valore pari a 6.000,00 euro ciascuna, e far confluire nella propria Collezione.

 

Icona10 – Un simbolo dell’Arte in fiera

Selezione di un’opera tra quelle proposte dalle Gallerie partecipanti, affidata a una commissione presieduta da Gabriella Belli, con l’obiettivo di farla diventare l’immagine della campagna di comunicazione della manifestazione per l’edizione 2011 e darla in deposito a un museo o un’istituzione d’arte moderna e contemporanea, che nella fattispecie quest’anno sarà il Mart – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto.

 

FaceToFace10 – Momenti di incontro e approfondimento nello Spazio Aletti in fiera (padiglione 6)

 

Starting Collection – Un progetto rivolto a esperti del mercato dell’arte e collezionisti potenziali

La guida facile, immediata e sicura per individuare, selezionare e acquistare opere di costo non superiore ai 6.000 euro, anche quest’anno on line – dal 15 settembre 2010 al 30 giugno 2011 – su

www.startingcollection.com. Nei giorni di fiera, le opere saranno esposte negli stand delle gallerie che le propongono, oltre a essere presentate nel maxischermo VideoWall, all’interno del padiglione 7.

 

ArtFairOnLine – L’arte nel web

La fiera on line di arte moderna e contemporanea, dove si incontrano, conoscono e relazionano galleristi, artisti e collezionisti, dando opportunità di approfondimento e contatto, 24 ore su 24, per quasi un anno intero (15 settembre 2010 – 30 giugno 2011). Su www.artfaironline.it, si presenta con un’accattivante veste grafica e una nuova ed efficace piattaforma di navigazione, quasi l’utente stesse percorrendo una fiera reale.

 

Buddha of Steel Life – Zhang Huan, dalla Collezione Antonio Marcegaglia

Pensata come “cammeo” all’ingresso della Fiera, l’opera di Zhang Huan – di cui si è appena conclusa un’antologica al PAC di Milano – accoglierà i visitatori col suo carico di fascino e profonda spiritualità. Come dice Elisabetta Pozzetti, art curator di Stell Life, la mostra realizzata nel 2009 per i cinquant’anni del gruppo Marcegaglia: “[…]l’opera ideata per Steel Life ridefinisce attraverso Buddha il baricentro dell’uomo, che nella spiritualità e nell’ascolto della propria interiorità riscopre sé e il reale che lo circonda”.

INFORMAZIONI UTILI: 
ArtVerona 2010: l’Arte e i suoi Percorsi
14 – 18 ottobre 2010
Verona
Quartiere Fieristico 
padiglioni 6 e 7
ingresso: Cangrande (da Viale del Lavoro)
tel. +39 045 8039204
fax +39 045 8015004
Da martedì 12 a lunedì 18 ottobre la segreteria di ArtVerona risponde allo 045 8298578
staff@artverona.it
www.artverona.it

CATALOGO Gratuito per tutti i visitatori.

Orario: preview giovedì 14 ottobre ore 14.30 (solo su invito)

apertura pubblico: giovedì 14, dalle 16.00 alle 20.00
da venerdì 15 a domenica 17, dalle 10.30 alle 19.00
lunedì 18, dalle 10.30 alle 15

 

Biglietti: 16 euro
Con l’ accredito online, compilando un form, si può usufruire di un ingresso al prezzo ridotto di 5 Euro. Al termine della registrazione stampare il coupon personale con cui presentarsi alle casse ed ottenere il biglietto con la riduzione.

abbonamento 5 giorni: € 28
ingresso ridotto: € 5 (accompagnatori disabili – scolaresche e accompagnatori – studenti universitari con libretto – bambini 6-12 anni – over 65 – militari – soci fnac – soci touring club – accrediti on line)

Commenta con Facebook

leave a reply

*