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N’ te régge cchiù

Così una Minnie di Isola del Liri (FR), pestellando furente le sue Mary Janes, ringhierebbe contro Mickey sempre in pole position per una nuova avventura fuor di casa. Così Paolo Baratta, Presidente della Biennale lagunare, ringhierebbe contro il già da tempo assenteista Comandante del Padiglione Italia a un battito di ciglia dall’inaugurazione dell’appuntamento d’arte contemporanea più importante al mondo. Così ringhierebbero i 1150 (e rotti) artisti italiani precettati con fanfara all’appuntamento suddetto. Così ringhierebbe chi è stato convinto a sostenere economicamente e intellettualmente il “progetto” in salsa sgarbiana. Così dovrebbe ringhiare l’Italia dell’arte e quella del lavoro contro un plurimunificato, pluridecorato, pluriquerelato che non ha rispetto per l’altrui vicenda se non per la propria. Forse anch’io così ringhierei nel saporoso dialetto di terra di Ciociaria che presenta (oltre a rari francesismi) infinite assonanze con la lontana area casertana, fra le quali la pronuncia muta della vocale “e” in determinate posizioni (qui in corsivo). Ma mi limiterò a consigliare il Ministro di cui nella mia precedente nota: “Accómme te ne tè! Statte attiénte ca chìsse t’ s’abbetóna!”, anche perché – come tutti possono convenire – “Daglie i daglie la cepolla deuènta aglie!”

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