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Giulio Cesare

Giulio Cesare- Nigrelli e manichino De Francovich. foto di Attilio Marasco
Giulio Cesare- Nigrelli e manichino De Francovich. foto di Attilio Marasco
Il fatto che Giulio Cesare venga assassinato è Storia, oltre che drammaturgia nel “Giulio Cesare” di Shakespeare, e non si può certo modificare. Per quanto riguarda il “Giulio Cesare” per la regia di Carmelo Rifici, allievo di Luca Ronconi, con l’intervento del drammaturgo Renato Gabrielli, al Piccolo Teatro dal 13 aprile al 6 maggio, la morte dell’imperatore, ai tempi nominato “dittatore perpetuo”, dispiace non solo, a livello storico-drammaturgico, per il disorientamento generale che provoca proprio nella conduzione politica dell’Impero Romano agli stessi assassini diretti, Bruto (Marco Foschi) e Cassio (Sergio Leone) o indiretti, Antonio (Danilo Nigrelli), ma soprattutto, seguendo la resa di Rifici, la morte di Cesare spiace agli spettatori perché a fine primo tempo esce di scena l’attore davvero valido dell’intero spettacolo, quale Massimo De Francovich che interpreta un Giulio Cesare già consapevole e a modo suo preparato agli eventi. Certo, il giovane regista Rifici, non ancora quarantenne, dice di essere alla sua prima volta con Shakespeare, e di aver aspettato “ben ventidue spettacoli prima di affrontarlo”, ma, o la sua chiave di lettura è troppo generica (“Quando smette la politica di essere cosa pubblica diventa qualcos’altro. Nel momento in cui in una stanza a casa di Bruto si decide di uccidere Cesare, si sospende la democrazia. Non ho giudicato se questa sospensione democratica fosse storicamente valida o meno, non m’interessa. Valuto che la sospensione della cosa pubblica invece è stata condotta per motivi privati”), o gli attori che circondano Cesare non hanno la sua stessa capacità di tenere la scena. Risultato? uno spettacolo stranamente rigidamente diviso tra primo e secondo tempo: quando Cesare è ancora vivo e avverte la sua fine, tutti gli attori hanno una energia decisamente maggiore ed efficace, compresa Porzia, Federica Rossellini, Porzia, moglie di Bruto, che non ha contatti diretti con Cesare, nello spettacolo, eppure è interprete di un ottimo monologo chiedendo a suo marito delle spiegazioni sul suo silenzio e volendo entrare a far parte dei suoi segreti. Convincente esempio di demagogia, con ombre di reale affetto per il morto, anche il discorso di Antonio sul cadavere di Cesare, sempre nella prima parte dello spettacolo. Di tutt’altra tempra il secondo tempo, invece, in cui Bruto, Cassio, Antonio e il gruppo di fedeli alleati hanno preso il potere: è una stellata di banalità e trovate registiche poco convincenti: dagli abiti da divisa che richiama quella nazista che indossano i nuovi regnanti a testimoniare la loro dittatura dispotica, senza parlare dell’inutile “cabaret” di Cinna che crede di strappare risate agitandosi sul palco ad esprimere la confusione che regna sovrana in Roma dopo la morte di Cesare. Insomma, una serie di idee abbastanza piatte che non aggiungono qualcosa ad uno spettacolo che invece dà nel primo tempo abbondantemente soddisfazione. Uno scarto netto e pesante, considerando che Rifici aveva annunciato di aver dato spazio anche ad un aspetto solitamente poco considerato dello spettacolo, quale la stregoneria e la magia, “nucleo quasi mai affrontato nelle messe in secena del ‘Giulio Cesare’”. Che invece non occupa che qualche battuta. Certamente, guardando lo spettacolo nel suo insieme, si può dire che il regista abbia voluto considerare la morte di Cesare più come un fatto privato, egoistico, da parte dei suoi assassini, e abbia posto in minore rilevanza l’influenza che una tale mancanza possa aver suscitato sulla popolazione romana. Concetto molto generico e quindi estendibile alla politica fino ad oggi: in pochi decidono il destino di uno e di molti, “come l’assassinio di Cesare è stato deciso in una stanza –conclude il regista.- Shakespeare stesso denuncia un pericolo: le decisioni sono prese all’interno di stanze alle quali è interdetto l’accesso al popolo sovrano”.
SCHEDA TECNICA
“Giulio Cesare”
Piccolo Teatro Strehler, Milano
12 aprile-6 maggio 2012
Largo Greppi, Milano
Orari: martedì-sabato, ore 19.30. Mercoledì, giovedì e venerdì ore 20.30. Domenica, ore 16. Lunedì (salvo lunedì 23 aprile. ore 20.30), mercoledì 25 aprile e martedì I maggio, riposo. Mercoledì 18 aprile ore 15 e mercoledì 2 maggio ore 15 e 20.30.
Prezzi: platea, 33 euro. Balconata, 26 euro.
Info. 848800304, www.piccoloteatro.org

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