La quinta edizione di ART HK 12 ha dato conferma della vocazione internazionale di questa fiera e del grande consenso con cui ogni anno viene accolta dai collezionisti, portando sostanziose vendite sin dalle prime ore di inaugurazione del 16 maggio. Non a caso ART HK è stata acquistata un anno fa da MCH Group, società svizzera a capo della sorella maggiore Art Basel, che aveva compreso sin dall’inizio le potenzialità di una mostra-mercato posizionata nel punto nevralgico dell’Asia. Quest’anno i visitatori sono aumentati del 6%. Per un totale di 67.205.
Tenutasi all’Hong Kong Convention and Exhibition Center tra il 17-20 maggio, ART HK 12 ha ospitato oltre 260 gallerie provenienti da 38 paesi che, a differenza degli anni scorsi, hanno puntato maggiormente sulla qualità delle opere proposte. Ben si addice il termine “qualità museale” ad opere come quelle di Giorgio Morandi presentate dalla Galleria d’Arte Maggiore di Bologna, o alla selezione di artisti tedeschi degli anni ’20, tra cui Markus Lupertz e Georg Baselitz, ad opera del curatore dell’Hermitage Dimitri Ozerkov per la galleria Michael Werner. Per non parlare dello stand della Galleria Gmurzynska disegnato addirittura da Zaha Hadid, riempito con opere di Wilfredo Lam. Ampio spazio anche ai solo show di grandi artisti: Tornabuoni di Parigi ha dedicato interamente lo stand ad Alighiero Boetti, con corpose vendite tra cui una Mappa del 1984 venduta a un milione di euro, mentre Nature Morte di Nuova Delhi ha presentato un solo show di Jitish Kallat.
Per quanto riguarda le vendite, le gallerie occidentali hanno puntato sugli artisti orientali, cinesi per la maggior parte. Stephane Custot ha venduto un dipinto astratto di Chu Teh-Chun ad un collezionista cinese a $900mila. Stesso artista per la De Sarthe Gallery, che ha venduto un olio del 1969 a $3 milioni. La Pace Gallery di Pechino ha presentato opere di Li Songsong e Zhang Xiaogang, naturalmente sold out. Hauser & Wirth ha venduto una tela di Zhang Enli ad un collezionista di Pechino a $165mila e un’opera di Bharti Kher a $30mila ad un compratore di Hong Kong. White Cube ha inaugurato durante la fiera la mostra di Anselm Kiefer nella sua sede di Hong Kong, vendendo sei tele con prezzi che oscillato dai $600mila al milione.
Al fascino di Hong Kong non hanno resistito le più importanti gallerie occidentali. Gagosian, White Cube, Simon Lee, Ben Brown e la Galleria Perrotin hanno aperto una sede in prossimità del centro finanziario dell’isola. Pochi sanno che il governo di Hong Kong ha istituito il dipartimento InvestHK, che si occupa di supportare gli investimenti esteri, con servizi gratuiti di consulenza per sbarcare con successo nell’economia di Hong Kong. Scopo del dipartimento è attrarre economicamente e strategicamente grandi investimenti, tra cui anche le gallerie d’arte, agevolate da tassazione molto bassa e uno status di porto franco che caratterizza la regione.
Inoltre, il collezionismo cinese si sta rivolgendo sempre più verso il mercato degli artisti occidentali cosiddetti blue-chip, che queste gallerie rappresentano e ciò rappresenta il principale motivo per il quale hanno aperto una sede ad Hong Kong. Gagosian il 15 maggio ha inaugurato la mostra di Andreas Gursky, mentre White Cube aveva battezzato la sua sede di HK con la mostra di Gilbert & George. Non mancano grandiose mostre organizzate dalle istituzioni occidentali in territorio asiatico, come quella itinerante di Andy Warhol curata dalla sua Fondazione, o quella di Picasso organizzata dal suo Museé National di Parigi che ha aperto nella settimana della fiera ad Hong Kong. Infine, Sotheby’s ha inaugurato durante la fiera la sua galleria con due selling exhibition d’eccezione: una dedicata alla star dei pois Yayoi Kusama, l’altra ai maestri del paesaggio francesi, da Corot a Monet.
All’inizio del boom asiatico, i compratori puntavano ad aggiudicarsi prevalentemente antichità asiatiche e arte cinese moderna e contemporanea, ma ora che sono diventati più internazionali e si son fatti ammaliare dagli status symbol occidentali, avere in collezione un pezzo di Andy Warhol o Cézanne è diventato quasi un obbligo.