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Gillo Dorfles. Voilà il Kitsch!

Un tappeto interattivo composto da 5000 immagini kitsch che si animano al passaggio del pubblico scaraventa lo spettatore in un’atmosfera fantastica, quasi surreale. Si alternano immagini di madonne di plastica con aureole di stelle a luce intermittente, batterie di nani da giardino, divani leopardati e simili campionari del cattivo gusto a poco prezzo.
Nel 1968 Gillo Dorfles pubblicò “Il kitsch. Antologia del cattivo gusto”, un testo fondamentale per capire l’evoluzione del trionfo dell’estetica pacchiana nella società e nell’arte moderna, dopo che nel 1939 il critico americano Clement Greenberg aveva introdotto il tema pubblicando “Avant-garde and Kitsch” dove si analizzavano anche le implicazioni politiche del fenomeno. Oggi, circa quarant’anni dopo Dorfles ritorna sull’argomento e aggiorna le sue riflessioni attraverso una mostra che mette al centro, accanto ad artisti che hanno ispirato, più o meno direttamente questo fenomeno, una serie di autori deliberatamente kitsch; per poi approdare ad una grande rappresentazione visiva, comunicativa, ma anche di oggetti e prodotti.
Percorrendo lo spazio espositivo, in sottofondo una bellissima canzone di Elvis Presley, lo spettatore si trova di fronte ad un crescendo visivo con opere sempre più kitsch fino ad un esplosione dell’estetica pacchiana nell’ultima sala. L’itinerario inizia in maniera molto delicata partendo da opere di Salvador Dalì, rappresentato in qualità di ironico ispiratore del fenomeno a Enrico Baj che con Madame Garonne assembla materiali diversi per denunciare la corruzione del gusto causata dalla cultura del prodotto industriale, fino a Adriana Bisi Fabbri che rappresenta il personaggio biblico con rotondità paradossalmente eccessive, Alberto Savinio e Gianfilippo Usellini. Il percorso continua con una serie di autori intenzionalmente kitsch; da Luigi Ontani che con la sua Er Ciclopercurione si avvicina a una figurazione fantastica che attinge e manipola con ironia suggestioni da diverse culture, linguaggi e tecniche espressive, passando per Antonio Fomez ispirato alla Pop Art a Felipe Cardeña con i suoi collage policromi fino alle fantasiose e imponenti sedie scultura di Carla Tolomeo. La penultima sala è interamente dedicata all’artista olandese, naturalizzato italiano Rutger Van der Velde, giornalista, grafico pubblicitario e illustratore che presenta assemblaggi sorprendenti, ironici e ludici con materiali eterogenei, oggetti superflui provenienti dalla nostra società consumistica. La mostra si conclude con un esplosione kitsch nell’ultima sala nella quale si trova una vera e propria giostra di oggetti pacchiani di artisti anonimi che spaziano da velieri in miniatura di conchiglie, danzatrici di flamenco in plastica, tour Eiffel dorate, peluche e babbi natale.
Il curatore della mostra è anche un grande critico che ha formulato teorie autorevoli nella storia dell’arte contemporanea. Accanto all’aspetto ludico e brioso dell’esposizione che non può che far sorridere il visitatore, Gillo Dorfles porta avanti riflessioni profonde sullo sviluppo del kitsch con l’evolversi della società, della tecnologia e del gusto. Il suo obiettivo primario, infatti, è quello di rivedere e aggiornare il suo testo originario redatto nel 1968:
“Oggi il kitsch, nel suo significato più ampio, fa parte di tutti i livelli socio-economici, perché ha saputo entrare in sintonia con il proprio tempo, attraverso una forte empatia simbolica e culturale. L’arte in generale, lo spettacolo, i processi di comunicazione, ma anche il mercato dell’arte hanno saputo o voluto servirsi di un elemento di cattivo gusto, proprio per parlare a un numero più ampio di ascoltatori. Così come altre espressioni, soprattutto la pubblicità, hanno voluto inserire questo elemento nella loro produzione, proprio per l’efficacia ‘popolare’ che possiede.”1

Scheda tecnica:
Gillo Dorfles. Kitsch – oggi il kitsch, curata da Gillo Dorfles con Aldo Colonetti, Franco Origoni, Luigi Sansone e Anna Steiner
Triennale di Milano
Viale Emilio Alemagna, 6
T. +39.02.724341
www.triennale.it
Martedì – Domenica 10.30 – 20.30
Giovedì 10.30 – 23.00

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