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Tunisia – Fermiamo la guerra agli artisti “infedeli”

«Perché uccidere gli artisti a causa delle loro opere»? Potrebbe sembrare una domanda surreale, una cosa dell’altro mondo, ma non molto lontano dall’Italia, in Tunisia, è una domanda drammaticamente reale. Da una settimana alcuni artisti tunisini che hanno partecipato all’annuale Fiera d’Arte al Palazzo Abdellia di Tunisi sono oggetto di minacce di morte, insulti e molestie fino al punto che molti di loro hanno dovuto abbandonare il loro Paese. L’accusa? «Attentato al sacro». A proferirla veementemente, incitando contro di loro la sharia sono i soliti estremisti religiosi dell’Islam: ma non dovete immaginarvi “quattro gatti” isolati, è invece un fronte sempre più numeroso ed agguerrito che lancia proclami attraverso le moschee e Facebook (!) e affigge in ogni luogo la lista degli artisti “infedeli” da perseguire con la morte.

Un fronte che dall’estremo, da dove legittimamente ha tutto il diritto di parlare ed esistere, paurosamente, ancora una volta, si espande contagiando il centro di una nazione, di uno Stato: la cosa più drammatica è infatti gli artisti non sono stati difesi dal governo tunisino e dai ministri degli Affari Religiosi e della Cultura che pur se islamisti moderati hanno invece censurato senza mezzi termini l’operato degli artisti, ovvero delle immagini, delle creazioni d’arte e d’immaginazione. Davvero cose dell’altro mondo! Accompagnate poi dal solito corollario di menzogne e mistificazioni architettate per dare il via ad una nuova “guerra santa”: una delle opere messe all’indice, ad esempio, è una scultura in miniatura di un bambino appoggiato con la sua cartella da scolaro ad un muro dove la parola «Gloria di Dio» è scritta con le formiche, insetto glorificato dal Corano come simbolo di laboriosità e pazienza…ebbene, nei siti web degli integralisti si dice che in questa opera è raffigurato Dio, il cui nome è scritto con orripilanti «insetti», mentre «strangola» un bambino. In questo, come in tutti i casi citati, si tratta di opere in cui non vi è nessun intento blasfemo, e ci troviamo invece davanti ad una strategia che attraverso la manipolazione della suscettibilità religiosa vuole aumentare il consenso agli schieramenti più integralisti….

Per fortuna, dopo una settimana di disordini e deliri collettivi, e l’angosciosa condizione degli artisti come «condannati a morte», il Presidente Tunisino ha detto che «non si possono minacciare di morte gli artisti e gli intellettuali». Purtroppo però la miccia a cui è stato dato fuoco non è certo spenta: sia gli islamisti moderati al governo che le fazioni più estreme, facendo strumentalmente leva sull’identità religiosa e culturale del popolo tunisino in contrapposizione all’imperialismo economico e culturale degli occidentali, hanno e avranno ancora un largo seguito nel Paese. È per tutto questo che raccogliendo la richiesta accorata degli artisti tunisini invito i nostri lettori a testimoniare la loro solidarietà tramite il web attraverso i siti: petitions24.nete facebook.com/ArtistesTunisiens2012.

Non è in questione solo la libertà dell’arte, ma quella necessaria laicità e democrazia che in quei paesi può arginare la vertigine di uno stato teocratico o assolutista. Una battaglia che deve essere ancora, senza tregua, anche nostra, non cullandoci troppo nella presunta superiorità della cultura europea. Non dobbiamo dimenticare infatti che in Europa, tralasciando le carneficine ideologiche o religiose che hanno prodotto milioni di morti, di roghi “culturali” ne abbiamo visti fino a non molto tempo fa, dalla distruzione di tutte le pellicole di “Ultimo tango a Parigi”agli autodafè hitleriani contro “l’arte degenerata” e ai roghi con cui i riformisti luterani distruggevano le immagini dei santi e della Madonna, da quelli dell’Inquisizione Cattolica alle guerre Iconoclaste del primo oscuro Millennio della nostra Era. Ma senza andar molto lontano basta pensare come oggi il nostro Bel Paese, dalla classe politica ai signorotti benpensanti e al “popolino”, sia ancora succube dei diktat Vaticani, di una ingerenza integralista secolarizzata, dall’abito apparentemente “soft”, che rende l’Italia il fanalino di coda dell’Europa, dai diritti civili alle discriminazioni sessuali, da una ricerca scientifica tenuta a freno al “buonismo” stucchevole e al moralismo pretesco di tanta intellighenzia nostrana. Per non parlare del nuovo intoccabile e tirannico “dio” europeo, il “dio” delle banche e dei mercati.

Non è allora un paradosso surrealista: la Tunisia, e il fuoco distruttivo del “pensiero unico”, non sono poi così lontani! (Fonte: glialtrionline.it

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